La consapevolezza dell’enorme gravità della tragedia che ha appena colpito le zone terremotate, dovrebbe portare ad un momento di riflessione che non può che riguardare prima di tutto “profonde emozioni di pietà e carità”.
Per contro i professionisti dei “Talk-show” e dell’audience hanno provveduto non solo a fornire correttamente ampia e dettagliata informazione di quanto avvenuto, ma hanno anche cercato di trattare argomenti tecnici estremamente complessi e delicati come quello riguardante la problematica antisismica, con discussioni e trattazioni televisive che, per la esiguità del tempo concesso, comportano fatalmente una certa superficialità ed approssimazione tanto da rischiare di trasmettere alla pubblica opinione idee e considerazioni non del tutto pertinenti per la necessità di pervenire a titoli e conclusioni estremamente sintetici. In questo tragico momento nei vari “media e talk-show”, parlano di argomenti estremamente specialistici e difficili, varie categorie di persone che forniscono al lettore ed allo spettatore la propria personale idea in merito, quasi come se esse stesse rappresentassero i massimi esperti in materia antisismica.
In realtà l’aspetto della prevenzione antisismica nelle costruzioni è argomento per addetti ai lavori ed in particolare per gli Ingegneri strutturisti specializzati nelle problematiche sismiche che con grande esperienza e capacità professionale sono in grado di affrontare correttamente il problema della progettazione antisismica e sono quindi in grado di fornire apposite indicazioni alle Istituzioni ed ai privati.
Ecco perché questo Ordine Professionale ritiene di avere pieno titolo ad esporre il proprio parere in merito ritenendolo autorevole e doverosamente espresso al fine di una corretta informazione nei confronti di tutti.
Il suddetto parere viene sintetizzato nei seguenti punti:
1) Non esiste la possibilità di realizzare costruzioni edili capaci di resistere in ogni caso a qualsiasi fenomeno naturale, compreso un evento sismico estremo.
È invece ingegneristicamente ed economicamente accettabile, come previsto dalla Normativa vigente, realizzare costruzioni edili che, pur subendo danni in caso di evento sismico (o altro evento naturale), sono in grado di resistere agli effetti dei terremoti (o di altro) lasciando il tempo necessario a salvare le vite umane e, per quanto possibile, a contenere i danni materiali negli immobili.
2) La prevenzione antisismica per le nuove costruzioni è il frutto di un percorso culturale che parte da:
• Normativa urbanistica, che deve individuare l’edificabilità delle aree, anche perché ogni atto urbanistico (di qualsiasi città d’Italia), per essere utilizzato, deve avere il nulla-osta e quindi il parere positivo del Geologo dell’Amministrazione Pubblica che approva l’atto stesso: perciò tutti i P.R.G. dei circa 8.000 Comuni d’Italia, hanno ricevuto il relativo parere di edificabilità geologica da parte di un geologo e di un gruppo di geologi a ciò preposti per Legge.
• La formazione dei tecnici-progettisti architettonici, che devono essere pienamente consapevoli delle conseguenze che alcune scelte architettoniche (se pure esteticamente gradevoli) possono comportare sulla risposta strutturale dell’edificio, informando ed indirizzando correttamente il Committente per garantire la durabilità della costruzione.
• La corretta informazione, anche da parte delle Istituzioni, della Committenza in genere, sulle conseguenze di scelte non coerenti con la prevenzione antisismica o comunque sulla durabilità delle costruzioni nel tempo.
3) La “mitigazione” degli effetti dovuti al sisma e quindi al miglioramento antisismico per le costruzioni esistenti, comporta problemi più complessi.
Infatti si deve essere consapevoli che la maggioranza degli edifici presenti nel nostro paese è in parte storico (in muratura di mattoni ed in piccola porzione di grande capacità di resistenza), in parte maggioritaria è solo “vecchia” con edificazione progressiva, con leganti a volte insufficienti, materiali in pietre e sassi misti a mattoni, la cui stabilità è puramente casuale soprattutto a fronte di un evento sismico (vedasi le rovine dei fabbricati distrutti in Irpinia, in Abruzzo, in Emilia Romagna e nell’attuale evento sismico).
Mettere in sicurezza i suddetti fabbricati del patrimonio edilizio italiano più deboli e fatiscenti, è problema estremamente complesso sia da un punto di vista tecnico che economico e ciò vale anche per molti fabbricati di valore storico e di proprietà pubblica, che sono comunque sottoposti alla tutela delle Soprintendenze. E’ importante quindi intervenire con una corretta “diagnosi” dell’immobile da un punto di vista sismico e intervenire con le migliori soluzioni tecniche innovative per limitare la vulnerabilità sismica dell’edificio. Stessa cosa andrebbe estesa anche a tutto il patrimonio edilizio edificato nel dopoguerra (anni ‘50 –‘60).
Intere fasce di complessi abitativi, risultano edificati per pezzi e porzioni senza alcun concetto di prevenzione strutturale antisismica.
Per affrontare il problema dei fabbricati esistenti sarebbe opportuno:
• Per i fabbricati pubblici e strategici: prevedere piani pluriennali di intervento con interventi anche di “ristrutturazione urbanistica” con possibilità di demolizione e ricostruzione, mediante intervento programmato pubblico, così come peraltro già prevede la normativa in merito.
• Per i fabbricati privati: è necessario che le normative urbanistiche dei singoli Comuni si concentrino sull’importanza e l’esigenza di permettere ogni intervento possibile di miglioramento/adeguamento antisismico. È pure necessario che il privato, costretto a spendere molto di più per la ristrutturazione di un edificio esistente rispetto alla nuova costruzione, sia in grado di recuperare almeno una parte della spesa di una defiscalizzazione programmata, così come già esiste per il risparmio energetico ecc.
• Per tutto il patrimonio edilizio esistente
Sarebbe necessario preparare le popolazioni alla prevenzione con esercitazioni periodiche programmate nelle scuole, negli edifici pubblici, nei condomini, ecc. che servono sia a sensibilizzare le popolazioni, sia ad insegnare a tutti i comportamenti da tenere in caso di necessità.
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Posto quanto sopra ci si può chiedere quali possano essere le considerazioni finali e di prospettiva strategica da proporre alla Istituzione Pubblica ed in primis all’Organo di Governo che, finora, a parte le dichiarazioni formali dopo ogni evento drammatico, di fatto poco ha realmente messo in campo per dotare l’Italia di una visione strategica e programmatica della prevenzione contro le calamità naturali.
Di seguito si cerca di sintetizzare:
A) Oggi l’Italia è dotata delle normative antisismiche più avanzate nel mondo e così è da tutti riconosciuto;
B) Gli interventi per realizzare nuove costruzioni e per migliorare e/o adeguare sismicamente le costruzioni edili, eseguiti nel rispetto delle nuove normative antisismiche del 2008 portano ad ottimi risultati se eseguiti da ditte competenti ed esperte.
C) È necessario che l’Istituzione provveda finalmente alla definizione più chiara possibile di un Albo di Imprese specialistiche che possano intervenire nell’ambito edile antisismico; eliminando gli appalti affidati al massimo ribasso e sostituendoli con quelli con offerta tecnicamente migliorativa e corredati da contenuti progettuali. Inoltre, essenziale è il rispetto della professionalità dei professionisti specialistici in materia antisismica e il controllo effettivo da parte delle Istituzioni pubbliche.
D) Se è vero che l’Italia è dotata di una legge antisismica tra le più avanzate, è anche vero che ogni Regione ha cominciato a legiferare sulla materia (non si entra nel merito sul potere legislativo previsto dal Titolo V della Costituzione), creando una vera e propria confusione tecnica e burocratica nell’intero ambito nazionale con interpretazioni e disposizioni spesso differenti tra le varie Regioni.
Il problema della sicurezza nei confronti della pubblica incolumità deve tornare ad essere materia esclusiva dello Stato.
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Per concludere questo Ordine precisa e sottolinea quanto segue:
Agli specialisti Ingegneri strutturisti antisismici, viene spesso posta la domanda:
“Questo fabbricato è antisismico?”
Si precisa che la domanda così esposta non ha la possibilità di risposta univoca comune, infatti e prendendo come esempio il territorio della Provincia di Forlì-Cesena – Rimini, dichiarato totalmente sismico (zona 2) fin dal 1983, un fabbricato è considerabile come antisismico in relazione alla normativa antisismica valevole all’atto della sua costruzione.
Le normative antisismiche oltre a quelle derivanti dalla L. 64/74, per il territorio di Forlì, sono le seguenti:
- Legge sismica valevole al 1983
- Legge sismica valevole dal gennaio 1996
- Legge sismica valevole nel 2001 (D.M. 380)
- Legge sismica valevole nel 2005
- N.T.C. del 14/01/2008 (NTC/2008)
Posto quanto sopra si può affermare per esempio che un fabbricato costruito nel 1998 risulta antisismico in relazione alla corretta applicazione delle normative antisismiche del 1996; lo stesso fabbricato tuttavia non si può dichiarare formalmente antisismico ai sensi delle N.T.C./2008, in quanto non è stato edificato conformemente a questa ultima normativa antisismica: tutto ciò in ogni caso non significa che il fabbricato dell’esempio fatto non abbia capacità antisismiche di livello adeguato.
Quanto sopra esposto, che chiarisce la indeterminatezza e relatività del concetto di “fabbricato antisismico”, tuttavia comporta un’evidente garanzia che il suddetto fabbricato, se pure non realizzato in base alla normativa più attuale e più stringente, è effettivamente capace di resistere ad eventi sismici in modo tale da garantire sufficientemente la salvaguardia della pubblica incolumità e la limitazione dei danni materiali a seguito di reali eventi sismici.
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Un’ultima considerazione pare a questo Ordine necessaria.
Spesso richiamiamo le capacità antisismiche delle costruzioni realizzate in Giappone, considerando i tecnici e le imprese di quel paese certamente molto capaci in ciò e comunque più capaci di noi.
Ciò non è obiettivamente vero ed in realtà gli eventi sismici che avvengono normalmente in Giappone sono estremamente più severi di quelli che avvengono in Italia, eppure da noi le conseguenze sono così più gravi (da noi 6° grado; in Giappone 8/9° grado: vedi Centrale Fukushima).
La considerazione da fare è la seguente:
• Il patrimonio edilizio italiano esistente è in larghissima parte di scarsa qualità costruttiva e costruito con materiali piuttosto scadenti, come emerge chiaramente dalle rovine degli eventi calamitosi.
• Le città giapponesi, esempio è proprio Tokyo-Osaka ecc, sono state in gran parte demolite e ricostruite e nei centri storici (che in realtà non sono più tali) i fabbricati sono del tutto isolati tra loro funzionando singolarmente.
• Nei nostri centri storici, rinforzare una sola unità immobiliare di un complesso a schiera, può produrre più pericoli anche per i fabbricati adiacenti rispetto ai vantaggi per quella unità immobiliare perché spesso non è possibile conoscere strutturalmente l’immobile attiguo del vicino;
• Gli interventi di miglioramento sismico che si possono eseguire sul patrimonio edilizio italiano esistente, non costituiscono di per sé un sicuro adeguamento antisismico dell’edificio. I due tipi di intervento citati sopra sono totalmente differenti come garanzie di sicurezza per i vari corpi di fabbrica.
• Intervenire nel patrimonio edilizio esistente comporta costi ed investimenti che il singolo cittadino non può certo affrontare da solo, ma è necessario un piano strategico nazionale pluriennale che consenta di vedere un futuro migliore per le nuove generazioni.
Infine è assolutamente necessario operare secondo Procedure di Qualità integrate, presupposto imprescindibile per l’utilizzo delle nuove tecnologie antisismiche di sicura efficacia che coinvolgano sia i progettisti, le Imprese esecutrici e le Amministrazioni appaltanti.
E’ sicuramente importante riuscire ad imparare anche dai precedenti fallimenti e sarà altrettanto importante che tutti, d’ora in avanti, facciano la propria parte!