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Come cambia e cambierà il progetto nell’era del Building Information Modeling

1. DINAMICHE E TENDENZE
L’avvento del Building Information Modeling sulla scena europea, ha pressoché coinciso con la seconda fase della crisi economica mondiale che in Italia si è qualificata soprattutto come crisi del settore edilizio ed infrastrutturale, con dimensioni ed intensità mai viste in precedenza.
La cosa appare come una coincidenza, ma in realtà esistono più indicatori secondo i quali nel variegato mondo delle strutture e soggetti che operano sul versante dell’offerta progettuale è in opera un profondo cambiamento dei propri fondamentali verso forme e metodi che proprio in forza della crisi puntano ad una razionalizzazione, efficientamento ed oggettivazione sempre più spinti del proprio modus operandi; in altri termini si chiude una fase iniziata negli anni 70 con l’informatizzazione dei metodi e strumenti della progettazione e se ne apre un’altra con ben diverse caratteristiche.
Prima di approfondirne i contenuti è necessario premettere il contesto nel quale tale cambiamento avviene.

1.1 La produzione edilizia
Dopo decenni di crescita esponenziale il settore delle costruzioni ha registrato tra il 2008 ed il 2014 contrazioni a due cifre percentuali dovute al crollo degli investimenti privati nell’edilizia residenziale e degli investimenti pubblici nell’edilizia di servizio e infrastrutture.
Le cause sono note e vanno dalla caduta verticale della domanda privata come reazione al credit crunch, alla svalutazione dei beni immobiliari che avevano nei decenni precedenti sostenuto e gonfiato la domanda della casa come bene investimento rifugio; per la committenza pubblica sono la riduzione delle entrate da trasferimenti statali e del gettito fiscale unita ai vincoli dati dal patto di stabilità a creare il medesimo scenario di forte contrazione della domanda.
Oggi la produzione stenta a riprendere, anche se timidi segnali sono presenti a livello nazionale; da escludere comunque che nel breve e medio termine si possano rivedere i tassi di crescita del passato quanto una polarizzazione a tassi ridotti su segmenti ben definiti della domanda: il recupero per il residenziale, il retrofit ed efficientamento energetico per l’edilizia pubblica quando non nuovi investimenti per sanare storiche carenze in specifici servizi quali il settore dell’edilizia scolastica e sanitaria.
Alcune “isole felici” tuttavia ci sono: i grandi programmi di riqualificazione urbana di Milano e Torino continuano lo sviluppo mantenendo localmente alta la produzione di edilizia specialistica terziario direzionale con gli esempi di elevata qualità architettonica e progettuale che conosciamo.
Tutti settori che richiedono elevate competenze progettuali e tecniche.

1.2 Il mercato dei servizi di progettazione
Va da sé che tutto ciò ha avuto un impatto pesante sull’offerta dei servizi di progettazione con specifico riferimento alle discipline afferenti la progettazione edilizia ed infrastrutturale, facendone esplodere le contraddizioni interne più o meno latenti.
Polverizzazione delle strutture tecnico-professionali, crollo verticale dei compensi e dei margini di profitto con conseguente disaffezione agli investimenti in know how e tecnologia, decostruzione del sistema produttivo edilizio con l’uscita di scena di quote crescenti di imprese di costruzione e cooperative che un tempo costituivano lo zoccolo duro di buona parte degli studi professionali italiani, sono gli aspetti salienti del contraccolpo che la crisi dell’edilizia ha avuto sul settore.
A complicare il quadro si aggiungono fattori esogeni, ma indissolubilmente legati alla progettazione ed al momento congiunturale, costituiti dall’incremento esponenziale dei contenziosi per i cosiddetti “errori progettuali” sia nel pubblico che nel privato e, a forbice, l’innalzamento degli standards progettuali imposto pressantemente dall’evoluzione del quadro normativo nazionale a partire dal Codice degli Appalti, per terminare alle recentissime norme sull’efficentamento energetico e la progettazione Near Zero Energy, ai protocolli volontari di certificazione energetica quali Casaclima Leed, Passivhaus ecc.
Un panorama estremamente complesso di luci ed ombre da cui però emerge con chiarezza un dato: la necessità, per uscire dalla crisi, di una profonda e sostanziale revisione dell’approccio e strumentazione metodologica della progettazione di tutti i livelli e discipline concorrenti nel progetto edilizio o infrastrutturale, i cui punti forti sono: la messa a sistema delle diverse competenze specialistiche, la ricerca di economie di scala e/o di sistema, il costante aggiornamento tecnologico, la condivisione tra gli operatori di protocolli operativi comuni finalizzati alla riduzione e gestione del rischio, il controllo delle prestazioni delle componenti edilizie nel ciclo-vita dei manufatti
Tutti elementi che si ritrovano propriamente declinati nell’approccio del Building Information Modeling; sarà questo il banco di prova su cui, senza alternative credibili, si dovranno inevitabilmente confrontare i servizi di progettazione nostrani nel breve periodo ed è questo il motivo del crescente interesse che questa metodologia va incontrando nella nostra realtà.

2. PROGETTARE LA COMPLESSITA’
Il progetto, a qualunque scala lo si consideri, è per natura un processo multidisciplinare che richiede il massimo grado di coerenza interna al fine di garantirne la riuscita.
Di contro l’iper-specializzazione delle competenze tecniche conseguenza dello sviluppo incessante delle tecno scienze porta i differenti attori a percepire la propria disciplina come un ambito autoreferenziale, determinato in base al proprio ruolo per come si è venuto consolidando ed in cui ognuno è detentore della propria verità: gli architetti come form-makers, gli ingegneri strutturisti come super tecnici dei programmi di calcolo, i progettisti degli impianti come tecnologi “domini” della concreta fattibilità e sostenibilità degli interventi, vista la crescita esponenziale della componente tecnologica anche nella semplice edilizia residenziale contemporanea, per non parlare di quella specialistica.
A queste tradizionali figure cui tutti siamo abituati a pensare quando si parla di progettazione, se ne sono via via aggiunte molte altre: i tecnologi degli involucri, dell’ottimizzazione energetica, dell’acustica ambientale, dell’illuminotecnica, della sicurezza, della ottimizzazione economica e costs control, della due diligence, della sostenibilità e così via.
Tutte discipline che hanno elaborato linguaggi specifici spesso inconciliabili se non fosse che nel progetto e nell’opera “tout se tient” da cui la necessità di un approccio olistico, integrato e coerente.

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