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Qualifica di prodotto o di ricetta? Riflessioni sulla validità della ricetta fissa come garanzia di qualità

Riflessioni sulla validità della ricetta fissa come garanzia di qualità

Qualifica non fa rima con fiducia
Il 18 ottobre dello scorso anno chi si trovava nello Spazio Concrete al Made Expo di Milano ha forse pensato per un attimo di non trovarsi in Italia, ma in un paese ideale, dove il mondo delle costruzioni si fonda solo su prestazioni, competenza e responsabilità. Il Prof. Giuseppe Mancini, uno tra i più autorevoli strutturisti europei, ha infatti detto una frase apparentemente innocua ma dirompente, che suonava pressappoco così “non mi interessa affatto cosa mettete dentro al calcestruzzo, ma l’insieme di prestazioni e proprietà che riuscite a garantirmi”. E l’Ing. Antonio Lucchese, del Servizio Tecnico Centrale del CSLLPP, ha confermato dal punto di vista normativo la sostanza del ragionamento. Perché posizioni così ragionevoli e sensate dovrebbero trovarsi fuori posto in un paese come il nostro? È presto detto: perché in Italia ancora oggi il sistema più in voga per ottenere l’adeguatezza di un calcestruzzo sembra essere quello di bloccare una volta per tutte su un foglio di carta le pesate dei suoi ingredienti, in barba ai principi di prestazione, competenza e responsabilità.
Un’attività formale, questa, che è definita qualifica della ricetta, ma che a ben pensarci potrebbe corrispondere a una “squalifica del fornitore”, per implicita sfiducia nei suoi confronti.
A dire il vero, chi ha introdotto l’istituto della qualifica di ricetta alla fine degli anni ’80 ne aveva ben donde, trovandosi di fronte a un settore che non poteva davvero definirsi industriale, né tanto meno offrire garanzie basate su competenza e responsabilità.
Nessuno dubita dunque, della grande spinta innovatrice che le prime qualifiche (legate sempre alle maggiori infrastrutture pubbliche) hanno dato al sistema. Certamente si deve anche ad esse il forte sviluppo tecnico e organizzativo che ha caratterizzato negli ultimi vent’anni il settore del calcestruzzo preconfezionato italiano.
Nonostante ciò, oggi non avrebbe senso elevare a standard di riferimento le regole comportamentali codificate più di venti anni fa nei primi capitolati di avanguardia. Oggi la situazione è ben diversa: il livello tecnico dei fornitori di calcestruzzo è aumentato e le normative italiane ed europee definiscono con chiarezza le prestazioni e i metodi per controllarle, e anche i requisiti del processo produttivo. E nessuna norma definisce la “qualifica” di un prodotto a prestazione garantita nei termini che si sono gradualmente consolidati in Italia, identificandoli come una rigida lista di pesate.
Ma soprattutto vale una considerazione di carattere tecnico: i requisiti prestazionali odierni, più stringenti che in passato, sono sempre meno compatibili con la tradizionale qualifica di ricetta. Come vedremo più avanti, essa mostra infatti numerosi segni di debolezza applicativa e di contraddizione tecnologica, che promettono di accrescersi nel tempo.

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