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Emergenza inquinamento: spegniamo i motori o accendiamo le città? Intervista all'architetto Carlo Ratti

Immaginiamo di riconfigurare le nostre città dando ampio spazio ad alberi, ampi marciapiedi e piste ciclabili.

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mobilità self-driving sul Decumano, progetto per ex area di Expo Milano 2015 - Carlo Ratti Associati

L’Italia è uno dei nove paesi UE attualmente sotto procedura di infrazione per il superamento dei limiti stabiliti per l'inquinamento atmosferico  e, di conseguenza, invitati dal commissario Ue per l'ambiente a mettere subito in atto azioni per rientrare. E' ormai evidente che non bastano "blocchi estemporanei della circolazione e generici inviti ad abbassare il riscaldamento delle abitazioni", occorrono invece urgenti interventi strutturali. Secondo lei, l'Italia riuscirà a superare la concezione delle misure emergenziali per andare finalmente ad individuare un piano strutturato di interventi? E quali dovrebbero essere a suo avviso le misure da porre in atto a breve e lungo termine sulle città esistenti?

Non so che cosa avverrà – anche alla luce della grande incertezza politica che avvolge il nostro Paese. Tuttavia credo che alcune soluzioni tecnologiche si imporranno a livello globale e avranno un impatto in molte città italiane. Penso al esempio ai veicoli elettrici (EV o Electric Vehicles) e ai veicoli a guida autonoma (AV o Autonomous vehicles).

I primi (EV) ci permettono di ridurre molto le emissioni urbane – e in un futuro prossimo anche di usare energie rinnovabili per la mobilità. Con i prezzi del Megawattora prodotto da fonti rinnovabili (fotovoltaico) ormai al di sotto dei 25$ gli scenari sono molto favorevoli.
Gli AV, dal canto loro, ci permettono di usare meglio l’infrastruttura di mobilità. Ad esempio la nostra automobile, dopo averci portato al lavoro la mattina, invece che restare parcheggiata potrebbe rimettersi di nuovo sulla strada, per raggiungere a dare un passaggio a scuola a nostro figlio o al figlio del vicino, o a chiunque altro nel quartiere. In altri termini, si tratta di un sistema misto tra trasporto pubblico e trasporto privato. 
Immaginatevi quindi come potremmo riconfigurare le nostre città se non fossero intasate da auto in sosta e congestionate dal traffico. Spazio per più alberi, ampi marciapiedi e piste ciclabili. Tuttavia, per raggiungere questo scenario, le città e i governi devono oggi definire delle chiare politiche legate alle auto a guida autonoma

Un ultimo punto legato al riscaldamento nelle nostre case ed edifici. Oggi molta energia viene sprecata per il riscaldamento e il raffrescamento di grandi spazi vuoti. Con Carlo Ratti Associati, abbiamo cercato di ridurre questa asimmetria sincronizzando la presenza umana col controllo climatico. Queste idee sono confluite – tra gli altri - nel progetto per Fondazione Agnelli, a Torino. Dotando l’edificio di sensori in grado di riconoscere la geo-localizzazione, il riscaldamento/climatizzazione si attivano solo in corrispondenza dell’utente, creando una “bolla termica” predefinita; quando invece uno spazio si svuota, l’edificio entra in stand-by per risparmiare energia (e inquinare meno) – come un computer quando non è utilizzato. 

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il Decumano trasformato in parco lineare, progetto per ex area di Expo Milano 2015 - Carlo Ratti Associati

Se penso alle aree di nuova edificazione mi  viene in mente il suo progetto per l’ex area EXPO a Milano un vero e proprio quartiere verde e smart dotato di mobilità self-driving che per diversi aspetti richiama “Google city”,  o meglio il quartiere pilota che pare verrà realizzato a Toronto con bus e auto autonome, luci dei semafori in grado di percepire la presenza di pedoni e robot per le consegne che si muovono in tunnel sotterranei … è questa la sua idea di città “futura” ecosostenibile e innovativa o c’è ancora di più?

La guida autonoma sarà sicuramente un elemento importante della città di domani. Ma credo che l’obiettivo debba essere sempre la qualità della vita. Per questo ad esempio la Natura ha un ruolo fondamentale all’interno del nostro progetto per il sito di EXPO, con un grande parco lineare che riconquista l’asfalto del vecchio Decumano.
In generale, per quanto non sia un amante delle predizioni del futuro, direi che quello che cambierà in maniera sostanziale non sarà tanto la forma fisica della città, quanto i nostri modi di farne esperienza. Spostarsi, gestire le risorse energetiche, incontrarsi, fare acquisti, lavorare, comunicare: tutte queste attività quotidiane potrebbero essere molto diverse da come sono oggi. Pensiamo a una giornata tipo degli anni Novanta, senza telefoni cellulari e con Internet a singhiozzo: che differenza rispetto al presente! Nel futuro prossimo andremo incontro a molti altri sviluppi di questa portata.

Ci parla dei “Living Lab”? Possono costituire una strada verso una città innovativa e sostenibile per l’Italia?

Living Lab vuol semplicemente dire usare la città come laboratorio. E’ sempre stato’ cosi – fin dai tempi di Vitruvio o Leonardo – ed è importante che continui ad esserlo soprattutto sull’onda delle nuove tecnologie dell’Internet delle Cose.

Qual è secondo lei la città più Green e vivibile in Europa? E nel mondo?

Per la vivibilità ci sono molte statistiche. Spesso in cima c’è Melbourne, che deve il suo primato in buona parte alle politiche urbane propugnate negli ultimi decenni da Rob Adams, il suo Chief Architect: ridurre il consumo di suolo nelle periferie, densificare il centro città e migliorare i trasporti pubblici. Una ricetta semplice da copiare!

Per quanto riguarda il verde - inteso come presenza di alberi - non è facile misurarlo. Per questo vorrei fare riferimento a Treepedia, un progetto lanciato dal nostro laboratorio di ricerca al MIT (Senseable City Lab). Usiamo i dati di Google Street View per mappare i livelli di verde percepito in decine di centri urbani in tutto il pianeta. Milioni di foto vengono scansionate da algoritmi di intelligenza artificiale, per censire la vegetazione e permettere ai cittadini di confrontare la propria metropoli con le altre – innescando un meccanismo tanto di partecipazione civica quanto di virtuosa competizione territoriale.

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Attraverso l'analisi di tutte le istantanee scattate da Treepedia si riescono a costruire molte statistiche: si può ricavare la densità media di alberi e piante in tutta la città, quella delle singole strade, le differenze tra le varie città. Si scopre, così, che Vancouver è la metropoli più 'green' tra quelle censite - con un Green View Index medio del 25,9% - mentre Parigi è la peggiore, con un punteggio finale di solo l'8,8%. Torino? Purtroppo si piazza a fondo classifica, lasciandosi dietro solo città molto grandi (e quindi di difficile gestione) come New York, Londra, Parigi e Los Angeles.

Il benessere dei nostri alberi non è mai stato così importante come  in questo momento in cui si sperimentano quotidianamente gli effetti del riscaldamento globale, l’aumento della frequenza delle tempeste e l’inquinamento atmosferico. Treepedia nasce per questo, come un indice con il quale confrontare le città una con l’altra, incoraggiando le autorità locali e le comunità ad agire per proteggere e promuovere la volta verde che  funziona veramente come un super filtro in grado di ripulire l'atmosfera dagli agenti nocivi nonché di regolare la temperatura globale.