Corruzione: il cancro delle opere pubbliche
Nel convegno "Opere pubbliche e Corruzione. Riorganizzare la governance degli appalti", organizzato dall'Ordine degli ingegneri della Provincia di Roma i dati del fenomeno
L'Italia è il paese con il maggior tasso di corruzione in Unione Europa.
Si stimano circa 64 miliardi di euro annui “investiti per alimentare il fenomeno”, che solo nelle grandi opere riguarda tra il 25% e il 50% del valore del valore totale dell'appalto. Vi sono più 34.000 stazioni appaltanti, attraverso cui la P.A. compra quotidianamente stessi servizi a prezzi differenti.
Vi è un Codice dei contratti che ha subito ben 200 modifiche negli ultimi 3 anni, non eseguite in modo organico. Questi alcuni dei dati emersi stamane durante il convegno “Opere pubbliche e corruzione. Riorganizzare la governance degli appalti. Il ruolo degli ingegneri”, organizzato dall'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Sono tante le procedure per “inquinare” le gare. Si passa dai motivi di urgenza, che eliminano la possibilità delle gare stesse, ai conflitti d’interesse, dall'abuso delle procedure negoziate ai capitolati scritti “ad hoc” per favorire determinati soggetti, e molto altro. L'ambito più a rischio è quello delle infrastrutture, poiché sono in pochi a poter garantire l'attuazione di determinate prestazioni, basti pensare agli ormai conclamati casi Expo 2015, alta velocità, Mose, Carrara. La corruzione, come ha evidenziato il Dott. Gianpiero Paolo Cirillo, Presidente di Sezione di Consiglio di Sato, è un reato, ma anche un fenomeno sociale trasversale che mina il libero mercato, le istituzioni democratiche e la libertà di impresa.
Secondo Cosimo Maria Ferri, Sottosegretario alla Giustizia, è necessario prevenire la corruzione. E la prevenzione si può ottenere con la semplificazione delle regole, che oggi sembrano una “corsa ad ostacoli”, e con l’introduzione di parametri di premialità per chi fa bene. Si dovrebbe ricordare, a volte, che non è sempre l’impresa che fa il prezzo più basso la migliore.
Vi è anche una percezione errata del problema nella collettività. Infatti, l’imprenditore inserisce solo al quarto posto, secondo un’indagine di agosto 2014, il male corruzione come freno nello svolgimento del proprio operato. Prima vengono burocrazia, ritardi nei pagamenti e mancanza di mobilità nel lavoro.
Spendendo l'Italia circa il 15% del suo PIL in opere pubbliche, appare evidente, che una normativa efficiente ed efficace in materia anti corruzione ha un valore sia polito sia etico, soprattutto considerando il particolare momento storico in cui si vive. L'adozione nel nostro ordinamento della normativa anticorruzione, legge n.190/12, come ha posto esplicitato il Dott. Arcibaldo Miller, Sostituto Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Roma, è stata imposta dal dilagare della situazione e dalla necessità di aderire ai pressanti inviti provenienti dalla comunità internazionale fortemente critica sull’efficienza del sistema italiano di prevenzione e repressione della corruzione, per la quale le misure adottate ancora non sono sufficienti. La disciplina vigente, contenuta nel codice appalti e regolamento di attuazione, oltre che in numerose sparse disposizioni, presenta un corpus normativo di oltre 600 articoli calcolando “solo” il codice e il regolamento, a cui poi si devono aggiungere le leggi anti mafia. Il controllo sugli appalti è affidato a diverse autorità, amministrative e giurisdizionali. Ma sebbene tutto questo, la fase di esecuzione del contratto, rimane tutt'oggi un evento poco chiaro.
Se la burocrazia è lo specchio della legislazione, riflette la qualità della legislazione stessa, ed è pertanto consequenziale che una legislazione ipertrofica, contraddittoria o emergenziale guida, vincola e veicola i comportamenti della pubblica amministrazione in tal senso, come ha evidenziato il Dott. Stefano Glinianski, Magistrato della Corte dei Conti, nel suo intervento.
C’è da domandarsi, allora, se questa proliferazione di leggi, decreti attuativi, circolari esplicative etc., sia realmente funzionale al buon andamento di un’azione amministrativa. Sono diversi, infatti, i punti di riflessione: si chiede, indistintamente, a tutte le amministrazioni di provvedere alla rotazione degli incarichi dirigenziali, senza considerare che tale atto è spesso inattuabile, soprattutto perché vi sono circa 8 mila comuni con pochissimi dipendenti; si incrementa il numero di dirigenti esterni, che per definizione sono incarichi di natura fiduciaria; si introduce una disposizione normativa che consente ad una autorità amministrativa di commissariare un’impresa, con evidenti riflessi sul sistema economico; si immettono disposizioni che esasperano il principio della trasparenza amministrativa, ponendolo in conflitto con l’altrettanto fondamentale diritto alla tutela della riservatezza; si introducono regimi di incompatibilità, inconferibilità, conflitti di interessi di cui bisogna chiedersi sino a che punto realmente rappresentino uno scudo al fenomeno corruttivo.
“L'auspicio - ha detto l'Ing. Carla Cappiello, Presidente dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma - è che si possa diffondere una cultura della legalità. E' più faticoso fare le cose per bene. La corruzione deve trovare barriere nella società civile, nella vita quotidiana, nel lavoro dei professionisti, ingegneri compresi”.