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I Valori della Cognitive City e le Identità degli Operatori nel Settore dell'Immobiliare

Leggi l'ultimo articolo del prof. Angelo Ciribini sul tema della Cognitive City

Cognitive City: a metà strada tra la Rigenerazione Urbana e la Città Intelligente

eLux Lab dell'Università degli Studi di Brescia ha tra i focus di ricerca e di consulenza primari il tema della Cognitive City, categoria che si pone a metà strada tra la Rigenerazione Urbana e la Città Intelligente.
 
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Tra gli aspetti maggiormente salienti che emergono a proposito della digitalizzazione dell'ambiente urbano e delle sue forme di agglomerazione vi è la capacità di leggere le mappe della città come cartografia degli stili di vita e delle modalità di comportamento dei suoi abitanti e fruitori.
Le forme più banali di questo approccio risalgono alla modellazione energetica degli isolati e dei quartieri, i cosiddetti distretti, quelle più originali, oltre le classiche letture dei fenomeni attraverso, ad esempio, le connessioni alle reti di telecomunicazione, accennano a operazione di sviluppo immobiliari che hanno l'ambizione di coniugare piani altrimenti incomunicanti attraverso la nozione di cittadinanza digitale, che pone innumerevoli quesiti, ad esempio legati all'inclusione sociale, ma che, al contempo, evita di considerare la Smart City in modo riduzionista e tecnocratico, evita di alimentare il sospetto che dietro a essa vi sia un progetto di ingegneria sociale inquietante e meccanicistico: occorre, tra l'altro, considerare attentamente ciò che sta accadendo in Canada a opera di un ICT Global Player.

Quale futuro nella digitalizzazione dello sviluppo urbano?

La digitalizzazione dello sviluppo urbano è un filone tematico ampiamente frequentato secondo molteplici declinazioni (sarebbe sufficiente, per limitarsi a una esplorazione continentale, al Regno Unito o alla Svizzera).
Solitamente, in questo solco, le operazioni di sviluppo immobiliari cercano oggi di generare immaginari legati alla smartness attraverso una serie di iniziative puntuali, non sempre collegate tra loro: si tratta di un artifizio meritevole di attenzione che, tuttavia, rischia di suscitare aspettative eccessive, spesso destinate a risolversi in delusioni precoci.
All'interno di questo orizzonte, in grande divenire, inevitabilmente occorre, prima di tutto, comprendere quale sia il rapporto che intercorre tra i cespiti tangibili e le relazioni immateriali cui essi si rapportano, nella accezione ormai diffusissima della servitizzazione, della riconduzione a servizio, dei cespiti e dei beni immobiliari che ha avuto, in particolare, una notevole fortuna nel settore terziario, in merito al luogo di lavoro e alla sua trasformazione.
Per questa ragione, la cognitività computazionale appare come una delle sfide maggiori da accogliere: per fare ciò, la nozione di gemello digitale, oltre modo abusata, si coniuga, per entrambi i piani citati, con l'esigenza di descrivere, meglio di simulare, il comportamento dei beni così come degli occupanti.

Evoluzione del master plan digitale: la "cartografia digitale BIM/GIS" accompagnata dalla simulazione di "funzionamento dinamico" dei cespiti

Ciò sta a dire che i tentativi di «modellare» edifici, arterie e quant'altro richiede di evitare che si ricada in una semplice «cartografia digitale» che chiameremmo, per comodità, BIM/GIS, ma che occorre simulare il «funzionamento», dinamico, dei cespiti presso cui allocare la rappresentazione delle strutture dei dati che riguardano, ad esempio, i movimenti, i consumi, la solvibilità delle persone che vi lavorano o che vi risiedono oppure che lo faranno in futuro.
Ciò significa che il master plan di una area da sviluppare in termini di Rigenerazione Urbana dovrebbe incorporare, assumere in se stesso, una previsione evolutiva degli isolati, dei canali di mobilità, delle reti, e così via.
Naturalmente, questo «sistema di sistemi» esigerebbe anche che i modelli di dati, o di meta-dati, che vi sono sottesi potessero essere riassumibili in una «sala di controllo» che, un tempo si sarebbe detto ciberneutica, che oggi definiamo cyber-physical, anche perché potrebbe non avere mai una collocazione fisica, ma essere disponibile ubiquamente sul territorio di competenza.

Mappatura digitale cognitiva per il governo e per la trasformazione del territorio e della città

Secondo una prospettiva computazionale, tutto ciò potrebbe indurre a pensare che questa prospettiva evolutiva del quartiere o di un brano di città potesse essere, in qualche modo, prevedibile. Tale possibilità rappresenta quasi una ossessione per molti cultori dell'argomento, in quanto determinerebbe una migliore gestione dei rischi e deriverebbe dallo sfruttamento di un patrimonio di serie storiche di dati che ineriscano a operazioni analoghe o, almeno, a una elaborazione di dati relativi alle esperienze maturate per quell'area in precedenza, anche in termini partecipativi, come oggi accade spesso.
Se questo scenario fosse plausibile, un primo esito che emergerebbe consisterebbe, appunto, nella necessità di disporre di una mappatura digitale cognitiva dell'intero territorio nazionale, quale «infrastruttura» per il governo e per la trasformazione del territorio e della città: questo sarebbe l'investimento principale che il settore della costruzione e dell'immobiliare dovrebbe sollecitare ai decisori politici e direttamente promuovere.

L'identità dei Cognitive Urban & Land Operator

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Il punto è, tuttavia, che occorrerebbe, a questo punto, intuire l'identità dei promotori di queste operazioni che difficilmente potrebbero essere semplicemente denominati «immobiliari», nel senso che, al contrario, pur edificando beni immobili, tra cui reti di distribuzione e arterie di comunicazione, «mobilitano», come si diceva, esperienze di vita, individuale e comunitaria, «danno forma» a emozioni, non certo riconducibili esclusivamente alla sentiment analysis o al customer relationship management.
Gli esperti di Built Asset Information Modeling e di Geographical Information Modeling, così come quelli attinenti all'Internet of Things possono certo sviluppare protocolli di interoperabilità e di interconnessione, che, in realtà, rappresentano gli snodi critici dell'instaurarsi di una «industria delle relazioni», ma la questione della progettualità urbana di cui si parla probabilmente va oltre e non può essere risolta se, per così dire, la relativa value proposition non determina, anzitutto, l'identità di questi Cognitive Urban & Land Operator: professionisti, costruttori, immobiliaristi, utility, FM provider, ICT Player, società di servizi più o meno innovative/i.
Ancora una volta, si tratta di capire se accennando a Prop Tech e a As a Service possiamo meramente restituire l'icona di una digitalizzazione, ben temperata, del settore immobiliare ovvero se tutto ciò porti a una vera e propria transformational disruption.