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Crucitti: abbiamo a catalogo calcestruzzi “green” che soddisfano i CAM ma nessuno li chiede

Intervista a Bruno Crucitti, per parlare di qualità del calcestruzzo in modo "concreto", con un occhio al mercato di oggi

COVID o non COVID è indubbio che la filiera del calcestruzzo dalla crisi del 2008 non ha saputo trovare le soluzioni per rigenerarsi. Produzione media per impianto al limite della sopravvivenza, prezzi del calcestruzzo senza margini, certificazioni obbligatorie che non fanno selezione, controlli in cantiere con criteri vetusti e spesso non eseguiti. Con INGENIO CA stiamo cercando di comprendere di più questi scenari attraverso numerose interviste. Oggi intervistiamo Bruno Crucitti, responsabile Controllo Tecnico e Qualità della Crucitti Group, un'azienda specializzata nella produzione e distribuzione di calcestruzzo preconfezionato con processo industrializzato, con impianti siti a Palmi, in provincia di Reggio Calabria. 

crucitti-group-logo-calcestruzzo.jpg 

Siamo tutti in grado di produrre calcestruzzo di qualità ?

Andrea Dari.

Caro Bruno, come ha reagito il mercato dell’edilizia al periodo di lockdown ? È stato possibile recuperare i volumi persi ? Si è trattato in genere del completamento di opere già iniziate o programmate prima dello stop o di nuove opere ?

bruno-crucitti-box-300.jpgBruno Crucitti

Il settore dell’edilizia e nello specifico la filiera delle costruzioni, al contrario delle nostre aspettative, ha reagito abbastanza bene, anche se con valori al di sotto di un quadro normale. E’ un segnale d’ottimismo su cui dobbiamo investire.

I volumi di calcestruzzo nelle nostre centrali sono progressivamente aumentati dal post lockdown in poi: in parte con le opere già iniziate prima della chiusura, e in parte, anche se molto poche, con l’inizio di nuove. Difficilmente però, si riesce a recuperare il gap dei due mesi di stop.

 

Andrea Dari.

Oggi si parla spesso di qualità del calcestruzzo, ma quasi mai si specifica cosa si intenda con questo termine “di qualità”. Per voi, in termini concreti, cosa significa poter essere definiti come fornitore di qualità ? Ed è solo un problema di prodotto ?

Bruno Crucitti

Oggi secondo me, la qualità del calcestruzzo, grazie alla tecnologia e al supporto che molto spesso i fornitori offrono ai produttori, è notevolmente migliorata, ”Tutti” siamo in grado di confezionare calcestruzzo, ma farlo in e di qualità è altra cosa.

Essere fornitori di qualità significa offrire ai propri clienti una serie di servizi: serietà, professionalità, puntualità, servizio, efficienza, assistenza pre/post getto, insieme ad un’accurata selezione dei prodotti e delle materie prime.

La nostra azienda, grazie all’esperienza maturata nel tempo, è in grado di offrire alla propria clientela questi servizi, mediante l’uso di moderne attrezzature e a tutto il know how del nostro laboratorio di ricerca che continuamente implementa e supervisiona il processo di produzione del calcestruzzo.

 

Andrea Dari.

L’innovazione corre anche nell’ambito del calcestruzzo. Oggi è possibile realizzare calcestruzzi autoriparanti, autocompattanti, drenanti, fibrorinforzati … insomma è possibile avere un catalogo di prodotti davvero specifici. In che modo vi aggiornate su queste tematiche tecniche ? Chi vi da un supporto dall’esterno per poter crescere giorno per giorno con le esigenze del mercato ?

Bruno Crucitti

L’innovazione nei prodotti e il raggiungimento della qualità nelle nostre centrali sono il nostro punto di forza, quotidianamente ricerchiamo e sviluppiamo nuovi prodotti adatti ad ogni esigenza.

Il nostro laboratorio studia e sperimenta nuove miscele grazie al supporto, al confronto con esperti del mestiere, riviste scientifiche, internet ecc. Cerchiamo di distinguerci dalla concorrenza, offrendo ai nostri clienti un vasto catalogo di prodotti speciali per soddisfare le richieste del mercato.

 

Andrea Dari.

Oltre alla resistenza meccanica e alla classe di consistenza, quale la prestazione speciale oggi è più richiesta ?

Bruno Crucitti

Purtroppo, si riscontra ancora molta ignoranza in materia da parte di alcuni progettisti o dalle DL, ci arrivano molto spesso richieste di fornitura in cui ci viene richiesta solo la classe di resistenza del prodotto. 

Viene molto spesso trascurata, una delle prestazioni a mio avviso più importanti che un calcestruzzo deve possedere, ovvero la classe di esposizione ambientale. 

Bisogna, invece, partire proprio da quello, confezionare un calcestruzzo destinato ad ambienti marini o montani è completamente diverso. Noi da tempo progettiamo e produciamo calcestruzzi che possano garantire all’opera una durabilità più a lungo possibile, utilizzando prodotti specifici a seconda dell’ambiente a cui la struttura finale è sottoposta.

 

Troppi organismi abilitati per rilasciare il certificato FPC 

Andrea Dari.

Ogni impianto per poter vendere il proprio calcestruzzo deve avere un certificato FPC rilasciato da un organismo riconosciuto dal Consiglio Superiore dei LLPP. Questa certificazione è davvero utile per fare selezione tra i fornitori e qualificare il mercato ? In che modo dovrebbe essere migliorata a tuo parere ?

Bruno Crucitti

Il certificato FPC, obbligatorio per gli impianti di betonaggio, per la mia esperienza non è assolutamente servito a fare selezione. Troppi gli enti abilitati al rilascio che l’hanno resa un “pezzo di carta” che devi solo avere per poter lavorare. 

Molti impianti adottano criteri di qualità già da prima dell’obbligo di questa certificazione, fanno formazione ai propri dipendenti, adottano delle procedure, hanno impianti interamente automatizzati, forniscono report di carico su ogni ddt.

Mi chiedo: “A che serve avere la certificazione FPC, magari ricevuta tramite mail, senza aver fatto mai un audit in impianto?”

Secondo me, quello che manca sono i controlli, a tutti i livelli, servirebbero delle ispezioni mirate nelle centrali di betonaggio, che verifichino la corrispondenza dei prodotti dichiarati nei ddt e quelli realmente impiegati, la formazione del personale, le tarature degli strumenti, le autorizzazioni ambientali (emissioni in atmosfera, utilizzo acque di lavaggio ecc.) questo serve a fare selezione, non un certificato che ad oggi, per gli impianti seri, rappresenta solo un costo, l’ennesimo…

 

Andrea Dari.

Il tema dell’economia circolare è sempre più importante, anche nel nostro settore. Vi arrivano richieste di calcestruzzi in cui sia sostituito del materiale inerte naturale con del riciclato ? Se sì arrivano per che tipo di forniture ?

Bruno Crucitti

Il tema dell’economia circolare oggi, assume un ruolo centrale in tutti i settori industriali. La filiera del cemento e del calcestruzzo possono dare un contributo notevole.

Il calcestruzzo è in grado di riutilizzare un quantitativo importante (parliamo di milioni di tonnellate ogni anno) di rifiuti provenienti dal settore delle costruzioni. 

Purtroppo anche in questo caso il problema è culturale, molti tecnici e PA considerano ancora oggi questi materiali non come sottoprodotto, per cui riutilizzabili, ma come rifiuto, ed ecco che si blocca il sistema. Inoltre, la legislazione in materia offre ancora norme poco chiare e lineari.

Nei nostri impianti già da tempo abbiamo a catalogo calcestruzzi “green” che soddisfano i CAM, ma con uno scarsissimo impiego nel mercato.

 

NO all'obbligatorietà del premescolatore

Andrea Dari.

La marginalità del settore continua ad essere il grande problema del calcestruzzo. I volumi sono radicalmente calati rispetto a 10 anni fa, non in equalizzerebbero modo gli impianti operativi, e se non ci sono margini mancano le risorse per investimenti in miglioramenti e innovazione.  C’è chi suggerisce di rendere più “veri” ed efficaci i controlli di accettazione, per spingere il settore a una maggiore selezione. Sarebbe utile ? È sufficiente ? Quale tipo di azione andrebbe condotta per poter dare maggiore valore al calcestruzzo ?

Bruno Crucitti

Credo che i volumi del pre_crisi, rimarranno solo un lontano ricordo. Oggi il paese è saturo, c’è poco spazio per nuove costruzioni, il futuro passa dalla ricostruzione, e su questo, le opere pubbliche (infrastrutture, scuole, edifici pubblici ecc..) hanno un ruolo centrale…ci sarebbe tanto da fare.

Una possibile soluzione a questa crisi potrebbe essere quella di una ristrutturazione dell’offerta, basata su normative più serie, applicate con rigore e una razionalizzazione della filiera, per i volumi richiesti siamo in troppi.

Purtroppo, uno dei nodi dolenti del nostro settore, a tutte le latitudini, è la mancanza di dialogo tra produttori, questo, molto spesso si traduce in una lotta al ribasso, cui beneficiari sono le imprese e ad esserne penalizzata è la qualità. 

 

Andrea Dari.

Saresti favorevole a una norma che rende obbligatorio l’uso del mescolatore ? Perchè ?

Bruno Crucitti

Premetto che sono favorevole al mescolatore come strumento di ottimizzazione del processo produttivo, ma non sono favorevole a renderlo OBBLIGATORIO, si rischierebbe di fare la fine della certificazione FPC, e non risolverebbe il problema della qualità del prodotto.

La qualità del calcestruzzo, come già anticipato, non dipende dalle attrezzature più o meno moderne che lo producono, ma da come si produce e soprattutto da chi.

Senza un’adeguata formazione di tutti i soggetti coinvolti nel processo produttivo (tecnologo, impiantista, autista, posatori), difficilmente si possono produrre calcestruzzi di qualità.

 


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