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Il valore fondamentale dell’esperienza

Godiamoci il viaggio

Un anno fa mio padre mi ha accompagnato in occasione di una mia trasferta lavorativa.

Si teneva a Cagliari infatti un evento dell’Istituto Italiano del Calcestruzzo organizzato da Ingenio, nell’evento parlava Silvio Cocco che mio padre conosce da tanti anni. Abbiamo così unito l’utile al dilettevole, e ci siamo regalati questa sorta di vacanza. tre giorni assieme fatti di convegni, incontri - anche con l'amico Gianni Massa, in cui abbiamo avuto modo di ricordare la storia straordinaria di suo padre - di chilometri sulle strade della Sardegna alla ricerca di uno scorcio, di un luogo, o del semplice viaggiare. Qualche settimana fa una brutta malattia si è portata via mia madre. Per farci compagnia a vicenda, in un momento ovviamente triste, mio padre mi ha riaccompagnato in un altro viaggio di lavoro, questa volta con un altro amico, Massimo Mariani. Anche in questo caso incontri, eventi, chilometri, racconti.

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Ho passato così dopo tanti anni, alcuni momenti di stretto contatto paterno, come non mi accadeva da quando ancora ero un giovane studente, ma con un rapporto completamente diverso: io non più ragazzo, entrambi padri, ora io al lavoro e lui con me. Il dover stare assieme per le ore di auto, il ricavarsi qualche momento per qualche visita turistica, ci portato a poterci parlare, raccontare, vivere in un modo che la quotidianità non ti consente mai. Ci siamo riscoperti, io lui, lui me, io io, lui lui. Un’esperienza davvero intensa. E lo rifaremo, perchè già nella prossima settimana abbiamo programmato un’altro giro insieme: Modena e Ferrara. 
 
Ho voluto raccontare questi episodi così personali in questo editoriale per più motivi.
Il primo è per stimolare ogni amico e lettore a fare la stessa cosa: il non lasciare che gli impegni di ogni giorno possano impedire a ognuno di noi di regalarsi qualche giorno con il nostro padre. Il secondo perchè questi giorni mi hanno portato ad alcune riflessioni che riguardano non solo la vita ma anche la nostra professione.
 

Innanzitutto la riconquista di un piacere, quello del viaggio

Oramai tutti siamo concentrati non sul viaggio, ma sulla partenza e sull’arrivo. Il viaggio lo viviamo con distrazione, siamo sempre connessi, controlliamo Facebook, Whatsapp, Linkedin, Instagram, Pinterest, la Mail, gli sms, il Corriere.it, cerchiamo la musica, guardiamo un video su YouTube, passiamo ore e ore al telefono. Cazzo sono già arrivato, sono appena salito alla stazione di Rimini e sono già a Milano, ho appena iniziato la giornata e già vado a cena, ho appena festeggiato il Natale ed è estate …. La nostra connessione con il virtuale e l’emergenza ci porta a perderci il gusto del viaggio, del viaggio della nostra vita. Ci accorgiamo che siamo diventati uomini coi capelli bianchi, i nostri genitori vecchi, i nostri figli grandi. Allora ci accorgiamo che non è la meta, ma il viaggio che merita di essere vissuto. 
 
E se riconquistiamo quella libertà di poterci godere, fino in fondo, questo viaggio della vita, ci accorgiamo che in esso il ruolo dell’esperienza è fondamentale. Attenzione, però, al significato che diamo al termine di esperienza. Don Giussani, di cui non sono un seguace, ma di cui ho letto alcuni testi, evidenziava in una lettera a Paolo VI che "Concretamente esperienza è vivere ciò che mi fa crescere. …  Perciò quello che caratterizza l’esperienza non è tanto il fare, lo stabilire rapporti con la realtà come fatto meccanico: è l’errore implicito nella solita frase «fare delle esperienze» ove «esperienza» diventa sinonimo di «provare». Ciò che caratterizza l’esperienza è il capire una cosa, lo scoprirne il senso. L’esperienza quindi implica intelligenza del senso delle cose.
 
Il Padre, vissuto da Padre e non più da figlio, in questo diventa un riferimento. Perchè nel nuovo rapporto il padre non è più l’eroe mitico e invincibile che anima i nostri pensieri e che in questo ruolo è il nostro riferimento (e quando a 18anni ci accorgiamo che non è questo eroe, non lo accettiamo più neppure come uomo). Il Padre è un uomo, che nella sua vita ha avuto le sue vittorie e le sue sconfitte, ha avuto torto e ha avuto ragione, ha fatto le scelte giuste e quelle sbagliate. E’ un uomo. Ma è l’uomo con cui parlare e riflettere liberamente, senza paura di essere giudicato perchè è tuo Padre. E’ colui che ti trasmette quindi la sua esperienza senza chiederti nulla in cambio, ed è colui con cui puoi confrontare la tua esperienza, senza pregiudicare la tua libertà.
 
E ora vorrei unire queste due riflessioni sul valore del rapporto paterno e sul valore dell’esperienza, il tutto rapportato alla nostra professione.
La nostra professione tecnica è complessa, è al tempo solitaria e condivisa. Nella nostra professione è necessario comprendere le cose, scoprirne il senso, per poter poi prendere delle decisioni, che firmeremo con il nostro nome.
E’ quindi fondamentale “vivere ciò che mi fa crescere”. Non basta un software, una norma, e non possiamo procedere per tentativi … per noi fare esperienza non può essere l’andare a tentoni fino a quando l’azzecco, occorre conoscere e comprendere il meccanismo delle cose, comprendere le cose.
Nel passato questo si acquisiva nel tempo attraverso un percorso di affiancamento a chi, per maggiore esperienza, aveva già acquisito le competenze tecniche necessarie. E così di padre in figlio, di mentore in mentore, si tramandava il valore delle cose, si viveva ciò che ti fa crescere. Si viveva appieno il viaggio, lo si condivideva in una fase di crescita, prima, e di trasmissione, poi. La passione era la professione. Qualche giorno fa ho incontrato un gruppo di tecnici commerciali: sapevano tutto delle regole del calcio, nulla delle norme del loro settore. La loro passione non era la loro professione. Non gli interessava il viaggio.
 
Quindi ? questi giorni con mio Padre mi hanno portato a comprendere quanto sia importante tornare a vivere intensamente ogni passo della nostra vita, collegare la passione alla professione, confrontarsi con i nostri colleghi più esperti, animarsi ogni giorno grazie al dubbio e non ingrigirci invece nelle certezze e, soprattutto, a goderci il viaggio.