Calcestruzzo Armato
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SCC: Classi di consistenza e caratteristiche per una corretta prescrizione

In questo articolo si descrive cosa è un calcestruzzo autocompattante detto anche SCC, quali proprietà lo caratterizzano, quali metodi ci sono per classificarlo e come sceglierlo correttamente in base alle opere da realizzare.

Che cosa sono i calcestruzzi autocompattanti

I calcestruzzi autocompattanti sono particolari calcestruzzi che non necessitano, durante la posa, di alcun sistema di vibrazione o compattazione, poiché sono in grado autonomamente di riempire completamente gli spazi tra armature e casseforme, garantendo in contemporanea un’efficace espulsione dell’aria intrappolata in eccesso, rispetto a quella fisiologica, e alti valori della resistenza in opera.

Da questo punto di vista, i calcestruzzi autocompattanti possono ritenersi una naturale evoluzione di quelli superfluidi e sono stati sviluppati per rendere la qualità del calcestruzzo in opera il più possibile indipendente dalle operazioni di posa e compattazione. Altra caratteristica dominante è la velocizzazione delle operazioni di posa, per la realizzazione di strutture con rilevanti volumi di calcestruzzo impiegati.

SCC: Classi di consistenza e caratteristiche per una corretta prescrizione

 

Le Proprietà del calcestruzzo autocompattante

L’autocompattabilità è una caratteristica che presenta molti aspetti di diversa natura, andando oltre ala sola capacità del calcestruzzo di riempire facilmente la cassaforma con velocità di esecuzione del getto superiori a quelle conseguibili con conglomerati superfluidi.

Un calcestruzzo autocompattante infatti per essere realmente tale, deve possedere caratteristiche particolari.

Deve essere sicuramente caratterizzato da un’elevata capacità di scorrimento in assenza di ostacoli (elevata deformabilità), ossia deve essere in grado di cambiare la sua forma in virtù solo del peso proprio raggiungendo distanze più o meno elevate dal punto di getto del calcestruzzo, all’interno delle zone casserate, e deve avere un’elevata resistenza alla segregazione, al fine di realizzare strutture o parti strutturali il cui volume sia costituito da materiale di caratteristiche omogenee in ogni suo punto. La resistenza alla segregazione è caratterizzata da più fenomeni agenti contemporaneamente: resistenza alla “segregazione esterna”, resistenza alla “segregazione di flusso” e resistenza alla “segregazione interna”, che ora verranno analizzate singolarmente.

La resistenza “segregazione esterna” è poter ridurre al minimo la tendenza alla separazione degli ingredienti durante il getto all’interno dei casseri. Essa è strettamente collegata alle modalità di messa in opera ed in particolare all’altezza di caduta libera del calcestruzzo. Tale fenomeno può essere mitigato con un’attenta scelta degli ingredienti unita ad una serie di accortezze nella composizione della miscela, senza dimenticare l’applicazione delle corrette procedure di posa in opera.

La resistenza alla “segregazione di flusso” è necessaria, perché grazie all’elevata fluidità di un calcestruzzo autocompattante, viene richiesta la capacità di percorrere alcuni metri dal punto di introduzione all’interno dei casseri o dell’elemento strutturale da realizzare. Quindi, durante il percorso non si possono verificare fenomeni di separazione degli ingredienti che costituiscono un SCC. A tal proposito, la malta: acqua + cemento + aggiunte minerali + frazioni fini della sabbia + aria, deve essere dotata di una corretta viscosità per trasportare i granuli grossi degli aggregati, soprattutto quando il calcestruzzo deve poter fluire attraverso dei restringimenti di sezione o in zone caratterizzate da un’alta densità di armature. Questa caratteristica è identificata con il termine di “capacità di attraversamento” (“passing ability”) e risulta una delle proprietà fondamentali degli autocompattanti che, deve combattere la naturale tendenza degli aggregati grossi a procedere con una minore velocità rispetto alla malta di cemento, per effetto dell’aumento delle collisioni dei granuli grossi in prossimità dei restringimenti di sezione, con il rischio di creare fenomeni di blocco del flusso del calcestruzzo (blocking).

La resistenza alla “segregazione interna” è necessaria dal completamento del getto del calcestruzzo autocompattante all’interno delle proprie casseforme, che deve conservare l’omogeneità di distribuzione degli ingredienti evitando la segregazione degli aggregati grossi sul fondo e limitare la risalita di acqua di bleeding negli strati superficiali.

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