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Getti estivi: il problema della temperatura del calcestruzzo

Nei cantieri dislocati sul territorio nazionale, nella stagione estiva, nei mesi da giugno a settembre, quando la temperatura ambientale raggiunge quotidianamente i 30-38°C, per tutti i produttori di calcestruzzo preconfezionato, diventa sensibile il problema di tenere sotto controllo la temperatura delle miscele in calcestruzzo. In cantieri come la BreBeMi (autostrada Brescia, Bergamo, Milano) e la T.E.E.M. (Tangenziale Esterna Est di Milano), dove i capitolati sono stringenti e puntuali e spesso maggiormente limitativi rispetto alle norme in vigore, la possibilità di eseguire getti in clima caldo diventa un problema notevolmente rilevante.
Le Linee guida per la messa in opera del calcestruzzo strutturale del febbraio 2008, ad opera del Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, si riferiscono ad una temperatura limite di 35°C, invece, i suddetti capitolati la riducono a 29°C.

Le alte temperature del calcestruzzo accelerano tutta la cinetica del processo di idratazione e presa del cemento, portando ad una riduzione dei tempi di lavorabilità. Tale riduzione dei tempi è causata da un aumento della velocità d’idratazione delle fasi alluminiche e dei silicati, dovuta alla rottura dello strato di ettringite, con la conseguente perdita di plasticità dell’impasto, e un anticipo dell’inizio presa. La riduzione della lavorabilità del calcestruzzo è un fenomeno che diventa importante per trasporti a medie-lunghe distanze, in quanto causa della formazione di giunti freddi, nel caso in cui i tempi di attesa fra l’arrivo di betoniere successive diventassero eccessivi. Inoltre, nell’esecuzione di getti massivi, una temperatura troppo elevata, raggiunta durante le fasi di maturazione del calcestruzzo, e la conseguente formazione differita nel tempo di ettringite, possono far riscontrare fenomeni di fessurazione a “ragnatela”. Questi sono influenzati, però, oltre che dalla temperatura del calcestruzzo al momento del getto, anche dal calore sviluppato durante le fasi di presa.


ALCUNE SOLUZIONI

Fra le soluzioni più immediate, sicuramente c’è la scelta di miscele con cementi aventi una più lenta cinetica di idratazione o l’utilizzo di ritardanti, che comunque non porterebbero ad un abbassamento sufficiente della temperatura del calcestruzzo in betoniera, quando la temperatura ambiente è superiore a quella limite per il conglomerato.
Un’altra soluzione per abbassare la temperatura del calcestruzzo fresco in autobetoniera, potrebbe essere quella dell’introduzione di ghiaccio secco. Una soluzione però non risolutiva, in quanto con l’aggiunta di tale ghiaccio, si aggravano notevolmente le problematiche relative alla sicurezza degli operatori, si blocca il processo di idratazione, col risultante abbattimento della lavorabilità.


UNA SOLUZIONE AD HOC

La chiave per la risoluzione del problema è stata trovata nella considerazione che la temperatura del calcestruzzo fresco può essere ricavata con una buona conoscenza di quella dei suoi costituenti. Di solito, acqua, additivi e aggregati hanno una temperatura approssimabile a quella ambiente, per quanto riguarda invece il cemento questo può raggiungere anche temperature notevolmente superiori, in quanto nelle centrali di betonaggio, soprattutto quando i volumi di lavoro sono notevoli come nei due cantieri sopra citati, può capitare di lavorare con cementi appena consegnati e quindi con una temperatura influenzata ancora dal loro processo produttivo.
In questo articolo si è voluto portare l’esempio di una soluzione adottata dagli impianti I.C.E.A. Srl, nel cantiere T.E.E.M.. pensando di intervenire proprio sui costituenti del calcestruzzo e agendo sulle loro temperature per ottenere un conglomerato cementizio fresco che rispettasse i limiti fissati dai capitolati.