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Professionisti tecnici, in arrivo un superalbo? Intervista a Leopoldo Freyrie, Presidente CNAPPC

Tra le tante novità introdotte dal Decreto Liberalizzazioni in materia di professioni, vi sono alcune abrogazioni e modifiche di coordinamento sul comma 5 dell'articolo 3 del decreto-legge 138/2011. In particolare viene previsto l’inserimento di un richiamo espresso alla riduzione e all’accorpamento, su base volontaria, fra professioni che svolgono attività similari.

L’accorpamento di categorie similari consentirebbe una notevole riduzione dei costi di amministrazione degli ordini professionali a livello provinciale, regionale e nazionale, con una conseguente riduzione dei costi anche per i professionisti.

Presidente Freyrie, cosa pensa di questa modifica introdotta dal Decreto?

La modifica è stata voluta, da quanto mi consta, da geometri e periti edili e industriali: non abbiamo nulla in contrario ad un loro accorpamento che sarebbe volontario e legittimo. Quanto alla riduzione delle quote di iscrizione agli Albi degli Architetti, esse sono, già, mediamente inferiori della metà rispetto a quelle francesi o inglesi.

Pensata in questi termini, senza specificare principi in base ai quali definirla, la possibilità di accorpamenti potrebbe sembrare una sorta di “condono” per mettere insieme diplomati e laureati?

Per quanto riguarda gli architetti, escludo qualunque possibilità di accorpamento tra i professionisti in possesso della laurea magistrale e i diplomati, tanto più che la Direttiva europea che ci riguarda definisce con precisione quale sia il corso di laurea necessario per essere architetto.
"La formazione di architetto comprende almeno quattro anni di studi a tempo pieno oppure sei anni di studi, di cui almeno tre a tempo pieno, in un'università o un istituto di insegnamento comparabile. Tale formazione deve essere sancita dal superamento di un esame di livello universitario.
Questo insegnamento di livello universitario il cui elemento principale è l'architettura, deve mantenere un equilibrio tra gli aspetti teorici e pratici della formazione ..."

Da alcune sue dichiarazioni, gli architetti escluderebbero qualsiasi fusione, ma forse sarebbero disposti a definire delle azioni comuni per il futuro delle professioni tecniche e per affrontare insieme le difficoltà che si presentano con l’aggravarsi della crisi che sta colpendo il mercato. È corretto?

Confermando che escludiamo qualunque fusione, non essendoci una coincidenza - se non parziale - con le competenze di altre professioni tecniche laureate, il CNAPPC è parte attiva nella collaborazione con le altre professioni tecniche laureate e diplomate, tanto più che il processo di riforma in corso comporta un coordinamento in alcune materie comuni, come le Società tra Professionisti.

In questa ipotesi, si potrebbe definire una sorta di protocollo d’intesa?

Il CNAPPC, per esempio, ha già proposto ai colleghi degli altri Consigli Nazionali la costituzione di una Camera di conciliazione nazionale per le competenze professionali; così come ci coordiniamo con i colleghi del PAT riguardo alle iniziative connesse alla Riforma delle professioni. Intendiamo, cioè, procedere sulla strada del confronto e della collaborazione, anche costituendo, dove sia utile, organismi comuni sulla base di protocolli d'intesa,