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Il calcestruzzo è il protagonista di una nuova cultura del costruire

“Veder Nervi collocare uno scheletro di calcestruzzo in una struttura è una magnifica lezione. Non vi mette mai nulla di volgare. Che eleganza! Non si definisce architetto, ma è migliore di quasi tutti noi.”

C’è una frase, che vale più di ogni discorso sul perchè il calcestruzzo non possa che essere considerato il protagonista di una nuova cultura del costruire. E’ quella del grande maestro dell’architettura, Le Corbusier, “Veder Nervi collocare uno scheletro di calcestruzzo in una struttura è una magnifica lezione. Non vi mette mai nulla di volgare. Che eleganza! Non si definisce architetto, ma è migliore di quasi tutti noi.”

È la fotografia di una cultura del costruire che dobbiamo valorizzare. E dobbiamo farlo non solo agganciandoci al passato, ai grandi maestri dell’architettura e dell’ingegneria che con le loro opere caratterizzarono non solo un modello nazionale ma l’intero movimento del costruire internazionale. Dobbiamo farlo puntando sull’innovazione e le performance che il moderno calcestruzzo è in grado di offrire.

La nostra economia mostra qualche primo, modesto segnale di ripresa. Il Prodotto Interno Lordo nel 2016, ai prezzi di mercato, è cresciuto dell’1,64% assestandosi a circa 1672 miliardi di euro e tornando al di sopra dei valori del 2007 e 2008. In questi lunghi 10 anni, in cui il bilancio complessivo del Paese è di una sostanziale stagnazione, il peso delle costruzioni è passato dal 11,6% all’8,1%, con un fatturato che oggi supera di poco i 130 miliardi di euro contro i quasi 190 del 2007 e 2008. Le Costruzioni hanno sofferto di più, e sono ancora lontane dal recuperare i valori del passato.



Per 10 anni quindi si “quasi” smesso di costruire. Grazie agli incentivi gli edifici sono stati rattoppati, ma il patrimonio immobiliare e infrastrutturale del Paese è invecchiato. E lo ha fatto nel periodo peggiore in cui avrebbe mai potuto farlo, nel pieno della rivoluzione digitale che sta riguardando l’organizzazione sociale delle nostre città.

Le nuove città avranno un traffico di auto a guida autonoma e di mezzi intelligenti, bisognosi quindi di strade in grado di durare di più (per ridurre l’impatto delle attività di manutenzione), con edifici intelligenti in grado di resistere con maggiore sicurezza sia al pericolo sismico che agli effetti del cambiamento climatico (quindi robusti). Il verde sarà distribuito intorno e sugli edifici, la produzione industriale si concentrerà dove l’energia e le condizioni fiscali saranno più economiche, sfruttando la possibilità di delocalizzare alcune attività grazie alle reti digitali. La spesa arriverà a casa tramite droni, aumenteranno i servizi personalizzati sotto lo stimolo di un processo di advertising in grado di monitorare le esigenze e i desideri dei singoli cittadini. La cultura del possesso - i miei libri, i miei CD, i miei DVD, la mia auto - sarà sostituita dalla cultura dell’uso - grazie ai vari netflix, iTunes, Car-sharing -  e questa abitudine si trasferirà anche sulla parte immobiliare, che dovrà saper realizzare edifici a basso costo di manutenzione e di gestione (come possono essere quelli in calcestruzzo). La necessità di ridurre il consumo del suolo porterà a un migliore e maggiore utilizzo delle verticalità, e non solo verso l’alto, ma con una maggiore attenzione all’underground, e questo comporterà una maggiore attenzione alla scelta dei materiali da costruzione. La diffusione dei social darà la possibilità a ogni cittadino di poter diventare un megafono dei disservizi e dei livelli di qualità: questo porterà ogni fornitore di servizi, prodotti e tecnologie a dover migliorare le proprie performance. La necessità di ridurre la produzione di rifiuti e la produzione di CO2 porterà a una normativa sempre più attenta al riuso e favorire una cultura industriale dell’economia circolare, possibilmente a chilometro zero.

E la domanda che dobbiamo porci noi della filiera del cemento è una e una sola: come ci poniamo di fronte a questo cambiamento.

Al di là di alcune fughe in avanti, come quelle del cemento biodinamico e di quello trasparente, mi sembra che abbiamo fatto ancora troppo poco.
Ce lo dicono i numeri. Nel 2008 il fatturato del cemento era di circa 3 miliardi e mezzo e pesava il 2% delle costruzioni e lo 0,23% del Prodotto Interno Lordo nazionale, nel 2016 il fatturato è sceso a poco più di 2 miliardi, e pesa l’1,4% delle costruzioni e lo 0,09% del PIL.

È chiaro che l'invertire questa tendenza sia il compito che tutti noi abbiamo davanti. E la domanda che ci poniamo è: esistono le condizioni per superare la fase della grande crisi? La risposta è che ciò dipende dal mercato, ma dipende anche da noi, dai comportamenti di tutti i soggetti della filiera. Gli spazi di mercato potenzialmente ci cono e sta anche al nostro sistema associativo rigenerarli.

Esattamente due anni fa, nel giugno del 2015, prendemmo come imprenditori un impegno forte nei confronti dei settori da noi rappresentati: quello di costituire FEDERBETON e di renderla formalmente Federazione di Settore del sistema di Confindustria.
Federbeton fin dalla sua recente costituzione si è impegnata attraverso un’azione di posizionamento nei confronti della politica, del mondo industriale e della ricerca, delle costruzioni e dei professionisti. La Fabbrica delle Idee, l’evento realizzato al SAIE in questi ultimi due anni è stato sicuramente il passaggio più importante di un percorso che non deve essere assolutamente abbandonato, quello della relazione e della condivisione dei nostri progetti.
Ma oltre a questa vetrina Federbeton si è dotata di una struttura di lobbies parlamentare, per poter conoscere e intervenire sulle decisioni che governano il nostro Paese. Grazie al supporto attivo delle Associazioni ha costituito una struttura che oggi conta di un centro studi, di una segreteria tecnica e di una dedicata al tema dell’ambiente. Ogni giorno le nostre aziende associate ricevono una rassegna stampa e con cadenza periodica le associazioni sono informate sull’attività parlamentare e sull’andamento del mercato. Il prossimo passo sarà quello di rafforzare la comunicazione interna, con alcuni strumenti web, e quella esterna, perché alla parola cemento sia riconosciuto il valore più nobile che vi è nel suo significato: legare.
Federbeton dovrà essere lo strumento per legare l’esigenza di un nuovo patrimonio immobiliare sicuro ed efficiente, da un lato, e la necessità di farlo a costi sostenibili con risorse locali e rinnovabili, dall’altro.

In questa opera devo riconoscere il valore che assume questa testata, INCONCRETO, che con il suo 150 numero compie anche i 25 anni di storia. Un plauso quindi a chi, malgrado la crisi, ha creduto nell’importanza che in Italia sopravvivesse una rivista dedicata costruire in calcestruzzo, e ha reso possibile questo anniversario.

Il futuro - ha detto Angela Merkel - apparterrà a chi saprà vincere la sfida della creatività e delle idee. Oggi la nostra sfida ha ancora più nomi: immagine, peso politico, produttività, digitalizzazione, rinnovamento. Serve l'impegno della federazione, delle associazioni, ma soprattutto è indispensabile la partecipazione attiva delle aziende associate.