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61 Congresso CNI: il discorso di apertura del Presidente Zambrano

Data di pubblicazione originale dell'articolo: 22/6/2016


OFFICINA ITALIA: la parola chiave è costruire il futuro della professione

Con questo Congresso vogliamo dare l’avvio a un percorso condiviso per definire un progetto dedicato al futuro della professione. E lo vogliamo fare con un nuovo approccio, che è stato anche alla base della programmazione di questo 61° Congresso Nazionale, quello del lavorare insieme.

Armando Zambrano ha aperto il suo discorso congressuale con queste parole, sostenuto da un video in cui si è dato testimonianza delle numerose riunioni che hanno preceduto il Congresso e a cui hanno partecipato ingegneri da tutta Italia, di diverse specializzazioni, di diversa provenienza ed età. Un’iniziativa che ha già dato i primi frutti e che al Congresso saranno scintille positive per una discussione ampia e vivace.
E per rafforzare questo concetto, Zambrano ha voluto sottolineare che queste proposte dovranno fare da base per la discussione, non di uno, ma di numerosi congressi.

Un dibattito che verrà portato anche alla Rete delle Professioni e nei rapporti con le Istituzioni.

Un percorso avviato grazie al supporto di tutto il Consiglio Nazionale e i 106 presidenti degli Ordini territoriali, e che dopo 5 anni di esperienza presenta oggi risultati concreti.

Tra questi il forte rapporto con l’UNI, nodo cruciale per la costruzione delle norme che fanno da struttura tecnica per lo sviluppo del Paese.

In 5 anni va ricordato che il numero di Ingegneri è cresciuto di oltre 100.000 unità, arrivando a oltre 700.000 ingegneri laureati, numerosi Rettori sono Ingegneri, ed ingegnere è il Presidente della Conferenza dei Rettori; 245.000 sono gli ingegneri iscritti agli ordini.

Tutto questo in un periodo in cui la crisi ha ridotto fortemente il reddito dei professionisti, portando numerosi Ingegneri a lasciare l’Italia, oltre tremila l’anno. Una emigrazione che è segno di orgoglio per il valore della nostra professione ma anche un momento di tristezza per non essere riusciti a trattenerli.

Anche perché l’Italia, ha ricordato Zambrano, è fonte di grandi innovazioni ed eccellenze nel mondo, come è stato sottolineato dall’evento dedicato a questo tema a Roma un mese e mezzo fa.

5 anni in cui la L.148 di riforma delle professioni aveva messo in forte discussione anche il futuro delle professioni tecniche regolamentate, si era addirittura incolpato i professionisti del problema della crisi, da Confindustria e dalle Banche arrivavano attacchi continui alla professione, alle tariffe, alla firma obbligatoria dei professionisti nei processi fondamentali della sicurezza delle persone. Tutto si è concentrato allora nell’articolo 3, che ha costituito le premesse per il futuro delle professioni.

In questo articolo si condensano i principi etici della nostra professione, che sono più ampi e più severi di quelli a cui è sottoposto il cittadino e anche gli imprenditori.

Abbiamo allora pensato di fare diventare la riforma una opportunità e non solo un obbligo. E’ questo che ci ha contraddistinto, la visione positiva e costruttiva del futuro.

Partendo da queste premesse Zambrano evidenzia quindi che ci si dovrà occupare in prima persona della necessaria riforma degli Ordini. Fare proposte noi, per evitare che lo facciano altri.

Come farlo ? innanzitutto evitare che l’obiettivo sia quello del raggiungimento numerico minimo territoriale. Il progetto di autoriforma non deve partire dalla ridistribuzione delle poltrone, ma deve partire dalle esigenze dei nostri iscritti.
Dobbiamo pensare a una “carta dei servizi” rivolta specificatamente ai nostri iscritti, ma tenendo fissa la barra sulla tutela della professione e quindi della comunità e dei singoli cittadini. Molti oggi non capiscono la forza dell’Ordine su questo punto.

Qualcuno ci accusa di fare pochi procedimenti disciplinari: si sorprendono perché non conoscono il funzionamento dell’Ordine, una piattaforma che costantemente opera come network virtuoso sul territorio spingendo tutti i professionisti a lavorare correttamente e di fatto espellendo chi non è meritevole del titolo, ancor prima di arrivare ai procedimenti disciplinari.

Una trasformazione degli Ordini che deve tenere conto della profonda evoluzione che la nostra società sta avendo con la digitalizzazione diffusa, una evoluzione in cui l’ingegnere è e sarà sempre più centrale.
Siamo di fronte a una crescente necessità di relazione tra competenze professionali, intra ed extra – di qui l’importanza della rete elle professioni – a cui dovremo dare una risposta sul piano dell’organizzazione generale.

Ricordiamoci che veniamo da una riforma in cui si è fatto l’errore enorme dell’abolizione dei minimi per le tariffe professionali, con cui si è tolto un importante supporto per la valorizzazione delle prestazioni dei nostri professionisti. In alcuni Paesi, il CESEC ci ricorda, che la fissazione di tariffe regolamentate è nata per tutelare il cittadino e non i professionisti.

E’ questa la nostra posizione, tornare a un regolamento delle tariffe minime per tutelare il cittadino che non è in grado ci capire, e quindi valutare, la proposta di una prestazione.

Su questo punto Zambrano apre un nuovo fronte tematico: basta pensare agli ingegneri come coloro che fanno solo i calcoli. Noi siamo coloro che possono essere in grado di realizzare i progetti definitivi ed esecutivi. Attraverso la nostra professionalità e non i tecnicismi normativi che si potrà lavorare per la trasparenza e il controllo dei costi negli appalti pubblici.

E con il 2% non si può fare la progettazione di qualità. Nei paesi anglossassoni costa il 32%, in altri paesi industriali il 16/20%.  Con il 2% è impensabile sostenere che si può fare progettazione dei qualità.
Ecco perché serve una tariffazione minima. Qualche risultato è stato ottenuto, ma occorre ottenere un pieno riconoscimento, anche economico, del nostro valore.

Zambrano, evidenzia un altro passaggio chiave su come gli Ingegneri hanno reagito alla riforma: quello del rispetto delle regole e forte collaborazione per migliorarle. Di qui, per esempio, il supporto che il CNI ha dato per la realizzazione del nuovo Codice degli Appalti. Non tutto quello che era stato proposto è stato recepito, per esempio per l’appalto integrato, ma soprattutto grazie alla collaborazione con ANAC oggi usciranno delle soft law molto vicine alle nostre idee.

Le regole servono, e dovrebbero essere rispettate da tutti: è improprio che sul nostro sistema ci siano soggetti come le Società di Ingegneria, che non hanno controlli professionali,  possano per esempio operare nel mercato dei servizi privati. Un mercato è tale solo se tutti gli operatori devono rispettare le stesse regole. Alcune Banche hanno fatto delle società di ingegneria, poi le stesse si sono proposte, con la loro forza per seguire progettazione totale, per poi dire: vi diamo i soldi anche per fare questo. Un enorme conflitto di interesse, che purtroppo il governo sta appoggiando.
E su questo il CNI non transigerà e continuerà la propria battaglia per regole comuni e giuste, a tutela della professione, della comunità e del singolo cittadino.

 

In allegato il COMUNICATO  STAMPA  UFFICIALE


Primo Commento

Zambrano e il CNI ha recepito la continua richiesta di INGENIO di occuparsi del futuro dell'Associazione. Ci sembra che il percorso avviato sia quello giusto, il più appriopriato e utile. In bocca al lupo.

Il discorso di Zambrano - il primo da quando è presidente del CNI fatto a braccio - è stato di grandissima lucidità e spessore politico per la professione. La sala estremamente piena ha assistito con grande attenzione e condivisione. Vale la pena di leggerlo.

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