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Distanze tra costruzioni: con edifici posti ad angolo retto non si applica la regola dei 10 metri

Tar Toscana: nel caso di edifici posti ad angolo retto non si applica il rispetto della distanza di 10 metri tra nuove costruzioni e pareti finestrate esistenti di cui all’art. 9 del DM 1444/1968

Distanze tra edifici e ampliamenti volumetrici

Piuttosto interessante, in materia di distanze tra edifici, la sentenza 762/2020 del 18 giugno che verte sull'impugnazione, da parte di una privata cittadina, dell'ordinanza di demolizionedi una sopraelevazione (ampliamento), basata sul presupposto che tale ampliamento non rispetterebbe la distanza minima di dieci metri dalla parete finestrata dell’abitazione confinante.

Il provvedimento impugnato si fonda sull’applicazione di una norma – il rispetto della distanza di dieci metri tra nuove costruzioni e pareti finestrate esistenti – la cui fonte non è indicata dal provvedimento stesso e va pertanto rinvenuta nella previsione di cui all’art. 9 del DM 1444/1968, conoscibile dal giudice perché avente forza integrativa della legge (art. 41-quinquies della legge n. 1150/1942).

L’art. 9 non opera nei rapporti tra privati, ma è volto a tutelare gli interessi di ordine generale all’ordinato sviluppo dell’edilizia e alla salute dei cittadini, evitando il prodursi di intercapedini malsane. Se, pertanto, alla norma è estranea la tutela del diritto dominicale dei proprietari degli immobili vicini alla nuova costruzione (cfr. Cons. Stato sez. IV, 8 maggio 2017, n. 2086), con riferimento alla sua applicazione da parte dell’amministrazione resistente deve escludersi che ne derivino posizioni sostanziali di controinteresse in senso proprio.

Edifci ad angolo retto esentati dal rispetto del limite dei 10 metri

Secondo la ricorrente, ipotizzando che il Comune abbia inteso fare applicazione dell’art. 9 DM 1444/1968, ovvero dell’art. 34 del regolamento urbanistico comunale, l’intervento da lei realizzato non comporta la violazione della distanza di dieci metri dalla parete dell’abitazione di proprietà del vicino, trattandosi di corpi di fabbrica posti ad angolo retto e non frontistanti.

Per il Tar, la tesi è corretta. La documentazione in atti conferma infatti che la parete dell’abitazione di proprietà della ricorrente, interessata dalla sopraelevazione, e quella dell’abitazione di proprietà del vicino sono fra loro in posizione ortogonale, formando un angolo retto. Tanto basta a evidenziare la carenza del presupposto fattuale da cui muove il provvedimento impugnato, vale a dire l’esistenza di due pareti “antistanti”, tali essendo le pareti che si fronteggiano, non necessariamente con andamento parallelo, ma a condizione che l'avanzamento dell’una o dell’altra porti al loro incontro, sia pure per un segmento limitato (da ultimo, cfr. Cass. civ., sez. II, 1 ottobre 2019, n. 24471).

Detta condizione non si verifica nel caso in esame, neppure per un breve tratto di parete, né può sostenersi che costituisca un segmento di parete la modestissima sporgenza presente sul muro di proprietà della ricorrente, palesemente inidonea a determinare la formazione di un’intercapedine e perciò irrilevante ai fini di tutela cui presiede la disciplina sulla distanze invocata dal Comune.

LA SENTENZA INTEGRALE E' SCARICABILE IN FORMATO PDF


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