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La Sardegna non è zona sismica ma deve svuotare i suoi invasi

La Sardegna ha già diversi elementi fortemente critici per la gestione dell’acqua, ma ora rischia di perdere circa la metà della sua capacità idrica per un’assurda disposizione in corso di emanazione.

Sui portali e giornali della Sardegna sta rimbalzando una notizia su cui la nostra redazione sta cercando di capire se ci sono fondamenti tecnici e normativi concreti.

La notizia riporta che secondo una "normativa anti-terremoti del governo Monti, le Regioni" (di cui stiamo cercando i riferimenti) si dovrebbero svuotare gli invasi di 2/3 in Sardegna.

I dati sulle capienze degli invasi forniti dall’Enas (Ente acque della Sardegna) dicono che attualmente sono stipati nei bacini isolani 2200 milioni di metri cubi d’acqua. Se la decisione non verrà revocata, dovranno essere aperte le paratie delle dighe per buttare a mare 1 milione e mezzo di metri cubi. Ne rimarrebbero disponibili poco più di 800 milioni con un consumo annuo stimato in circa 700 milioni. Per l'irrigazione se ne utilizzano 460, per l'industria 30 e per l'idro potabile 210. Risultato: i bacini isolani rischiano di rimanere a secco subito dopo l'estate.

GLI INVASI A RISCHIO - Nell'interrogazione di Pili si individuano anche gli invasi a rischi. Si tratta di quelli di Gavoi ( Gusana 60 milioni di metri cubi), Orroli ( Mulargia 332 milioni), Escalaplano (Nuraghe Arrubiu 330) e Iglesias ( Punta Gennarta 13). Ci sarebbe poi il dimezzamento d’invaso per le dighe a gravità tra cui Muzzone (259 milioni di metri cubi); Liscia (105); Temo di Roccadoria (91); Mannu di Pattada (76); Bau Mugerris (61); Monte Pranu (50); Posada (38); Basso Cixerri (25) Cucchiadorza (19); Bidighinzu(12); Is Barroccus (12metri cubi); Pranu Antoni (9); A queste va aggiunta la diga“cantoniera”sul Tirso per ulteriori 490 milioni di metri cubi.

Sulla delicata vicenda ha preso posizione il governatore Ugo Cappellacci, il deputato Mauro Pili e il commissario dell'Enas. La questione è stata anche al centro di un incontro che si è tenuto a Roma tra l’assessore ai Lavori pubblici, Angela Nonnis, e il direttore generale del Servizio nazionale dighe del ministero delle Infrastrutture. Durante il vertice, l'assessore ha avanzato l'esigenza che per gli sbarramenti sardi esistenti siano valutati, preliminarmente all'entrata in vigore delle nuove norme tecniche previste dallo Stato, gli impatti delle modalità di applicazione e le conseguenze in termini di funzionalità di sistema.
 

I rappresentanti dell'Ufficio dighe hanno condiviso alcune delle criticità sollevate dalla Regione, in particolare in merito all'esigenza di "testare" preliminarmente l'applicazione sugli sbarramenti esistenti. Il deputato Mauro Pili ha presentato un’interrogazione e chiesto al ministro Lupi di revocare la norma “svuota dighe”. «La Sardegna non è sismica e gli invasi sono sicuri – ha detto Pili – la sola ipotesi di buttare a mare milioni di metri cubi d’acqua è surreale e frutto di una perversa norma che appartiene più alla lobby dell’acqua che al buon senso. Il ministro – ha concluso – deve immediatamente revocare queste disposizioni prima che il governo si veda costretto ad affrontare e gestire la più grande emergenza idrica del nostro paese».

Ricordiamo che ad oggi la Sardegna rientra ai fini della pericolosità sismica nella zona 4 – sismicità molto bassa (ordinanza Presidente Consiglio Ministri 20 marzo 2003, n. 3274 e successive modifiche e integrazioni).

INGENIO cercherà di dare maggiori dettagli tecnici sulla questione.

La redazione