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Nasce il WEB 3.0, in Italia

Un caro amico, il dott. Dimitri Dello Buono del CNR, mi ha proposto nei giorni scorsi di partecipare ad un evento scientifico, un WorkShop a Roma, nella Sala conferenze dell’Unicef, dove università, delegati di vari ministeri, il CNR e altri esperti avrebbero discusso della ‘Partecipazione Pubblica nel Monitoraggio Ambientale’.

Visto il parterre dei relatori e l'importanza dell'argomento non potevo mancare ... e quindi mi sono recato a Roma per seguire l'evento.

Il clima, non so se sia il caso di usare questo termine, è tranquillo e pacato ed ho immediatamente l’impressione che gran parte dei partecipanti siano vecchi amici che si conoscono da sempre. Saluti veloci e scambi di sguardi da lontano lasciano intendere che ci sia una certa sintonia.

Ho letto, in treno venendo qui, qualche articolo che avevamo già pubblicato su INGENIO sul progetto che sta per essere presentato, il progetto MITO, e capisco che è un importante passo in avanti che il Ministero dell’Università ha fatto per offrire al mondo della ricerca uno strumento per la condivisione dei dati, delle informazioni e della conoscenza. MI leggo qualche appunto che mi ha mandato il mio amico ... e capisco che questo sistema permetterà agli studenti di scambiarsi, come in un social network, dati ed informazioni e comprendo presto la grande differenza che c’è tra questi due concetti.

Il susseguirsi degli interventi velocemente scioglie quell’alone che rendeva ancora non chiari alcuni concetti. Gli esempi del Dott. Sambucini, di ISPRA, prima e del Prof. Laloggia, dell’Università di Palermo, poi mi chiariscono, nel giro di mezz’ora, cosa sia questo progetto.

Amo internet ed uso i social network ormai da anni e, vedendo cosa hanno realizzato queste università, resto subito affascinato anche se non comprendo immediatamente fino in fondo le caratteristiche tecniche del sistema. Capisco però che quando migliaia di persone, di estrazione diversa con caratteristiche diverse, vengono accomunate da uno strumento sul web, che permette di interagire e di comunicare, tutto diviene più facile e veloce.

Una frase fugace detta da un ricercatore (proprio DImitri Dello BIono) mi apre la mente e rifletto a lungo sul suo contenuto. “Una mappa, a differenza di un testo, non ha lingua e viene letta allo stesso modo da un cinese, un coreano, un americano o un italiano”.

Rifletto su questo concetto e rifletto sul concetto di gestione dell’informazione nello spazio e nel tempo che lo stesso ricercatore velocemente, come se fosse una cosa banale e usuale, esprime poco dopo.

Penso che oggi l’informazione sia divenuta una delle risorse più importanti ed essenziali e realizzo che una posizione è di per se un informazione. Dove e quando sono a volte la sola informazione che cerchiamo e realizzo che io stesso la prima cosa che domando quando chiamo qualcuno è ‘dove sei’ .

Ascolto poi la discussione che scaturisce e scopro con sommo piacere che ho appena assistito alla presentazione di qualcosa di innovativo che viene ben presto definita non WEB 2.0, come mi sarei aspettato di sentire, ma qui il WEB 2.0 ormai è passato da tempo qui si parla di WEB 3.0, siamo già nel futuro e non me ne ero accorto.

La cosa più sconvolgente è che tutto questo è pensato in Italia, sviluppato in Italia e usato dalle università italiane anzi, per ora, dalle università del meridione d’italia.
Sogno o son desto ?

Credo per un attimo di essere su scherzi a parte non è possibile quello che sento, tutto troppo perfetto.  Vengo smentito anche in questo, infatti, il ricercatore che ha coordinato il gruppo di sviluppo mentre illustra la tecnologia sviluppata si blocca. Gelo in sala, il pc su cui doveva partire un video si inceppa.

Allora non sono alieni mi dico, sono umani come noi ma il dubbio mi riviene cinque secondi dopo quando, senza scomporsi più di tanto, il ricercatore riprende la sua presentazione a braccio, senza il video, ed io ho capito tutto quello che ha detto. Che me lo abbia trasferito telepaticamente o che sia un grande comunicatore poi lo scoprirò ma, una cosa è certa, non vedo l’ora di scoprire, da domani, come il sistema MITO verrà adottato dalle università italiane e come l’europa reagirà a questo nuovo sistema.

Nel dibattito finale, infatti, con una certa semplicità, come se fosse una cosa di tutti i giorni, un delegato propone di far utilizzare il sistema agli altri stati membri perché è pronto per essere di supporto alla ricerca europea ed un altro delegato, prendendo la parola, gli risponde : “Ma perché metti limiti allo strumento, io sono delegato italiano al palazzo di vetro dell’ONU ed ho già proposto alle Nazioni Unite di usare il sistema cosa che credo verrà accettata a breve” (sempre Dello Buono).

Salendo in treno ho letto che Renzi nel suo viaggio in america ha visitato una centrale enel innovativa e mi chiedo se Renzi abbia coscienza che molto più vicino, dove forse nessuno guarda spesso, nelle Università di Campania, Puglia e Sicilia c’e’ qualcosa di davvero innovativo e sconvolgente che le Nazioni Unite utilizzano già da anni e che può cambiare il WEB.
Il WEB 3.0 è italiano e non deve parlare nessuna lingua perché un Cinese, un Giapponese, un coreano, uno statunitense ed un europeo lo leggono tutti allo stesso modo.