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Jobs Act Autonomi: equo compenso dentro, professionisti fuori?

Alla Camera prosegue la discussione sulla possibile individuazione di un equo compenso che tenga conto della natura e delle caratteristiche delle prestazioni svolte, mentre Confindustria chiede di escludere i professionisti che andrebbero trattati in una Riforma a parte

Tornare all'equo compenso e dedicare ai professionisti una riforma ad hoc, esterna al Jobs Act Autonomi (qui il testo approvato dal Senato lo scorso 3 novembre). Sono le ultime 'tendenze' sul tema emerse dalla discussione presso la Commissione Lavoro della Camera, che che ha chiesto di valutare se vi siano le condizioni per affrontare il tema dell’individuazione di un equo compenso che tenga conto della natura e delle caratteristiche delle prestazioni svolte.

Equo compenso
Si tratta di un tema a lungo discusso e di fondamentale importanza per ogni lavoratore autonomo, visto che tratta l'eventuale abolizione dei minimi tariffari ha distrutto il ruolo sociale del professionista.

Secondo Marina Calderone, Presidente del Comitato Unitario degli ordini e collegi Professionali (CUP) che è intervenuto nella discussione presentando un apposito provvedimento sul Jobs Aact Autonomi, “bisognerebbe inserire nel disegno di legge sul lavoro autonomo il concetto di equo compenso del professionista che sia correlato alla qualità e quantità del lavoro svolto. Pertanto, abbiamo ritenuto necessario proporlo nel testo stabilendo la nullità delle clausole contrattuali difformi”.

Il provvedimento, che è composto da 22 articoli, è stato valutato in modo positivo da tutti gli ordini professionali: tra le altre cose, dentro il testo è previsto anche l'ampliamento delle tutele dei liberi professionisti, riconosciuti come soggetti economici che integrano realtà produttive economicamente simili alle Pmi per dimensioni, problematiche ed esigenze.

Non solo: il CUP spimge anche sul cosiddetto "lavoro agile", che consenta al lavoratore autonomo/professionista di conciliare le esigenze di vita attraverso una maggior flessibilità dei rapporti di lavoro, come forme contrattuali di lavoro agile atipiche che si ritiene utile introdurre nell'ordinamento.

Professionisti fuori dal Jobs Act Autonomi
La riforma delle professioni ordinistiche va trattata a parte, non dentro il Jobs Act Autonomi. E' la richiesta avanzata da Confindustria, in data 10 gennaio, all'audizione alla Camera sul ddl Lavoro Autonomo, e mossa da quello che secondo l'associazione degli industriali è un vero e proprio paradosso, ossia l'equiparazione dei professionisti (intesi in senso ampio) alle imprese da un lato e il presupposto della terzietà assicurata dai professionisti regolamentati, che prefigura un ampliamento delle funzioni sussidiarie loro attribuite, anche in veste "sostitutiva" della pubblica amministrazione, dall’altro.

Per evitare questo 'conflitto', secondo gli Industriali bisognerebbe dividere i settori in cui è auspicabile una decisa deregolamentazione e la conseguente equiparazione alle imprese (anche con la possibilità di partecipare ad appalti pubblici) e quelli in cui permane l'esigenza del presidio ordinistico, a tutela di interessi pubblici.

In tema di lavoro autonomo, la proposta relativa all'introduzione della norma che prevede l'inefficacia diretta delle clausole che attribuiscono al committente la facoltà di modificare unilateralmente il contratto, di recedere senza congruo preavviso e che prevedono termini di pagamento superiori a 60 giorni, secondo Confindustria, porterebbe a una maggiore tutela per il lavoratore autonomo rispetto all'imprenditore, con creazione di uno "squilibrio ingiustificato" tra i contratti stipulati dagli Autonomi e dagli Imprenditori. Da qui la proposta di unificare le condizioni eliminando dal ddl le previsioni speciali a favore dei lavoratori autonomi.

Altre proposte di rilievo
Le principali richieste inerenti il lavoro autonomo da parte della Camera riguardano:

  • la disciplina dei ritardi nei pagamenti (art.3), che estende le disposizioni relative alla lotta ai ritardi nelle transazioni commerciali tra lavoratori autonomi e imprese o pubbliche amministrazioni e tra lavoratori autonomi stessi;
  • la protezione delle professioni ordinistiche (art.6) con prestazioni sociali a favore di chi ha subito una riduzione significativa dei redditi professionali per ragioni indipendenti dalla propria volontà o di salute;
  • la deducibilità delle spese di trasferta (art.7) con totale deducibilità, dal periodo di imposta in corso, delle spese per prestazioni alberghiere e di somministrazione alimenti e bevande sostenute dall'autonomo per l'esecuzione di un incarico impartitogli dal committente;
  • la deducibilità delle spese di formazione (art.8) con deducibilità al 50% delle spese di partecipazione a “convegni, congressi e simili o a corsi di aggiornamento professionale”, inclusi viaggio e soggiorno;
  • l'indennità di maternità (art.12 e 13) con l'eliminazione di astensione dall'attività lavorativa per poter usufruire di tale indennità e introduzione di ulteriori misure a tutela.

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