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L’Attestato di Prestazione Energetica degli edifici: una reale opportunità o un’occasione persa?

quale valore ha l'attestato di prestazione energetica così concepito? è uno strumento utile per indicare le prestazioni di un immobile?

Gli scopi perseguiti con l’introduzione della certificazione energetica degli edifici sono individuabili nelle premesse della direttiva europea 2010/31/UE (EPBD recast):
- fornire ai potenziali acquirenti e locatari di un edificio o di un’unità immobiliare, attraverso l’attestato di prestazione energetica, dati corretti sulla prestazione energetica dell’edificio e consigli pratici per migliorare tale prestazione;
- condurre campagne d’informazione per incoraggiare ulteriormente i proprietari e i locatari a migliorare la prestazione energetica del loro edificio o della loro unità immobiliare, anche a seguito dello scambio d’informazioni sui consumi effettivi;
- creare un contesto omogeneo per le iniziative di risparmio energetico degli Stati membri nel settore edile e di trasparenza del mercato immobiliare dell’Unione.
La Direttiva individua alcuni elementi chiave per garantire l’efficacia della certificazione della prestazione energetica:
- l’esistenza di un approccio comune (tra i diversi Stati membri);
- l’impiego di esperti qualificati e/o accreditati, la cui indipendenza sia garantita in base a criteri obiettivi;
- l’istituzione di un sistema di controllo indipendente, che assicuri la qualità della procedura di certificazione energetica;
- il ruolo guida degli enti pubblici, cui spetta il compito di dare il buon esempio ed attuare le raccomandazioni contenute nell’attestato di prestazione energetica.
Negli ultimi anni sono stati condotti diversi interessanti studi in merito all’applicazione della certificazione energetica, sia nel contesto europeo (Concerted Action EPBD 2013, Implementing the Energy Performance of Buildings Directive; BPIE 2010, Energy Performance Certificates across Europe From design to implementation), sia nazionale (CTI 2013, Rapporto 2013 sullo Stato di Attuazione della Certificazione Energetica degli Edifici).
I diversi studi, pur con diverse sfumature relative ai vari contesti europei, presentano una situazione con luci ed ombre. Sorgono spontanee alcune domande: quale valore ha l'attestato di prestazione energetica così concepito? è uno strumento utile per indicare le prestazioni di un immobile? può supportare l’effettiva scelta dell’utente e orientare il mercato verso nuove costruzioni ad alta efficienza e soprattutto verso la riqualificazione del parco immobiliare? Cosa manca all’attuale corpus della normativa nazionale (D. Lgs.192/2005, D.M. 26/06/2009, DPR 75/2013, legge 90/2013) per renderlo più utile?
Va detto che negli ultimi anni in Italia, come nel resto dell’Europa, si è compiuto un enorme sforzo per aggiornare la legislazione e la normativa tecnica, validare i codici di calcolo, formare i progettisti e i tecnici delle imprese e degli enti pubblici, informare e sensibilizzazione gli operatori di settore e gli utenti finali: ciò ha sicuramente contribuito ad accrescere il livello culturale e ampliare la consapevolezza verso l’uso razionale delle risorse energetiche e la sostenibilità.
Tuttavia, sembra lecito affermare che ad oggi la sfida delle certificazione energetica in Italia sia stata persa: essa è stata percepita dal cittadino più come un onere che come un’opportunità e non ha finora prodotto un’effettiva spinta verso la riqualificazione del parco edilizio esistente.
Volendo individuare le cause di questo insuccesso, da un lato occorre considerare la forte crisi economica che certo non agevola l’accesso al credito e l’investimento in nuove tecnologie e in innovazione, dall’altro lato è possibile citare i seguenti elementi negativi:
- la disomogeneità e la frammentazione della normativa sul territorio nazionale, che genera perplessità, se non disorientamento, da parte di cittadini, operatori e professionisti;
- la scarsa qualità dell’intero processo di certificazione, legata alla insufficiente formazione dei professionisti, all’assenza di vincoli seri per l’accesso agli albi dei certificatori, ai costi spesso “indecorosi” dei certificati, alla totale mancanza di controlli da parte degli enti territoriali.
Eppure, nonostante una situazione per certi versi “desolante”, riteniamo vi sia ancora il tempo per un cambio di marcia. Affinché ciò avvenga, occorrerà la forte volontà politica di correggere gli errori del passato e di promuovere il ruolo della certificazione energetica quale vera molla di un ciclo virtuoso che possa favorire la riqualificazione energetica del parco edilizio secondo logiche di mercato e in modo più efficace rispetto all’introduzione di requisiti cogenti e di incentivi economici.

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