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Periti industriali: dal 2021 servono laurea triennale e qualifica di ingegnere tecnico

Novità professionali: dal 2021 occorrerà la mini laurea triennale per iscriversi all'albo dei periti industriali con la qualifica di ingegnere tecnico

Novità professionali: dal 2021 occorrerà la laurea triennale per iscriversi all'albo dei periti industriali con la qualifica di ingegnere tecnico. Attualmente è sufficiente invece il diploma di istituto tecnico industriale.

Per iscriversi all'albo dei periti industriali, dal 2021 sarà necessaria la laurea triennale e la qualifica di ingegnere tecnico. Lo ha affermato Giampiero Giovannetti, presidente del Consiglio nazionale dei Periti Industriali (CnPi), che ha enunciato i cambiamenti del ruolo del perito industriale nel corso degli anni, precisando che negli anni 90, "con le normative sulla sicurezza e l’obbligo della certificazione di conformità, il perito industriale libero professionista si è occupato di progettazione di impianti termici ed elettrici e delle relative certificazione, sia per le abitazioni, sia per gli immobili industriali. Nel settore lavoro dipendente, in tempi più recenti i periti industriali iscritti all’Ordine, sono occupati presso Asl ed enti locali, dove come requisito per l’assunzione, è richiesta l’iscrizione all'albo dei periti, per compiti tecnici, di controllo, e adeguamento degli impianti alle norme di sicurezza dei lavoratori e dei prodotti alimentari".

Allo stato attuale, l’albo professionale dei periti industriali conta 42 mila iscritti totali e si articola in 37 specializzazioni, che vanno dal perito meccanico al perito informatico, elettrotecnico, edile, fino al tessile e l’agroalimentare, suddivisi secondo i seguenti ambiti: 56% progettazione; 34% direzione lavori; 33% consulenza; 25% collaudi; 21% certificazioni. Il volume d'affari di un perito industriale si aggira sui 45 mila euro lordi l'anno (30 mila netti).

Però, ogni anno, su 50 mila periti industriali diplomati, "solo 1.000 si iscrivono all'albo appena il 2%. Con un trend in calo, il numero di iscritti è passato dai 45.400 del 2012 ai 42.389 del 2016", ha spiegato Giovannelli, che tra le cause ricomprende anche l'eliminazione delle tariffe minime, la stagnazione dei redditi e il peggioramento della prestazione.

Passando alla modifica 'universitaria', Giovanelli ha precisato che "il DPR n. 328/2001 emanato all’indomani della riforma universitaria ha introdotto il modulo universitario 3+2, consentendo anche ai laureati triennali di iscriversi all’albo dei periti industriali. DPR che però ha disincentivato l’iscrizione tra i periti industriali rispetto a quello degli ingegneri per i quali non è richiesto praticantato, mentre per iscriversi all’albo dei periti industriali sono necessari sia il praticantato sia un esame di abilitazione, ma valevole solo per una delle 13 specializzazioni incluse nell’Albo".

Quindi, ad oggi, per potere praticare tale professione è necessario il possesso di una laurea, prevista dalla legge 89/2016, ma con una fase transitoria fino al 2021: fino al 28 maggio 2021 sarà quindi sufficiente il diploma di un istituto tecnico industriale, mentre da tale data in poi per l’iscrizione occorrerà essere muniti di laurea triennale in ingegneria o chimica, geologia o design industriale, più un praticantato di sei mesi e un esame di abilitazione in una delle sezioni specialistiche previste dall’Albo.