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Intervista a Corrado Giommi, Presidente Ordine di Pesaro

Intervista a:
Corrado Giommi
Presidente dell'Ordine degi Ingegneri di Pesaro

 

 

 

 

 Presidente, come stanno gli ingegneri "in provincia"? Sentono la crisi come nelle grandi aree metropolitane e nelle grandi città?
Purtroppo anche la nostra categoria risente della pesante situazione economica, anche se in modo differenziato. I colleghi che sono maggiormente in sofferenza sono i liberi professionisti civili-ambientali, non solo a causa della crisi edilizia nel settore privato e del minor numero di commesse nel settore pubblico, ma anche a causa dei ritardati pagamenti dei crediti già maturati conseguenti alla carenza di liquidità dei committenti, soprattutto aziende ed imprese edili. Per lo stesso motivo sono in difficoltà anche gli ingegneri dipendenti nel settore industriale (licenziamenti, cassa integrazione, difficoltà nel trovare un nuovo impiego, ecc.). Si difendono bene, invece, i colleghi che operano nel settore energetico/impiantistico e nella consulenza. Anche informatica e nuove tecnologie reggono, a dimostrazione che l'innovazione "paga".

Con il termine "ingegnere" si riassumono un numero incredibile di specializzazioni: strutturale, geotecnico, chimico, elettrico, informatico ... come fa un Ordine provinciale a poter operare con una variabilità così ampia?
Il segreto è avere un Direttivo eterogeneo, comprendente tutte le specializzazioni. Nel Direttivo di Pesaro, ad esempio, abbiamo 2 industriali e 2 informatici, ma si potrebbe fare anche meglio. Con 11, ed ancor meglio con 15, componenti selezionati oculatamente, un Direttivo è in grado di rappresentare e farsi latore di tutte le istanze della categoria.


L'Ordine nasce per "controllare" l'operato di chi fa la professione dell'Ingegnere. Può farmi qualche esempio su come l'ordine esercita questo controllo?
Ogni mese arrivano all'Ordine segnalazioni di presunti abusi o scorrettezze a carico di colleghi, da parte di vari soggetti (altri colleghi, altri professionisti, enti, istituzioni, imprese, privati cittadini, ecc.). L'Ordine analizza rigorosamente la situazione e, se ravvisa l'effettiva sussistenza del fatto, non esita ad aprire un procedimento disciplinare in capo all'iscritto imputato. Il controllo viene anche effettuato direttamente tramite la rete di incaricati dell'Ordine in vari organismi e commissioni di controllo, quali ad esempio la Commissione Edilizia Comunale. Non dimentichiamo inoltre che sono iscritti all'Ordine anche numerosi funzionari pubblici, i quali hanno facoltà di segnalare in ogni momento eventuali distorsioni ravvisate durante l'espletamento della loro funzione. Infine periodicamente vengono inviate a tutti gli iscritti comunicazioni di richiamo alla serietà, professionalità ed al rispetto delle norme deontologiche.


Come si sostiene il suo Ordine? Riceve un contributo dallo Stato o altre istituzioni per poter effettuare il proprio compito deontologico?

L'Ordine non costa un centesimo alla collettività. Gli unici introiti derivano dai propri associati e con questi vengono finanziati tutti i servizi e svolte tutte le mansioni, ivi compreso il controllo deontologico.

Università e Professione: spesso gli appalti di progettazione o di direzione lavori sono affidati a professori universitari. Questo genera una diatriba lunga quanto la storia del mondo. Cosa ne pensa?
Penso che l'Università debba concentrarsi unicamente a fare il mestiere per cui é nata, ossia formare nuovi ingegneri. Se poi un collega docente universitario apre, si associa o collabora con uno studio di progettazione privato, nulla quaestio: siamo in un mondo libero. Non va invece assolutamente bene che l'università concorra direttamente - o tramite i cosiddetti "spinoff" - alle gare di progettazione, e questo per più motivi:
1. si sottraggono tempo e risorse alla didattica (e questo si vede, perché in sede di Esame di Stato negli ultimi anni stiamo riscontrando un preoccupante calo del livello di preparazione dei neolaureati);
2. si utilizzano impropriamente i tesisti, sfruttandoli;
3. si fa concorrenza sleale ai professionisti privati utilizzando a costo zero strumenti, software e laboratori all'avanguardia;
4. erodendo quote di mercato a studi e società di ingegneria, questi conseguentemente assumono meno neo-laureati diminuendo così l'appeal dei giovani per la facoltà, cosa che alla lunga potrebbe paradossalmente tradursi in un calo di iscrizioni con conseguente danno all'università stessa.

Si parla tanto, e da tanto tempo, di riforma degli ordini professionali. Cosa pensa a proposito?
Gli Ordinamenti professionali sono ormai datati (quello degli Ingegneri risale al 1923), quindi hanno bisogno di essere adeguati ai tempi. I governi via via succedutisi hanno sempre insistito per una riforma delle professioni unitaria e non per aree, col risultato che non si é ancora fatta a causa dei veti incrociati di altre categorie. Le professioni dell'area tecnica riunite nel PAT, tra cui gli Ingegneri, sono pronti per la riforma, tant'é che stanno lavorando alacremente di concerto col Ministero della Giustizia ai regolamenti attuativi della L. 148/11 che entreranno in vigore il 13.08.2012.


Tra i temi oggetto di dibattito quello della formazione continua. Cosa ne pensa, si può applicare il modello dei geometri (crediti minimi) o ritiene più utile effettuare scelte diverse?
Su questo nella categoria vi è un dibattito acceso. La mia opinione è che bisogna cogliere l'occasione per fare chiarezza una volta per tutte al nostro interno, declinando la formazione permanente in chiave di mantenimento nel tempo e certificazione delle competenze. Auspico dunque un modello di formazione continua che assegni X crediti in Y anni per ognuno dei 3 settori civile-industriale-informatico: chi non li raggiunge non potrà più esercitare in quel settore. Inoltre all'interno di ogni settore i crediti acquisiti dovrebbero essere articolati per macro-dottrine (ad es. nel civile: strutture, urbanistica, trasporti, idraulica) ed utilizzati per certificare la competenza dell'iscritto in una data materia, anche al fine di assegnare incarichi delicati (ad es. CTU, Collaudatori, ecc.) a veri esperti.

Vorrei che lanciasse un messaggio a tutti i nostri lettori su un tema che le è caro:

La nostra categoria deve imparare ad essere più comunicativa verso l'esterno. Altre figure professionali hanno meno contenuti da offrire ma si sanno "vendere" meglio. Questo il singolo ingegnere non riesce a farlo, mentre è un ruolo che può essere efficacemente svolto dall'Ordine. Serve però una maggiore partecipazione degli iscritti, che troppo spesso si ricordano dell'Ordine sono quando devono far vistare una parcella o hanno qualche gatta da pelare. Esorto quindi tutti i colleghi ad una maggiore condivisione di temi ed obbiettivi con il proprio Direttivo, anche in chiave critica e/o di stimolo, al fine di orientare l'istituzione ordinistica verso azioni di ampio respiro e visibilità, con benefiche ricadute d'immagine per l'intera categoria.