Priorità per ridurre il Consumo di Suolo: note INU sul Rapporto SNPA 2021
La nota di Andrea Arcidiacono, vicepresidente INU, coordinatore del Cluster ‘Suolo, servizi ecosistemici e cambiamenti climatici’ sul Rapporto SNPA 2021
La nota di Andrea Arcidiacono, vicepresidente INU, coordinatore del Cluster ‘Suolo, servizi ecosistemici e cambiamenti climatici’.
Il Rapporto SNPA 2021 sul consumo di suolo in Italia
Anche quest’anno, come regolarmente avviene dal 2014, ISPRA e il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) hanno pubblicato e presentato il Rapporto sul consumo di suolo in Italia: “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2021”; e come ogni volta il Rapporto ci segnala che i processi di artificializzazione del suolo nel nostro Paese continuano, in linea con gli andamenti degli ultimi anni, raggiungendo quantità ancora importanti, pari a circa 15 ettari al giorno.
Una dimensione quantitativa del fenomeno che, pur evidenziando una significativa riduzione se confrontata con le quantità rilevate al 2014 dal primo Rapporto ISPRA, quando il consumo di suolo si attestava intorno agli 80 ettari al giorno, risultano ancora ben lontane dall’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo netto fissato dalla Commissione europea per il 2050 (‘No land take by 2050) e confermata nel piano di azione del Green Deal.
Ma soprattutto il Rapporto SNPA documenta, con sempre più ampi approfondimenti, che non è solo la quantità di suolo che viene artificializzato a costituire un elemento di estrema criticità per il nostro territorio ma sono gli impatti qualitativi ed economici che i processi di urbanizzazione e impermeabilizzazione determinano sul degrado del suolo a essere più allarmanti, in termini di riduzione della biodiversità, di contrazione della produttività agricola, di aumento dei rischi idrogeologici, di diminuzione del carbonio stoccato, insomma in generale causando la perdita di quei servizi ecosistemici che il suolo fornisce e che riguardano il nostro benessere e la qualità del nostro vivere.
Il consumo di suolo viaggia a 2 mq al secondo
Consumo di suolo: senza interventi costi alle stelle già nel 2030. Crescono anche nel 2020 le aree coperte artificialmente con altri 57 kmq in più raggiungendo il 7,11% del territorio nazionale coperto da superfici impermeabilizzate.
A darci tutti i numeri del consumo di suolo oggi in Italia, il Rapporto di ISPRA 2021, che traccia una fotografia della situazione in Italia e da previsioni per il futuro anche in termini di costi.
Strategie d'azione necessarie per ridurre il consumo di suolo
Cosa fare allora? Il consumo di suolo dipende ancora in larga misura dalle scelte insediative e infrastrutturali di un modello di pianificazione ancora ampiamente praticato. Basta andare a vedere quante previsioni di potenziali consumi di suolo siano contenute negli strumenti di pianificazione vigenti, in ogni regione del nostro Paese. Di certo serve un cambiamento radicale di paradigma per il progetto urbanistico, che si indirizzi verso la ridefinizione in chiave ecologica delle proprie strategie e degli obiettivi di interesse generale; che escluda nuovi consumi di suoli agricoli e naturali e orienti la propria azione verso la rigenerazione della città esistente, tutelando e incrementando l’offerta di servizi ecosistemici e la biodiversità urbana.
Per dare efficacia e forza a questo percorso di transizione verso un modello sostenibile ed ecologicamente orientato rimane necessario il supporto di una legge nazionale di principi.
Negli ultimi anni sono state presentate e discusse, in più legislature, diverse proposte di legge per il contenimento del consumo di suolo ma nessuna è stata davvero condivisa da riuscire ad arrivare all’approvazione parlamentare.
Si è trattato però di proposte ancora settoriali, limitate ad affrontare un tema, pur urgente, ma strettamente intrecciato con altre questioni prioritarie della riforma del governo del territorio nel nostro Paese.
Questa è la direzione che, come Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) auspichiamo: che in tempi brevissimi e a supporto delle strategie territoriali di investimento del PNRR, sia messa in campo una legge di principi per il governo del territorio che fissi tra i punti fondamentali l’azzeramento del consumo di suolo e la priorità della rigenerazione urbana e che garantisca un quadro normativo di coerenze per dare efficacia all’azione legislativa regionale altrimenti ancora troppo eterogenea e poco incisiva.
Lo dimostrano i dati quantitativi del Rapporto che rilevano paradossalmente un maggior consumo proprio nelle regioni (Lombardia e Veneto in testa) che hanno una legge per la riduzione dei processi di urbanizzazione e per incentivare la rigenerazione urbana.