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Il futuro della transizione ecologica passa da MCE

La transizione ecologica non è solo una necessità ma anche un’opportunità. L’Italia è il Paese europeo più esposto alla crisi climatica: è un grande importatore di combustibili fossili, ma ha tante fonti di energia rinnovabile

La transizione ecologica non è solo una necessità ma anche un’opportunità. L’Italia è il Paese europeo più esposto alla crisi climatica: è un grande importatore di combustibili fossili (nel 2019 ci sono costati quasi 40 miliardi di euro), ma abbiamo anche rilevanti fonti di energia rinnovabile e buone capacità tecniche e industriali per passare a un modello energetico climaticamente neutrale.

Inoltre, la domanda di sostenibilità ambientale sta crescendo e i prodotti di qualità del made in Italy hanno ottime prospettive di crescita, a patto che mantengano e migliorino gli standard di efficienza e salvaguardia delle risorse. Anche le città diventano protagoniste della transizione ecologica. In questo scenario il ruolo giocato dall’industria coinvolta in MCE è fondamentale. È quanto emerge dallo studio sugli Smart district che MCE - Mostra Convegno Expocomfort ha commissionato all’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano.


Edilizia e costruzioni, trasporti, infrastrutture: i 3 settori presenti a MCE 2022

"Sustainable Disruption: 12 Decarbonising Technologies for Cities", un importante rapporto realizzato da The Economist Group, ha individuato le 12 tecnologie chiave che hanno il potenziale per aiutare le città a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio prefissati, creando allo stesso tempo posti di lavoro, riducendo i costi per l’energia per i residenti e migliorando la qualità generale della vita. Queste sono suddivise in tre settori: edilizia e costruzioni, trasporti, e infrastrutture. I settori presenti a MCE 2022.

Partendo dall’importanza che le aziende che partecipano a MCE hanno nell’integrazione di questi 3 settori e nel perseguimento degli obiettivi della riduzione delle emissioni nocive, Reed Exhibitions Italia, la società che organizza MCE, ha deciso di analizzare il ruolo sempre più centrale che le tecnologie digital stanno giocando nella transizione ecologica, commissionando uno studio esclusivo all’Energy & Strategy Group del PoliMI, che ha analizzato i seguenti ambiti:

  • Smart Industry, dove le soluzioni digital stanno già contribuendo allo sviluppo di soluzioni di efficientamento energetico tramite l’utilizzo e l’analisi di dati;

  • Smart Building, dove le soluzioni digital concorrono per il miglioramento dell’efficienza, del comfort e della sicurezza dei nostri edifici;
  • Smart Mobility, dove ad esempio soluzioni di smart charging potranno contribuire all’ottimizzazione della rete delle nostre città;

  • Smart District, ossia le comunità energetiche, che, grazie alla gestione collettiva dell’energia, integrano e ottimizzano produzione e consumo tra i diversi edifici all’interno di un distretto.

 

SMart Buildings MCE

 

Smart Industry

 

Smart Industry MCE

 

Nel comparto industriale la disponibilità di soluzioni e gli investimenti in tecnologie digitali sono in costante crescita e dal grafico qui sopra si capisce come le soluzioni industriali del comparto HVAC incidano pesantemente. La brutta notizia è che, però, tra il 60% ed il 73% dei dati presenti nelle imprese non vengono utilizzati ed analizzati.

Una survey diffusa da McKinsey ha rilevato come il settore manifatturiero sia uno tra i meno coinvolti nell’utilizzo ed analisi dei dati, in particolare proprio l’area relativa al processo produttivo. Il settore si colloca all'ottavo posto su dieci in base all’impatto dell’utilizzo e dell’analisi dei dati e l’area aziendale relativa alla produzione si colloca all’ottavo posto su otto.

La buona notizia è che in oltre il 90% delle aziende i dati raccolti sono utilizzati per l’individuazione di misure di efficienza energetica per l’ottimizzazione dei consumi energetici, percentuale che sale al 95% per le ESCo.

Siamo un Paese manifatturiero povero di materie prime, ma capace di fare molto con poco: ci siamo ingegnati a costruire un’economia circolare quando ancora non si chiamava così – afferma Massimiliano Pierini, Managing Director di Reed Exhibitions Italia –. Ora non possiamo più crescere con un modello lineare ad alto spreco di risorse, abbiamo bisogno di cambiamenti verso un’economia circolare e rigenerativa. Ed è proprio sull’economia circolare che abbiamo deciso di investire creando un tavolo di dibattito per favorire le buone pratiche e mettere a disposizione dei nostri espositori informazioni e strumenti utili. Abbiamo già realizzato un primo evento e durante MCE si svolgeranno i primi «Stati Generali sull’Economia Circolare» a cui parteciperanno esperti di differenti ambiti e imposteremo il programma futuro con il prezioso supporto del Politecnico di Milano”.

 

Smart building

Con il termine Smart Building si fa riferimento a un edificio in cui gli impianti presenti sono gestiti in maniera intelligente ed automatizzata attraverso l’adozione di un’infrastruttura di supervisione e controllo al fine di minimizzare il consumo energetico.

Negli ultimi anni tuttavia il paradigma dello Smart Building ha cominciato ad evolversi verso una architettura integrata e complessa che permette di realizzare e gestire edifici non solo ad alte prestazioni energetiche, ma anche caratterizzati da elevati protocolli di safety & security, in grado di assicurare comfort e qualità di vita migliori, anche in termini di salute degli occupanti.

È la stessa evoluzione sviluppata da MCE e dal mercato – commenta Pierini – Molte aziende che partecipano alla Mostra oggi non presentano più solo apparati, ma soluzioni integrate, e il nostro ruolo è quello di creare un contesto proattivo nel quale si possano confrontare e trovare una fonte di informazioni e spunti utili al loro sviluppo”.

Il livello di maturità tecnologica degli Smart Building in Italia oggi è però ancora insufficiente per permettere una concreta transizione ecologica. L’analisi sviluppata dall’Energy & Strategy Group si basa sulla costruzione di archetipi costituiti da due dimensioni: numerosità dei device connessi alla piattaforma o degli input da essa elaborati e livello di integrazione dei servizi. L’incrocio di questi 2 aspetti dà vita ai 3 archetipi:

  1. Limitata maturità: numero limitato di building devices and solutions, gestiti da differenti piattaforme;

  2. Moderata maturità: numero elevato di building devices and solutions, gestiti da differenti piattaforme;

  3. Elevata maturità: numero elevato di building devices and solutions, gestiti da un’unica piattaforma modulare.

 

L’analisi fatta dal PoliMI dà risultati abbastanza sconfortanti nel settore residenziale, dove ben l’85% appartiene al 1° livello, il 13% al 2° e solo il 2% al 3°. Va un po’ meglio nel Terziario, dove a fronte di un 55% con limitata maturità si contrappone un 25% con elevata maturità e infine il 20% nella fascia intermedia.

Sappiamo bene che l’Italia è la patria di edifici storici e, in quanto tali, vecchi sia come età, sia come infrastrutture e tecnologie – commenta Pierini – Laddove però si costruisce ex novo e sono presenti investimenti e visioni imprenditoriali la strada intrapresa è quella giusta e il 25% altamente tecnologico del settore terziario lo conferma. Per il settore residenziale adesso devono iniziare ad andare maggiormente in questa direzione le imprese costruttrici, quelle del nostro comparto sono pronte a raccogliere la sfida e a fornire tutte le tecnologie indispensabili per uno sviluppo integrato”.

 

Immatricolazioni globali di veicoli elettrici MCE

 

Nel 2020 sono stati immatricolati a livello globale quasi 3,2 milioni di passenger cars e Light Duty Vehicle elettrici (sia BEV che PHEV), registrando un tasso di crescita del 43% rispetto all’anno precedente, con uno stock complessivo di tali veicoli che a fine 2020 ammonta a oltre 10 milioni di unità.

I veicoli elettrici sono arrivati a 'pesare' nel 2020 per il 4,2% delle immatricolazioni complessive di passenger car e Light Duty Vehicle a livello globale, in forte crescita (+1,7%) rispetto al 2019 ed a fronte di un mercato automotive in forte contrazione (-15% ca.) a causa degli effetti della pandemia da Covid-19.

L’Europa è il più grande mercato mondiale, con quasi 1,4 milioni di veicoli elettrici immatricolati nel 2020 (+137% rispetto al 2019), «sorpassando» la Cina che nel 2020 ha registrato oltre 1,3 milioni di veicoli immatricolati (+12% rispetto al 2019).

In Italia nel corso del 2020, sono state immatricolate 59.875 auto elettriche (+251% rispetto all’anno precedente), di cui: 32.500 BEV (+203% rispetto al 2019) e 27.375 PHEV (+334% rispetto al 2019). In termini relativi, si è trattato del 4,3% sul totale delle immatricolazioni (pari a quasi 1,4 milioni nel 2020, in forte contrazione rispetto agli anni precedenti), registrando un incremento pari a +3,4% rispetto all’anno precedente.

Ma i temi interessanti della smart mobility in realtà non sono nella crescita di veicoli elettrici, i cui numeri generali incidono ancora poco nel parco complessivo, ma nelle potenzialità di riduzione delle emissioni, dovute anche al ruolo che potranno assumere i veicoli nella gestione della rete. Un veicolo viene infatti utilizzato in media solamente per il 5-10% del tempo nel corso della sua vita utile, mentre per il restante tempo rimane fermo e inutilizzato.

Quest’ultimo aspetto porta al paradigma del Vehicle-Grid Integration (VGI), ossia la possibilità del veicolo elettrico di fornire servizi di rete. Il veicolo elettrico diventa pertanto una risorsa sfruttabile in due declinazioni:

  • lo «Smart charging» (V1G), che prevede che la fornitura di servizi di rete avvenga esclusivamente tramite flussi mono-direzionali di energia (dalla rete al veicolo), opportunamente modulati nel tempo;

  • il «Vehicle-to-grid» (V2G), che prevede che la fornitura di servizi di rete avvenga grazie alla gestione di flussi bi-direzionali di energia, dalla rete al veicolo e viceversa.

 

Anche in questo ambito MCE 2022 sarà parte attività nello sviluppo del dibattito e della condivisione della conoscenza – anticipa Pierini – Infatti all’interno di That’s Smart verrà presentato uno spazio interamente dedicato alla filiera della mobilità elettrica che troverà in MCE un nuovo palcoscenico per lo sviluppo del business in qualità di driver integrato tra le componenti necessarie per la trasformazione tecnologica ed efficiente dell’edificio”.

 

Smart district

Uno smart district è un piccolo ecosistema che consente di inquinare di meno, con una mobilità sostenibile e multimodale, con un’urbanizzazione da edilizia progettata in modo integrato con l’impiantistica, in un contesto attento alla sostenibilità. Rappresenta un’opportunità fondamentale nel processo di transizione, e dovrebbe essere oggetto sin da ora delle attenzioni e degli investimenti che i diversi attori del sistema debbono sostenere – conclude il prof. Vittorio Chiesa, Presidente del Comitato scientifico di MCE -. È per questo che anche lo studio dell’Energy & Strategy Group si chiude su questo ambito”.

Lo studio ha identificato 4 configurazioni tecnologiche abilitanti del paradigma dello «smart district» declinato secondo l’ottica delle Comunità Energetiche. A ciascuna configurazione tecnologica è associata una differente tipologia di «condivisione» dell’energia tra i soggetti della Comunità:

  1. Pura condivisione: è esclusivamente prevista l’installazione di un impianto di generazione FER (es. fotovoltaico), con l’obiettivo di condividere virtualmente l’energia prodotta dall’impianto tra i membri della configurazione;

  2. Pura condivisione digital: è prevista l’installazione, oltre che dell’impianto fotovoltaico, di dispositivi di misura installati presso ciascun nodo della comunità e di una piattaforma software di monitoraggio, al fine di garantire visibilità sui dati di misura delle utenze di consumo e produzione;

  3. Condivisione ottimizzata: prevede anche la presenza del sistema di storage, al fine di aumentare la quantità di energia prodotta dall’impianto FER e condivisa all’interno della configurazione (oltre ad essere una risorsa «flessibile» potenzialmente utilizzabile per la fornitura di servizi ancillari);

  4. Condivisione smart: prevede anche la presenza dell’infrastruttura tecnologica che abilita la partecipazione al Mercato dei Servizi di Dispacciamento da parte delle risorse «flessibili» disponibili all’interno della configurazione e dell’infrastruttura per la ricarica dei veicoli elettrici.

 


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