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Innovazione tecnologica e mercato - Intervista a Giuseppe Marchese, Direttore Tecnologia e Qualità di Calcestruzzi SPA

Giuseppe Marchese è Ingegnere Chimico, con un Master in Business Administration, e oggi ricopre il ruolo di Direttore Tecnologia e Qualità della Calcestruzzi SpA società del Gruppo Italcementi.
Per le sue esperienze professionali nazionali e internazionali non comuni nel nostro Paese la nostra rivista ha deciso di intervistarlo.

 

Ingegnere, lei ha maturato una profonda esperienza internazionale relativamente alle costruzioni in cemento armato.
Quali differenze ha riscontrato rispetto alle abitudini nel nostro Paese?

In Italia la cultura della Tecnologia del Calcestruzzo è ancora estremamente limitata. Sono ancora troppo pochi gli studi professionali dove sono presenti tecnologi aggiornati sui progressi conseguiti negli ultimi anni nel campo dei materiali a matrice cementizia. Nel nostro Paese, pur non mancando gli esempi virtuosi, il cammino per arrivare a un’ampia applicazione delle innovazioni, che consentirebbero la realizzazione di strutture all’avanguardia, è ancora lungo.
In molti paesi con i quali mi sono confrontato durante la mia esperienza professionale (Francia, Belgio, Marocco, Germania, Stati Uniti, Kuwait, …) ho incontrato studi di progettazione che hanno al loro interno esperti in materiali e quindi in grado di trasferire ai propri colleghi progettisti, architetti o ingegneri e più in generale alla building community, le modalità con cui trarre profitto dalle nuove conoscenze sul calcestruzzo per realizzare strutture innovative e sostenibili.

Quali sono i prodotti o le innovazioni alle quali si riferisce?
Negli ultimi anni il calcestruzzo, come materiale da costruzione, e il cemento armato, come sistema, hanno avuto un’evoluzione enorme: la chimica dell’edilizia e gli studi di tecnica delle costruzioni sui nuovi materiali consentono infatti di sviluppare materiali con una lavorabilità in grado di soddisfare ogni esigenza di getto, con proprietà meccaniche tali da poter consentire soluzioni con prestazioni avanzate e con soluzioni estetiche senza paragoni negli altri materiali e sistemi.
Alcuni esempi li ritroviamo in opere realizzate in Italia come ad esempio:

  • si sono potuti realizzare dei getti auto compattanti, auto livellanti e con prestazioni al ritiro tali da consentire la realizzazione di strutture senza giunti, per il Museo delle Arti Contemporanee di Roma, il MAXXI. Questo materiale per queste tre prestazioni eccezionali è stato definito calcestruzzo 3 volte SCC;

  • si sono ottenuti calcestruzzi ultraresistenti di ultima generazione (> RCK 85) per realizzare il Ponte della Musica sempre a Roma salvaguardando le esigenza estetiche previste dal progettista;

  • sono stati messi in opera calcestruzzi ad elevata durabilità (oltre 200 anni, in ambiente estremamente aggressivo come quello marino) per la realizzazione del Mose, il sistema di paratie mobili in corso di realizzazione nella laguna di Venezia;
  • si possono produrre “calcestruzzi sostenibile e green”, come nel caso del materiale utilizzato per realizzare l’i.lab, il centro ricerca e innovazione del Gruppo Italcementi. La certificazione LEED ha richiesto la messa a punto di un efficiente piano di impiego di inerti provenienti dal riutilizzo di materie prime seconde, partendo dalla scelta di cementi di miscela contenenti un’elevata percentuale di materie seconde (loppe di altoforno), materiale che non rientra più nel ciclo produttivo industriale;
  • si possono fornire massetti eco-compatibili con elevate performance termo acustiche adatti ad esempio per soluzioni di social housing. Calcestruzzi li ha utilizzati per la Biblioteca e l’Auditorium di Bernareggio vicino a Monza e per le unità immobiliari delle Torri Camuzzi a Pescara.

Potrei fare ancora numerosi esempi, ma credo che quanto detto sia sufficiente per testimoniare come lavorando insieme produttori e progettisti ed imprese possano studiare e realizzare anche nel nostro Paese opere innovative a vantaggio dei cittadini che poi le devono utilizzare.

Quali secondo lei i più importanti vantaggi che si possono trarre da questi progressi nel campo della Tecnologia del calcestruzzo?
Come ho accennato in precedenza, oggi il materiale può essere progettato in funzione delle esigenze del committente, del progettista e dell’utente finale. Occorre però fare un salto di qualità e capire che al materiale calcestruzzo possiamo richiedere oltre alla resistenza molte altre caratteristiche: per esempio l’isolamento termico, l’isolamento acustico, la resistenza al fuoco, la funzionalità estetica, ecc.
La diffusione nei prossimi anni di questa conoscenza e, quindi, dell’uso di queste performance così legate al risparmio energetico, al social housing, alle energie rinnovabili e alla riqualificazione consentirà di creare valore per tutti gli attori della filiera.
La scelta dei prodotti deve però essere fatta in modo “completo”, tenendo conto di ogni caratteristica del materiale per ottimizzare le scelte progettuali, con una conoscenza che vada oltre alle indicazioni promesse dai tanti cataloghi dei nuovi prodotti oggi presenti sul mercato. Questo perché il calcestruzzo ha la reale capacità di soddisfare requisiti ambientali concreti, proprio per le sue caratteristiche intrinseche (massa termica, disponibilità sul luogo, …).

Quindi, con particolare riferimento agli aspetti ambientali e alla “durabilità” nel lungo periodo, quali indicazioni possono essere date ai progettisti per agevolare un approccio tecnologicamente corretto?
La progettazione di un edificio o di un’infrastruttura è un impegno complesso che richiede svariate competenze. Il mio amico prof. Collepardi direbbe che richiede una visione “olistica”.
Il progettista partendo dalle reali esigenze dell’utente finale deve realizzare la sua opera nel rispetto dei vincoli ambientali, costruttivi e legali. Bisognerebbe far sapere ai progettisti – e lancio un appello anche alla vostra nuova testata - che affinché un lavoro/progetto mantenga per un lungo periodo di tempo la sua funzionalità, considerando nel “conto tecnico/economico” della sostenibilità di un’opera l’intero suo ciclo di vita, l’uso di risorse, la durabilità e la necessità di interventi di manutenzione, l’impiego del calcestruzzo rappresenta, oggi più che mai, la soluzione più sostenibile possibile, rispetto alla scelta del legno o dell’acciaio. Questo, ad esempio, è quanto ci insegna l’esperienza Nordamericana.
Il Calcestruzzo per la sua versatilità consente la risoluzione di problematiche di varia natura progettuale (fattibilità, sicurezza, sostenibilità,...). Personalmente mi auguro di incontrare progettisti ambiziosi, e credo che il dialogo tra i vari attori della filiera sia una delle strade per ridare slancio al settore e venire incontro alle richieste della comunità.

Riassumendo quindi quanto detto, quali sono secondo lei le altre strade per ridare slancio al settore?
Far conoscere meglio alle imprese ed alle committenze che nel valutare le possibili soluzioni è indispensabile non tanto pensare al solo costo del solo materiale ma occorre tenere conto: delle performance (Resistenza Meccanica, Resistenza al Fuoco, Durabilità, Esigenze di installazione, Risparmio energetico, Rispetto delle normative) e della riduzione e valorizzazione dei materiali non primari (Riuso e Riciclo dei materiali sul sito, Utilizzo degli scavi come riempimenti ed eventualmente recupero degli aggregati, Riduzione del trasporto dei materiali), in sostanza del valore.
Per questo è necessario arrivare a un nuovo approccio da parte dei produttori di calcestruzzo preconfezionato, ed abbracciare in pieno il marketing eco-tecnologico.
Anche nel nostro Paese infatti i “prodotti green” possono essere vincenti e anche se non devono essere sottovalutate le attuali criticità del contesto economico (in particolare nel mondo delle costruzioni) sono certo che l’innovazione potrà essere un motore per una ripresa del settore.

Sufficiente alla ripresa del settore?
In alcuni ambiti penso di sì. Le infrastrutture sono cruciali per il futuro economico del nostro paese e per il recupero di compatitività delle nostre aziende.
Personalmente ritengo che soltanto dagli investimenti per il rinnovo delle infrastrutture esistenti o per la costruzione di nuove infrastrutture, il settore del Calcestruzzo possa ripartire rappresentando al contempo un modo per sostenere la domanda e garantendo un ritorno a lungo termine sul denaro speso.

Andiamo sul concreto ingegnere. Quali sono le proposte più significative della sua Azienda?

Operare all’interno di un sistema integrato come il Gruppo Italcementi ha dei vantaggi. Gli esempio che ho fatto prima rappresentano la capacità di Calcestruzzi di trasferire sul mercato lo sforzo di innovazione e di sostenibilità che il Gruppo Italcementi sta esprimendo in questi anni.
Consapevole che l’eco-innovazione è una fonte sicura di vantaggio competitivo l'obiettivo di Calcestruzzi è quello di incrementare l’utilizzo di risorse/materiali alternativi, minimizzando gli impatti sull’ambiente, diffondendo prodotti innovativi che grazie all’utilizzo di by product possiedono prestazioni d’eccellenza.
I nostri materiali concretamente contribuiscono a fare efficienza ed a migliorare le condizioni di vita degli ambienti. Un esempio su tutti è TX Active il cemento “mangiasmog” che contribuisce ad abbattere l’inquinamento nei centri urbani. I prodotti di Calcestruzzi oltre alle performance precedentemente descritte consentono un equilibrio finanziario anche perché permettono di: ridurre i tempi di esecuzione, ridurre i costi della manodopera, ridurre gli oneri della sicurezza, aumentare la durabilità dell’opera, ridurre l’influenza della mano d’opera, risparmiare energia, migliorare il comfort.

Come vede dunque lei il futuro dell'industria del calcestruzzo?

Rispetto ad altri Paese europei, in Italia è risaputo che il mercato del calcestruzzo preconfezionato sconta un’eccessiva frammentazione dalla quale scaturisce una conflittualità commerciale che erode le risorse per lo sviluppo. Tutti gli attori di questo mercato oggi dovrebbero darsi una strategia operativa e scegliere la strada da percorrere sulla base di una nuova segmentazione richiesta dal mercato che oltre ai prodotti tradizionali punti anche sull’ innovazione nei nuovi materiali, nei nuovi modelli di integrazione tra impianti e edificio, nell’integrazione della filiera delle costruzioni con quella dei servizi. Tutto questo, assieme alla spinta della sostenibilità energetica e dell’ambiente, sarà la risposta alla crisi del vecchio modello di produzione in edilizia.