Prevenzione sismica: perchè i professionisti parteciperanno a DiamociUnaScossa
Un editoriale di Andrea Dari dopo la prima giornata nazionale sulla prevenzione sismica
La prima Giornata della Prevenzione Sismica
500 piazze su tutta Italia con manifesti, locandine e professionisti a spiegare ai propri colleghi e ai cittadini l’importanza della prevenzione sismica e l’uso del Sisma Bonus. I numeri della prima edizione di questa iniziativa voluta da Fondazione Inarcassa e sostenuta dai Consigli Nazionali di Ingegneri e Architetti, Protezione Civile, Consorzio ReLuis e il CRUI sono la testimonianza di innegabilmente un successo.
Con INGENIO e IPE, il supporto di Telematica Informatica, abbiamo seguito lo sviluppo della giornata con una Diretta Facebook durata 8 ore, durante le quali ci siamo collegati con 70 piazze.
È la prima volta che accade in Italia che un portale tecnico crei una diretta da più postazioni con il coinvolgimento di tanti ordini. Non è filato tutto liscio, c’è stato un black out iniziale di una quindicina di minuti per un problema di server, qualche volta l’audio ha dato qualche problema, ma alla fine tutte le piazze si sono riuscite a collegare.
E tranne poche eccezioni, abbiamo visto delle postazioni sempre affollate di persone, e gruppi di colleghi entusiasti e attivi. Molte volte abbiamo ripreso in diretta la compilazione di una scheda di richiesta intervento, altre abbiamo visto la presenza di Sindaci e Assessori. Presenti anche i Presidenti dei Consigli Nazionali proprio nello loro città, a testimoniare un impegno per il territorio anche di provenienza.
Diamoci una scossa: le visite informative
Ma è la seconda parte del progetto che rappresenta la prova del nove per l’iniziativa: quella delle visite tecniche informative di Diamoci una Scossa a titolo gratuito presso gli immobili dei cittadini.
Come riporta il sito dell’iniziativa: “Non solo dunque una campagna informativa, ma un’iniziativa che permetta di passare concretamente “dal sapere al fare” con visite tecniche informative presso le abitazioni da parte di Architetti e Ingegneri esperti in rischio sismico. Per tutto il mese di novembre migliaia di Professionisti, consapevoli dell’importanza del proprio ruolo tecnico per la messa in sicurezza del Paese, parteciperanno volontariamente all’iniziativa – prima nel suo genere in Italia- recandosi su richiesta dei proprietari presso le abitazioni per effettuare una visita tecnica al fine di fornire una prima informazione sullo stato di rischio dell’immobile e sulle possibili soluzioni finanziarie e tecniche per migliorarlo, senza alcun costo per il cittadino.”
Alcuni Ordini non hanno appoggiato l’iniziativa, qualcuno in modo “occulto”, qualcun altro dichiarandolo: quello di Milano è uscito con un comunicato ufficiale:
“SISMICA: SÌ A FAVORIRE LA CULTURA DELLA PREVENZIONE SISMICA CON L’INIZIATIVA “DIAMOCI UNA SCOSSA!” PROMOSSA DAL CONSIGLIO NAZIONALE INGEGNERI. NO AI REPORT DI VISITA CHE POSSONO GENERARE CONFUSIONE E CONTENZIOSI. INVITO AD ASTENERSI A TUTTI GLI INGEGNERI MILANESI.”
Un messaggio forte e chiaro. Con INGENIO abbiamo fatto un sondaggio su Facebook, e il 75% ha risposto sostiene le tesi di Milano.
Diamoci una scossa: corretto fare le visite gratuite ?
Il primo punto della discussione riguarda il fatto di svolgere queste visite in modo gratuito.
C’è chi sostiene che si tratti di un errore in quanto si svilisce il valore della prestazione. Dall’altra parte della barricata si è sottolineato che non si tratta di una prestazione professionale ma una visita informativa.
A mio parere la verità sta nel mezzo. Una visita fatta da un tecnico ha sempre una radice di prestazione professionale, ma per progetti di questa natura e importanza non ci vedo nulla di male che possa essere a titolo gratuito.
Spesso affermiamo - giustamente - che noi non siamo commercianti ma professionisti, rivendicando un ruolo attivo nella società.
Ora è il momento di dimostrarlo.
Migliaia di medici si mettono a disposizione durante l’anno per iniziative di sensibilizzazione analoghe, e questo porta a salvare delle vite.
Mentre in Indonesia si sono superati i 1.400 morti (e in Italia negli ultimi 10 anni ne abbiamo contati 640) è impensabile per chi esercita una professione tirarsi indietro in un’opera di sensibilizzazione porta a porta che potrebbe portare a ridurre diffusamente il rischio sismico dietro a una motivazione del genere.
Credo comunque che il numero di professionisti che si tireranno indietro per questo motivo sarà esiguo, anche perchè è fin troppo chiaro che rappresenta una “ghiotta” occasione di promozione professionale.
Diamoci una scossa: corretto fare una verifica così speditiva ?
Altro argomento di ampia discussione è il fatto che si esegua una visita così “superficiale” per attestare un problema così serio.
Posso rispondere con un esempio in parallelo:
l’autopalpazione del seno non può essere definita una verifica approfondita di un problema serio come quello del tumore alla mammella che colpisce una donna su otto e provoca oltre 12.000 morti l’anno. Ma è utile, perchè se si interviene in una delle prime 3 fasi c’è una probabilità di sopravvivenza molto alta. Ecco perchè viene fortemente consigliata, e forse nelle scuole superiori andrebbe insegnata.
La visita informativa è un po’ come la palpazione della casa, ed è fatta da un professionista, non è un’auto palpazione, vale quindi di più.
È vero, non prevede prove, non prevede indagini accurate, ma sulla base delle informazioni che vengono raccolte digitalmente e inserite in un software realizzato con il supporto di ReLuis consente di avere una prima indicazione sul grado di vulnerabilità dell’edificio.
I fattori di rischio oggettivi utilizzati sono semplici, per esempio la data di progettazione dell’immobile, così come la zona sismica, ma ha anche una grande importanza l’occhio del professionista incaricato.
Non so quanti cittadini aderiranno ma sono convinto che il solo fatto di aver incontrato un professionista e averlo ascoltato mentre ti spiega i pericoli del terremoto e quali sono gli elementi principali di vulnerabilità del tuo immobile avrà un effetto diretto e non superficiale.
Ecco perchè a mio parere non saranno molti i professionisti che si tireranno indietro per questa ragione.
Diamoci una scossa: corretto rilasciare un rapporto con un semaforo ROSSO - ARANCIONE - VERDE ?
Questo è stato l’argomento di maggiore discussione tecnica, e devo dire che anche il sottoscritto ha avuto molti dubbi sul rilascio di un rapporto finale che prevede il colore di un semaforo come semplificazione non di un giudizio, ma di una indicazione su come procedere.
Dubbi che da solo non ho risolto. Dubbi che neppure la presentazione dell'amico Angelo Masi al Consiglio Superiore LLPP era riuscita a togliermi.
Ne ho parlato lungamente con gli amici Edoardo Cosenza e Michele Brigante sostenendo i miei dubbi durante l’Assemblea a Rimini, ne ho discusso nelle mie lunghe telefonate con l’amico Massimo Mariani, ho anche avuto dei confronti con l’amico Bruno Finzi che è manifestamente contrario. Mi sono sentito con l'amico Dimitri Dellobuono, capo della Segreteria Tecnica del Ministro. Mi sono confrontato anche con l’amico Andrea Barocci, al quale ho sempre riconosciuto la capacità di farmi da coscienza tecnica professionale. E ne ho parlato anche con l’amico Massimo Sessa, quando ricopriva l’incarico di Presidente del Consiglio Superiore dei LLPP e con l’amico Luca Ferrari, presidente di ISI. E ci ho riflettuto con l'amico Egidio Comodo, che ha pensato l'iniziativa.
Tutti amici, tutte persone con cui amo confrontarmi. E i pareri non sono stati allineati, anzi tra loro spesso molto discordanti, a testimonianza che il punto è oggetto di contrasti d’opinione
Semaforo: Perchè è un argomento dibattuto ?
Da quello che ho raccolto come impressioni in questi mesi emerge che il pericolo è duplice:
- dare l’impressione che con una visita tecnica informativa si possa già emettere un giudizio
- che il semaforo sia verde.
Partiamo da questa ultima considerazione.
Perchè fa paura il verde ? Perchè è un segnale dietro cui ci si assume una grande responsabilità.
Il verde rassicura, il verde stampato su un foglio di carta è un documento che un domani potrebbe portare a conseguenze di natura penale qualora poi l’immobile non resista a una scossa e porti a problemi di grave entità.
Sappiamo che le nostre norme sono di natura probabilistica, che le accelerazioni orizzontali e verticali che sono considerate non sono quelle che si registrano nell’epicentro di un grande sisma. Non troviamo nelle norme accelerazioni verticali di 1g. La domanda che ci si pone, quindi, è se il “verde” emesso dal Software sia davvero un verde sicuro.
Non ho una risposta, ma permettetemi due considerazioni.
Quelle norme che ho appena citato e che serviranno per la definizione del verde sono le stesse che usiamo quando progettiamo, controlliamo, collaudiamo. Quindi anche il verde contenuto nei nostri progetti è probabilistico, anche dietro a quel verde vi è comunque un rischio, che però è coperto dal fatto che il progettista abbia rispettato una norma.
E quando si effettuano le visite per rilasciare l’agibilità di un immobile colpito da un sisma anche in questo caso si devono fare delle valutazioni di fatto speditive, spesso anche con meno documentazioni in mano rispetto a questa iniziativa. Anche in questo caso vi è un rischio, e anche in questo caso il professionista è protetto dal fatto che rispetta delle indicazioni della protezione civile.
Anche in questo caso il professionista è coperto, perchè esegue delle rilevazione secondo delle linee guida, raccoglie dati per lo più oggettivi, ed è un software con un suo algoritmo che produce un risultato.
Peraltro i professori di ReLuis assicurano di aver tenuto conto peraltro della superficialità della visita nel definire gli algoritmi che portano all’emissione del verde (che esce quindi in casi di assoluta coincidenza di rilevazioni positive).
È chiaro poi che il “contratto” che si fa firmare ala cittadino debba essere esaustivo ed estremamente chiaro nello spiegare che si tratta di un giudizio informativo e non di una perizia tecnica.
Si poteva non pubblicare il semaforo ?
Sì, e forse da un punto di vista tecnico sarebbe stato più giustificabile, ma il risultato sarebbe stato quello di rendere quasi inutile la visita, e poco comprensibile per l’utente finale.
C’è chi obbietta che si farà un uso scorretto poi del rapporto, che si userà anche in ambito commerciale. Io ne sono certo: chi ha ottenuto il semaforo verde utilizzerà - impropriamente ma efficacemente - il rapporto a supporto di una vendita dell’immobile e questo porterà a un effetto virale positivo nel mercato: porterà pian piano il cittadino a considerare anche questo aspetto, sicuramente più importante della certificazione energetica.
Sarà uno stimolo per arrivare alla classificazione sismica obbligatoria degli edifici, un primo passo per misurare il valore di un immobile non solo sulla base di una finestra ma anche della sua capacità di resistere nel tempo, anche a un terremoto.
Questo problema tecnico rappresenterà sicuramente l’ostacolo più importante da affrontare per gli organizzatori, perchè i professionisti, prima di mettere in gioco la loro firma, vogliono avere le giuste assicurazioni.
Diamoci una scossa: corretto farla fare agli architetti ?
Chi mi conosce sa che non sono un ipocrita, e quindi non potevo non trattare questo tema: sì, questa è la motivazione posta da molti ingegneri in questa fase di promozione e comunicazione. La battuta che gira è “sarebbe come far fare una verifica cardiologica a un dentista.”
A mio parere è sbagliato porla per questa iniziativa. L’ho detto, non mi ritengo un ipocrita, e quindi sostengo che se si vuole marcare questa differenza vada fatta non per una iniziativa così limitata ma sul piano strutturale dell’organizzazione della professione. O la si pone come argomento forte sul tavolo di una riforma della professione oppure è meglio stare zitti.
Vorrei aggiungere alcune riflessioni sull’argomento: gli albi non distinguono gli ingegneri civili dagli altri. Il boom dell’edilizia ha portato nel tempo ingegneri elettrici, meccanici, chimici ... a progettare edifici e strutture.
Ci sono molti ingegneri - come il sottoscritto - che non saprebbero progettare neppure una cuccia e ci sono architetti che sono degli ottimi progettisti strutturali per il percorso professionale che hanno compiuto.
Non è l’abito che fa il monaco.
Il problema quindi non va sollevato per il #DiamociUnaScossa per la professione, il problema sta a monte, e non riguarda semplicemente il titolo di studio. Riguarda un sistema che oggi non ha filtri per valorizzare e riconoscere le competenze, per distinguere i percorsi professionali, per assegnare dei ruoli in tutte le fasi della vita professionale, e non solo nelle costruzioni.
Lo sarà il Certing ? Sono molto scettico, ma vedremo se sapranno dimostraci il contrario (LINK intervista a Ing. Angelo Valsecchi sul CERTING) visto che ora ci dovrebbe essere un passaggio chiave con Accredia.
In ogni caso trovo questa motivazione non all’altezza del valore dell’iniziativa. Mi ricorda un po’ il benaltrismo, comportamento tipico del cittadino medio di questo nostro Paese.
Diamoci una scossa: girano i biglietti da visita ?
Ed è giusto che sia così. Quando c’è la giornata della prevenzione dentale girano i biglietti da visita, e non mi sembra che ci sia nulla di male.
Non facciamo i farisei, non lamentiamoci che qualcuno mangia senza lavarsi prima le mani. Pensiamo all’obiettivo: diffondere la cultura della prevenzione, e se qualcuno lo fa anche per promuovere la propria professionalità non mi sembra un peccato mortale. Peggio non fare nulla e giudicare.
Conclusioni: ci diamo una scossa ?
Negli ultimi anni siamo stati fortunati.
Spesso i terremoti sono avvenuti in luoghi scarsamente abitati e la disgrazia del sisma ha riguardo solo nuclei limitati di cittadini. I morti non si contano, è vero, e quindi non voglio mancare di rispetto a nessun Aquilano, Ferrarese, Modenese, o abitante del centro Italia o di Ischia. Ma se la prossima grande scossa riguardasse Rimini, come nel 1908, o Messina, o Roma, i morti sarebbero purtroppo tanti.
Io non sono un ricercatore di medicina. Purtroppo non posso portare un contributo alla società su temi importanti come quello del tumore al seno. Purtroppo non posso dare un contributo nella diffusione della prevenzione. Non posso che fare del service, ma poco altro.
Ma sono un ingegnere che fa l’editore. E qui posso portare un contributo importante, nel cercare di diffondere, animato dalla buona fede (perchè gli errori poi potranno sempre accadere) la cultura della prevenzione sismica e idrogeologica: non mi tirerò mai indietro quindi su iniziative che vanno in questa direzione, anche se ho qualche dubbio su qualche singolo aspetto, anche se in cuor mio penso che si potrebbe fare meglio, anche se ritengo che vi siano delle cose sbagliate.
Credo che saranno molti i professionisti che - pensandola allo stesso modo - o con grande entusiasmo o turandosi in parte il naso si metteranno a disposizione.
Per dare il nostro contributo, per dimostrare che non vendiamo un prodotto o un servizio, ma svolgiamo una professione.