L'acqua e le Smart Cities
L’evoluzione dei grandi agglomerati urbani è avvenuta negli ultimi decenni con dinamiche urbanistiche fortemente accelerate, spesso senza un governo adeguato dei processi di densificazione ed espansione. Tra le criticità emerse da questi processi ci sono anche quelle legate al ciclo urbano delle acque, sia dal punto di vista dei fabbisogni idrici, sia da quello del pericolo di alluvioni.
Il problema dell’approvvigionamento idrico delle città è legato alla sempre maggiore probabilità di uno squilibrio tra fabbisogni e disponibilità. Negli ultimi decenni si è osservato un incremento costante della popolazione che vive negli agglomerati urbani, superiore ai trend demografici generali. Questa tendenza alla concentrazione della popolazione nelle grandi aree urbane comporta una crescita dei volumi d’acqua necessari per l’approvvigionamento potabile che si traduce, da un lato, in un sempre maggiore aggravio funzionale delle infrastrutture di trasporto e distribuzione dell’acqua, dall’altro nella sempre maggiore difficoltà a trovare risorse idriche idonee per capacità e per qualità.
Se il primo aspetto comporta inevitabilmente le difficoltà finanziarie e tecniche di procedere a frequenti interventi di adeguamento funzionale dei sistemi acquedottistici, il secondo è vincolato dalla consistenza delle risorse idriche e dalle loro dinamiche naturali. In molti Paesi del Mondo, Italia compresa, si assiste ad una crescente scarsità della risorsa acqua, legata sia a periodi di siccità più frequenti e prolungati rispetto al passato, sia a fenomeni di inquinamento diffuso che rendono sempre più difficile disporre di acqua di un alto livello qualitativo come quello richiesto dal consumo umano. Questo scenario è ulteriormente aggravato dalla constatazione che spesso i processi urbanistici non tengono conto o tengono conto in maniera limitata della necessità di un equilibrio di lungo periodo tra risorse disponibili e fabbisogni complessivi, con la conseguente esaltazione della rapidità con cui le criticità sono destinate ad emergere nel tempo.
A fronte dei problemi legati all’approvvigionamento idrico, molte aree urbane devono fronteggiare con sempre maggiore frequenza inondazioni e allagamenti, anche con gravi conseguenze. Il problema è principalmente legato alle trasformazioni del ciclo idrologico derivanti dall’urbanizzazione. I processi di trasformazione dei suoli liberi in superfici impermeabili porta, infatti, all’aumento delle quantità d’acqua che si accumulano e scorrono in superficie, limitando l’infiltrazione nel terreno e l’evaporazione in atmosfera. I sistemi di drenaggio esistenti, sia quelli naturali rimasti attivi nel tessuto urbano, sia quelli artificiali (fognature), risultano sempre più frequentemente incapaci di convogliare e trattare tutte le acque di ruscellamento superficiale. Questo provoca anche l’immissione nell’ambiente, in modo diretto o indiretto attraverso gli scarichi di piena, di ingenti quantità di sostanze inquinanti trasportate da queste acque. L’evoluzione del contesto climatico generale, con la maggiore frequenza di eventi meteorici estremi per intensità e concentrazione nel tempo, insieme con le crescenti difficoltà di destinare risorse per l’adeguamento continuo delle infrastrutture di drenaggio, contribuiscono all’accentuazione della frequenza con cui anche tali criticità emergono.
In molti paesi avanzati si sta consolidando la consapevolezza che l’unica soluzione a questi problemi è rappresentata da un nuovo paradigma nel rapporto tra la risorsa acqua e le collettività urbanizzate, basato sul concetto di riequilibrio tra cicli naturali ed esigenze delle comunità umane. L’obiettivo è quello di creare un contesto urbano e infrastrutturale che risulti in grado di adattarsi all’evoluzione prevedibile del contesto climatico e del rapporto tra risorse e fabbisogni, risultando quindi maggiormente resiliente alle potenziali criticità. In un contesto di consapevolezza della necessità di un equilibrio sostenibile anche dal punto di vista della risorsa acqua, è possibile pianificare una transizione graduale verso città “water-sensitive”, in cui alcune delle criticità attuali e future possano non solo ridursi, ma trasformarsi in opportunità di maggiore qualità urbana. Le strategie di maggiore successo, già messe in atto o pianificate in molte grandi città del Mondo, si concentrano su due obiettivi: da un lato l’uso sostenibile delle risorse idriche, dall’altro il riequilibrio del ciclo dell’acqua nelle aree urbane.
Il primo obiettivo può essere perseguito attraverso strumenti tradizionali come la tutela legislativa delle risorse idriche e gli interventi strutturali e socio-culturali per la riduzione degli sprechi, ma anche con politiche di diversificazione delle risorse in base agli usi e di incentivazione al riuso delle acque, a partire da quelle meteoriche, per usi potabili e non.
Il secondo obiettivo può essere raggiunto con interventi di riqualificazione idraulica del tessuto urbano esistente e con l’applicazione a microscala di “buone pratiche” ingegneristiche nella gestione e nel controllo delle acque nelle aree di nuova urbanizzazione. Questi interventi diffusi nel territorio urbano consentono di ridurre significativamente il deflusso superficiale in occasione delle piogge più intense, tradizionalmente destinato ad essere immesso nelle reti di fognatura, reindirizzandolo localmente verso l’infiltrazione nel terreno, per esempio mediante pavimentazioni permeabili, pozzi perdenti, aree verdi di infiltrazione, e l’evaporazione in atmosfera, mediante tetti verdi, verde verticale, wetlands e laghetti urbani di raccolta e laminazione.