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Il nuovo Codice Prevenzione Incendi: passato, presente, futuro

Intervista a Gioachino Giomi sul nuovo Codice Prevenzione Incendi (DM del 12 aprile 2019)

Nell'ultimo anno molti sono stati i decreti che hanno riguardato la materia antincendio. Due su tutti il DM del 12 aprile 2019 e il DM 18 ottobre 2019 che hanno di fatto riscritto il Codice Prevenzione Incendi decretando la fine del doppio binario per la maggior parte delle attività e diventando il punto di riferimento per la progettazione antincendio.

Un passaggio atteso dopo 4 anni dalla pubblicazione del DM 3 agosto 2015, che porta con se, sia miglioramenti dal punto di vista della comprensione che chiarimenti su diversi aspetti tecnici.
Ma si può fare ancora di più per rendenderlo applicabile in maniera univoca. Cosi la pensa 
 l'ing. Gioacchino Giomi, già Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, intervistato da INGENIO sul nuovo testo normativo di prevenzione incendi.

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Col nuovo Codice Prevenzione Incendi, un testo più comprensibile e con maggiori chiarimenti sulle soluzioni conformi

Come è noto col Decreto 12 aprile 2019 e il successivo DM 18 ottobre 2019 si è di fatto riscritto il Codice di Prevenzione Incendi anche per risolvere le criticità e le incongruenze che erano emerse nei quattro anni di doppio binario. Quali sono state queste criticità?

Non parlerei di criticità ma piuttosto di necessari aggiustamenti dovuti al tempo trascorso dall’emanazione del provvedimento del 2015.

Il principale cambiamento introdotto dal decreto 12 aprile 2019 consiste nell’avere abolito il così detto “doppio binario” per la maggior parte delle attività soggette. Pertanto, mentre prima il Codice poteva essere applicato in alternativa alla regolamentazione tradizionale, ora deve essere applicato a tutte le attività, salvo alcune per le quali in via residuale continuano a valere le “vecchie” regole tecniche. Questo cambiamento è dovuto alla constatazione che, dopo quattro anni di rodaggio, sia i professionisti antincendio che i tecnici VF sono pronti a destreggiarsi con il Codice.

Secondo gli estensori, con l’edizione del 2019 è stata migliorata la leggibilità e la comprensibilità del testo precedente, sono state maggiormente articolate le soluzioni conformi rendendole più aderenti alle reali necessità e quindi generalmente meno onerose.

Si potrebbe semplificare ancora, per garantire l'applicazione univoca della normativa

Ci sono altri aspetti che meriterebbero di essere migliorati ancora?

Credo di si! Penso che dovrebbe essere semplificata, ove possibile, la complessità analitica, migliorandone anche il lessico e l’articolazione, in modo tale che l’individuazione delle misure di prevenzione e di protezione, relative alle soluzioni conformi e alle soluzioni alternative, sia agevole e di facile applicazione. La semplificazione deve essere orientata soprattutto a fornire chiarezza e univocità a quanto stabilito dalla normativa, senza dare adito ad interpretazioni personali. L’esigenza principale è quella di fornire certezze della correttezza ed esaustività applicativa della norma a tutta la filiera: progettista, titolare delle attività, organo di controllo. 

Quali sono a suo avviso i motivi per cui il Codice di prevenzione incendi ha trovato difficoltà ad essere applicato sino ad ora?

La diversa articolazione della normativa, rispetto alla struttura che avevano le regole tecniche ante 2015 certamente ha influito sulla difficoltà di applicazione del codice sia da parte dei professionisti che dei tecnici VF; questo potrà essere superato progressivamente con la formazione e con la pratica.

Quali sono le principali difficoltà e dubbi che i professionisti antincendio riscontrano nella progettazione e nella predisposizione delle pratiche antincendio?

Da parte dei colleghi professionisti che operano nel settore della prevenzione incendi, noto un certo disorientamento in quanto nutrivano grandi attese dal Codice che era stato presentato come uno strumento innovativo le cui peculiarità erano la semplificazione, l’adeguatezza, la ragionevolezza e che invece, a loro avviso, molto spesso assume i connotati di un procedimento complesso e amplificatore di oneri economici rispetto al livello di sicurezza che si propone di garantire.

I professionisti lamentano inoltre che frequentemente, nella fase di valutazione dei progetti, i Comandi dei Vigili del fuoco impongono il sistema di progettazione prestazionale anche nelle cosiddette “soluzioni alternative”, annullando di fatto ogni effetto semplificativo basato sulla modularità che è alla base della struttura del Codice; questo comunque non è imputabile alla normativa ma al sistema autorizzativo.

I vantaggi della modularità del Codice

Il Codice di Prevenzione Incendi è in grado di rispondere alle innovazioni tecnologiche in materia di prevenzione e protezione antincendio?

La struttura modulare sulla quale si basa il Codice consente agevolmente di apportare al testo i dovuti correttivi per rispondere alle necessità di cambiamento che scaturiscono, non tanto dalle innovazioni tecnologiche in materia di prevenzione incendi, ma piuttostodalle esigenze sociali ed economiche che la società ci chiede. Quindi, i cambiamenti non devono essere fini a stessi, non devono essere l’obiettivo ma lo strumento, affinché le disposizioni di prevenzione incendi siano un veicolo di sviluppo e non di blocco della società. 

Rivolgendosi ai professionisti antincendio può spiegare quali sono i vantaggi nell’applicare il Codice di prevenzione incendi?

I vantaggi, allo stato attuale, risiedono nel fatto che in un testo di circa trecento pagine il professionista può rintracciare tutto ciò che necessita per la progettazione antincendio per buona parte delle ottanta attività soggette ai controlli e che le norme in esso contenute hanno una matrice comune che consente di applicare alle varie attività, in modo pressoché uniforme, le misure di prevenzione e protezione. Dopo oltre sessanta anni, il corpus normativo pregresso era afflitto da una miriade di circolari e lettere circolari che avevano l’intento di chiarire le varie regole tecniche che erano state emanate nel tempo e quindi stava diventando difficile orientarsi in questa gran massa di disposizioni. 

Quale fututo per il Codice?

Con la pubblicazione del DM 18 ottobre 2019 si può dire che ci stiamo dirigendo verso un Codice di prevenzione incendi 2.0. Cosa manca ancora per essere completato questo percorso di cambiamento radicale delle norme di prevenzione incendi? 

Lo spero, ma vedo nel corpo del Codice una deriva pericolosa che ci sta portando a commettere gli stessi errori che abbiamo compiuto nei sessant’anni passati, forse addirittura amplificati in quanto all’apparenza non sono evidenti. Mi riferisco al rinvio continuo e sistematico ad altri testi normativi, sia volontari che cogenti, nonché a progetti di norma, specifiche tecniche e quant’altro non pubblicato in forma definitiva e compiuta; questo è molto pericoloso perché si delega ad altri il ruolo di decisori e si rischia di rendere il Codice molto più complesso nella comprensione e nell’applicazione.