Intelligenza artificiale ed etica tecnologica: alla ricerca di un pensiero guida.
Qual’è la strada per difendersi dal rischio dell’intelligenza artificiale? affidarsi allo scientismo più ortodosso ? creare comunità di esperti ? vietare lo sviluppo di sistemi troppo intelligenti ? i problema è di fondamentale importanza, ecco alcune mie riflessioni.
L’ascesa della “congregazione” dell’etica tecnologica
In un mondo dominato dalla tecnologia, in cui lo sviluppo dell’intelligenza artificiale ha cominciato a toccare anche il cittadino e non solo gli addetti ai lavori, le persone cercano una guida che possa supportare la costruzione di un sentiero sostenibile per l’umanità, e possa prevenire quei pericoli che oggi molti hanno individuato e gridato al mondo.
Si tratta di un percorso etico che tocca molteplici sensibilità, anche dogmi, anche da un punto di vista religioso, e che sta portando alla creazioni di nuovi movimenti.
La modernità riflessiva sta raggiungendo la sua maturità apicale e ci troviamo appieno nella società del rischio globale, annunciata 25 anni da da Ulrick Beck.
Le piattaforme di social media sono paragonabili a testi religiosi
In questa società dominata dalla tecnologia, dove i confini tra reale e virtuale diventano sempre più sfumati, cresce il divario tra gli individui e il desiderio intrinseco dell'uomo di appartenere, di far parte di una comunità e di condividere esperienze collettive.
I vecchi metodi di congregazione, sia religiosi che secolari, ora sembrano quasi superati, se non del tutto irrilevanti. È ironico che nell'era dell' "iper-connessione", molti si sentano più disconnessi che mai.
Eppure, il fascino della tecnologia, l'aura che emana, ha il potere di plasmare comportamenti e credenze, non diversamente dalle dottrine religiose del passato.
Le piattaforme di social media, con i loro infiniti scroll e colpi di dopamina, sono paragonabili a testi religiosi, che predicano costantemente un messaggio di auto-promozione, successo e, purtroppo, spesso cercano validazione dalla popolazione digitale.
Offrono un'illusione di un mondo in cui tutti sono connessi, ma in realtà stanno creando abissi tra le interazioni umane autentiche.
Non tutto, però, è così tetro.
Sullo sfondo di questo diluvio digitale, ci sono coloro che cercano di sfruttare la potenza della tecnologia per il bene comune, creando piattaforme e strumenti che promuovono autentica connessione, benessere mentale e costruzione della comunità.
La sfida sta nel discernere tra ciò che è benefico e ciò che è dannoso, nel riconoscere quando il fascino dello schermo minaccia di erodere i legami tangibili dell'interazione umana.
È evidente che la tecnologia non scomparirà, e nemmeno dovrebbe.
Ma mentre ci addentriamo in quest'era digitale, c'è un urgente bisogno di affrontare l'equilibrio tra virtuale e reale. Potrebbe essere il momento di ripensare come definiamo "congregazione" e "comunità" in questa era, immaginandoli in un modo che non rifiuti la tecnologia, ma la integri in modo saggio e responsabile.
Solo così possiamo sperare di colmare i divari emersi e trovare unità, sia online che offline.
L’esperienza di “All Tech Is Human” (ATIH)
Sulla base di questi presupposti nasce ATIH.
Poco prima di Natale dello scorso anno, David Ryan Polgar, fondatore di “All Tech Is Human” (ATIH), parlava alla sua comunità crescente sulla centralità dei valori morali rispetto al denaro.
L’obiettivo principale di ATIH è espandere rapidamente l’“ecosistema tech-responsabile”, cercando di unire individui desiderosi che la tecnologia si focalizzi meno sui profitti e più su etica e giustizia.
Questa comunità, fondata nel 2018 e con sede a Manhattan, mira a promuovere un’etica e una responsabilità maggiore nel mondo tech.
Con un pubblico online di 48 paesi, ha evidenziato l’importanza di avere uno scopo più profondo nella vita al di là del mero profitto.
Sebbene la crescita dell’organizzazione sia stata notevole, con oltre 5.000 membri al momento della stesura, emergono nuove sfide. Con il potenziale afflusso di fondi da grandi fondazioni e filantropi della tecnologia, ATIH riuscirà a mantenere il suo impegno verso le persone ai margini della cultura tech?
Alla base di queste domande c’è una riflessione più profonda sulla tecnologia e sul suo ruolo nella nostra società.
L’evoluzione tecnologica sta creando una dinamica simile a quella delle religioni tradizionali, con profeti, messaggi morali ed etici, e una sorta di teologia che giustifica l’attuale danno promettendo un futuro tecnologico utopico.
Quello che è chiaro è che ATIH sta cercando di creare un nuovo modello per il nostro rapporto con la tecnologia, uno che pone l’etica al centro. E in un mondo sempre più dominato dalla tecnologia, iniziativE come queste sono più importanti che mai.
ATIH: coniugare l’umanesimo con l’etica della tecnologia
Il fascino di ATIH risiede, forse, nella sua capacità di coniugare l’umanesimo con l’etica della tecnologia, creando un ponte tra il bisogno ancestrale di connessione e comprensione e il mondo moderno, spesso alienante, della tecnologia.
Si presenta come un’oasi per coloro che cercano un approccio etico e umano alla tecnologia, offrendo loro un posto in cui riflettere, confrontarsi e trovare soluzioni.
L’approccio di Polgar, con il suo sfondo non convenzionale e la sua visione, sottolinea come i confini tra professioni e passioni siano sempre più sfumati nell’era moderna. L’etichetta di “nerd carismatico” dimostra come il sapere e la passione possano essere un potente veicolo di cambiamento, anche in un campo come la tecnologia, spesso percepito come freddo e distante.
Tuttavia, emergono anche dubbi: il modo in cui ATIH gestisce il potere e la presa di decisioni, ad esempio, potrebbe diventare un punto di attrito in futuro. Anche se l’organizzazione si basa su donazioni e non su quote di iscrizione, il controllo esercitato da Polgar e dal suo team potrebbe creare tensioni. La domanda è: fin dove può andare un’organizzazione prima che la sua struttura gerarchica diventi un ostacolo al suo stesso scopo?
Infine, il parallelismo tra la chiesa e ATIH è affascinante. L’idea che le competenze e la passione possano essere trasferite da un contesto religioso a uno tecnologico suggerisce che, al cuore di tutto, c’è il desiderio umano di creare, condividere e migliorare. Che si tratti di religione o di tecnologia, l’obiettivo finale sembra essere lo stesso: creare un mondo migliore per tutti. Questo è il messaggio che ATIH sembra voler diffondere, e vale la pena osservare come questa missione si svilupperà nel prossimo futuro.
Ecosistemi adiabatici e scientismo
Il pericolo di queste comunità monodirette è quello di creare sistemi adiabatica in cui ogni visione e teorema è autogenerato. Un pericolo che resta anche se la comunità è solo scientifica.
Nell’’era della digitalizzazione avanzata e dell’intelligenza artificiale il periodo il dello scientiamo è reale.
Lo scientismo è una visione o filosofia secondo la quale la scienza, in particolare il metodo scientifico, è l'unico modo valido di acquisire conoscenza sul mondo e su qualsiasi aspetto dell'esistenza umana. In altre parole, lo scientismo tende a considerare la scienza come l'unico o il principale strumento per ottenere verità e comprensione.
Proviamo a pensare alle settimane del COVID, in cui i telegiornali e ogni trasmissione pseudogiornalistica dava voce al virologi di turno in una logica in cui ciò che è detto dalla scienza è vero solo per il fatto di essere detto dalla scienza.
Con questo non voglio dire che “uno vele uno” e che chiunque possa esprimere opinioni fondate su qualsiasi argomento, specialmente quando ci si occupa di argomenti tecnici. Sto semplicemente affermando che quando un problema tecnico/scientifico riguarda la collettività e le scelte politiche su di esse, non può essere affrontato secondo una logica scientista, ma attraverso una visione riflessiva tipica della Società Globale del Rischio.
Con l’intelligenza artificiale il pericolo è simile, anzi maggiore, di quello del COVID.
E le critiche che posso rilevare da un approccio scientista sono molteplici. Innanzi tutto di cadere nel riduzionismo, ovvero che ossa affrontare la complessità del problema dell’etica dell’ICT e dell’AI, pensando che tutti i fenomeni possano essere spiegati interamente attraverso leggi e principi scientifici. Questo può non tener conto della complessità e della ricchezza di certi fenomeni, in particolare quelli umani e sociali.
Non possiamo dimenticare i limiti della scienza: mentre la scienza è uno strumento potente per comprendere il mondo naturale, ci sono domande, in particolare quelle etiche, morali o esistenziali, che potrebbero non essere pienamente affrontate o risolte attraverso il solo metodo scientifico.
Occorre evitare l’eccessiva fiducia nella tecnologia: Una critica comune allo scientismo è che può portare a un'eccessiva fiducia nella tecnologia come soluzione a tutti i problemi umani. D’altronde si è accettato che si potessero studiare virus pericolosissimi perchè i laboratori sono scientificamente sicuri, salvo poi immaginare che nel laboratorio dell’Istituto di virologia di Wuhan qualcosa sia successo.
insomma occorre evitare che un approccio scientista al problema etico dell’Intelligenza artificiale possa portare a una marginalizzazione di altre forme di conoscenza, come quelle derivate dalla filosofia, dalle arti, dalla religione o dalla tradizione.
È importante notare che sostenere e apprezzare la scienza non significa necessariamente aderire allo scientismo. Molte persone riconoscono il valore e l'importanza della scienza senza affermare che essa sia l'unico mezzo di conoscenza valido.
Quale strada quindi per un sentiero etico dell’intelligenza artificiale?
Il percorso innanzitutto deve coinvolgere, come già accaduto negli USA, le grandi società del mondo dell’ICT.
Ma non basta. Il problema è talmente complesso che richiede un approccio multiusettoriale abbracciato dalla politica internazionale.
La pericolosità nasce ovviamente dalla velocità dei processi e dalla diffusione di una ricerca frammmentata, impossibile da mettere sotto controllo, in cui il conflitto tra produttività e umanesimo, efficienza dei servizi e privacy, controllo e libertà, uniformità e biodiversità … è talmente ampio da farci ritrovare per la prima volta, dopo la nascita dell’energia nucleare, in una paura fondata che l’inizio della fine ci sia già stato.
Come ho già scritto in altri e mie riflessioni forse MATRIX, non è così lontana. E la valutazione se adottare o meno la geoingegneria per ridurre l’effetto serra accorcia ulteriormente questa distanza.
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