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Etica della Costruzione Futuribile

Una riflessione del prof. Angelo Ciribini sul futuro del settore della costruzione e dell'immobiliare.

I temi della digitalizzazione esercitano un non secondario fascino all'interno del settore della costruzione e dell'immobiliare in un senso, per così dire autoreferenziale, così come, al contrario, essi si manifestano pure quali fattori abilitanti i valori emergenti: lo sviluppo sostenibile, l'inclusione sociale, l'economia circolare, la neutralità climatica.

Si tratta, peraltro, di un settore che abbisogna urgentemente di una rigorosa sistematizzazione sul piano delle teorie generali di carattere micro- e macro-economico per acquisire una definitiva legittimità agli occhi dei decisori politici e, soprattutto, delle istituzioni finanziarie.


 

Edifici sempre più intelligenti, smart, reactive, cognitive, helpful

Entro questo universo, in rapida e tumultuosa espansione, si sta profilando con crescente intensità un tema cruciale, che investe la natura stessa del prodotto, del cespite, immobiliare, la cui essenza è sempre stata, e sempre, per certi versi, rimarrà «concreta», «fisica», ispirata a bricks and mortar: la possibilità che aumenti progressivamente il grado di interazione, in presenza e in remoto, tra l'edificio, la fabbrica, come si sarebbe detto in altre epoche, e i propri occupanti.

Nel corso del tempo, si sono adoperati vari attributi da associare al building per designare tale connotazione: intelligent, smart, reactive, cognitive, helpful, sino a giungere ad autonomous.

Tutte queste locuzioni rendono conto di una incrementale presa di contezza del fenomeno secondo cui il built asset possa divenire veicolo attivo, interagente, dell'erogazione di servizi sempre più individualizzati alla persona.

I primi passaggi hanno investito, come è naturale, da un canto, le componenti impiantistiche attive, come per il Building Management System e la Building Automation, mentre, per un altro verso, sono dipartite dal risparmio energetico conseguibile grazie alle condotte adottate dagli utenti.

In coerenza a ciò sono, dunque, sorti i serramenti intelligenti, i cappotti intelligenti, le braghe intelligenti, e così via, proprio in virtù di una tendenza che si è avviata con i piccoli e i grandi elettrodomestici, ma che si estende, appunto, ormai alle componenti immobili dello spazio della residenza, dell'apprendimento e del lavoro.

 

Etica della Costruzione Futuribile

 

I comportamenti degli individui tra platformization e smart contract

All'interno di questo spazio nascono, pertanto, piattaforme di connessione e di governo di tutti gli elementi che si connettano tra loro e con gli occupanti, orientandone programmi di vita e abitudini: giusto perché la nozione di platformization cerca di analizzare, comprendere e orientare i desideri, le esigenze e le scelte dei cittadini, in qualità di consumatori, di abitanti e, infine, di elettori.

Ancora una volta, la digitalizzazione dell'ambiente costruito potrebbe divenire pienamente politica, nella sua accezione propria attinente alla πόλις.

Si noti, peraltro, che la sottolineatura della ottimizzazione delle prestazioni delle componenti edili e impiantistiche comporta l'evoluzione potenziale delle parti fisiche dalla loro acquisizione (nel contratto di appalto o di concessione) alla negoziazione delle loro prestazioni per un determinato periodo di tempo, proponendo, anche in questa occasione, una sorta di «dematerializzazione».

La qual cosa fa il pari con la possibilità di oggettivare contrattualmente le prestazioni attese, attraverso un  codice, uno smart contract, capace di essere validato dalla sensoristica, al fine di innescare processi automatici e notarizzati di pagamento.

Ora, è chiaro che, in primo luogo, l'obiettivo sia quello di disambiguare oltre ogni limite i termini del patto contrattuale, rendendo totalmente computazionali, e iscrivibili in un codice i requisiti e le aspettative del committente.

Tale finalità comporta, però, il rischio di un riduzionismo oltranzista, che assoggetti alla comprensibilità da parte degli algoritmi ogni sfumatura di complessità e che la autonomazione dei processi decisionali sottragga all'essere umano il controllo del processo a favore della macchina.

L'impressione è che questa impostazione, a partire dalle abitudini degli utenti nella gestione della ventilazione naturale in un ambiente confinato nei confronti dei consumi energetici, possa finire per contrattualizzare computazionalmente i comportamenti degli individui e, in certi casi, inibirne la fruizione, come per l'accesso al proprio appartamento nei casi di morosità.

In ogni modo, si dischiudono orizzonti propri della cosiddetta computational law.

 

Behavioural asset e le implicazioni etiche che presentano le soluzioni digitali

Affinché quanto accennato in precedenza possa realizzarsi, vale a dire, perché ciò possa avvenire, l'intelligenza, centralizzata o distribuita che presiede al ciclo di vita e alle prestazioni del cespite fisico, sensorizzato e interconnesso, deve, dunque, consentire il riconoscimento, da parte del bene immobiliare, ma anche da quelli mobiliari ivi contenuti, del singolo utente, fruitore od occupante, focalizzandosi sul suo ciclo della vita, sulle sue esigenze e sui suoi comportamenti che, appunto, risultano quali behavioural asset.

A questo proposito, il riferimento, spesso abusato e superficiale, al Digital Twin, ne costituisce la necessaria premessa, derivando, non a caso, dal Product Lifecycle Management.

Questa è la ragione per la quale, con Alain Waha, abbiamo coniato l'espressione The Third Platform, stando a significare che proprio attraverso le piattaforme digitali predisposte dalle Technology Company e attraverso i loro social network sia possibile stabilire questa relazione così mirata, che oggi può verificarsi attraverso device, più o meno convenzionali, ma che, in una prospettiva non più così irrealistica, possa svolgersi attraverso le onde cerebrali.

D'altra parte, la connessione tra universi puramente virtuali e mondi affatto tangibili rappresenta una forma di commistione sempre più diffusa in altri contesti, attraverso, ad esempio, la realtà «aumentata».

Quanto di tutto questo pertenga, in avvenire, solo alla fiction non è dato ora di sapere, ma quel che certamente si può evincere sul piano di realtà è la constatazione che l'edificio, a iniziare dalla abitazione, dalla residenza, si «dematerializzi», nell'accezione per cui, anzitutto, il valore, e la conseguente marginalità, sia originata specialmente dai living service offribili a uno spettro di cittadinanza che vada dall'accudimento dei neonati all'assistenza sanitaria ai più anziani.

I modi e i tempi per cui, nell'ambito dell'Artificial Intelligence of Things, l'edificio possa rendersi «autonomo» dai propri utenti non sono certamente irrilevanti, ma, nell'economia di queste brevi riflessioni, risulta relativamente centrale, nella misura in cui l'accomunare i comportamenti dei cespiti a quelli degli umani ci permette di cogliere, anche nella dimensione della narrativa immaginifica, non solo della narrazione, del récit, quali implicazioni di carattere etico ciò possa comportare, implicazioni già poste alla ribalta dal cosiddetto surveillance capitalism.

Del resto, non è un caso che sin d'ora, vi sia una strategia elaborata dal Governo Britannico che, menzionando un Modello di Ambiente Costruito (Built Environment Model), in definitiva, tenda a ibridare Natural Environment e Built Environment, allo scopo di dar vita a uno spettro di servizi e di social outcome, riflesso di societal challenge.

Allo stato attuale, i tentativi di colonizzare digitalmente l'ambiente costruito (Mariana Mazzuccato ha parlato di feudalesimo digitale), nella logica delle piattaforme tecnologiche, così come sono state definite da Annabelle Gawer, per conto del Parlamento Europeo, sono avvenuti paradossalmente dall'interno del settore, o meglio, soggetti esterni hanno cercato di emulare approcci e metodi di quelle realtà, scontando un insuccesso dovuto alla capacità del settore di mostrare una sorta di resilienza all'intangibile, all'immateriale.

Di conseguenza, si tratterebbe di collocare il tema nell'ambito della cittadinanza digitale partecipativa legata a quanto proposto da Francesca Bria.

In questo senso, si potrebbe affermare che l'edificio potrebbe assumere una veste «democratica» o «totalitaria».

É difficile, tuttavia, non necessariamente solo alla scala edilizia, ma probabilmente pure alla scala urbana, che altri sforzi non facciano registrare, in futuro, migliori esiti.

In merito, non vi ha dubbio che la scala distrettuale presenti le maggiori chance di evoluzione, come già dimostrano sia le diverse esperienze di smart district rinvenibili anche in Italia sia tentativi, molto controversi, di gestione, attraverso i dati, del vissuto di interi isolati o quartieri, avviati altrove.

Il che, ovviamente, estende con immediatezza al settore le preoccupazioni e i provvedimenti che si stanno attuando, ad esempio, in riferimento ai rider o al recruiting.

La cosa appare assai sensibile, poiché il settore sta vivendo un embrionale interesse per il tema del dato e del suo utilizzo, o del suo sfruttamento, con un inevitabile accento acritico, dato che ineludibilmente ne enfatizza le potenzialità, come è tipicamente per settori immaturi.

Del resto, la natura dell'ambiente costruito, per come la si è delineata, configura gli stessi edifici, o meglio i sistemi di edifici, quali vere e proprie «infrastrutture critiche», alla stregua di certi altri insediamenti strategici, sotto il profilo del controllo sociale.

É, perciò, importante avviare tempestivamente un filone di studi relativo alle implicazioni etiche che presentano le soluzioni digitali più avanzate di natura settoriale che si occupi, anzitutto, di tematiche e di casi meno eclatanti o futuribili di quello appena evocato.

 

Healthy Building e Smart Readiness Indicator for Buildings

Scendendo a un livello meno distante, nel tempo e nello spazio, la trasmissione per via aerea del SARS-CoV-2 negli ambienti confinati, apparentemente estranea al ragionamento, tuttavia, ne rivela alcuni tratti, sia pure assai embrionali.

Essi possono essere così enucleati: la rivalutazione dell'Healthy Building, oggi relazionabile, tra gli altri, allo Smart Readiness Indicator for Buildings, che digitalmente parlando, nasce con la Building Energy Efficiency; la centralità della fluidodinamica, unitamente alla fisiologia, nella comprensione della esalazione e del trasporto delle particelle virali (in particolare, a proposito del rapporto che intercorre tra carica virale e quanta virali), oltre che della loro diluizione e filtrazione; la condizione sanitaria dei soggetti infettati e infettanti, che rimanda alle tematiche dello screening, del testing, del Green Pass, colle corrispondenti conseguenze in tema di dati sensibili della persona.

Tutto questo, in realtà, indica sostanzialmente come sia necessario affrontare, con riferimento alla Indoor Air Quality (relazionabile a diversi agenti patogeni trasmissibili per via aerea, ma anche alla capacità di concentrazione e al benessere degli individui), un fenomeno che richiede la forte integrazione di saperi della Medicina e della Ingegneria, ma, soprattutto., la rilevanza di dinamiche fisico ambientali che interessano direttamente la salute e il benessere degli utenti, spostando l'attenzione dall'unico riferimento alla efficienza energetica che, peraltro, implica un trade off con le istanze della ventilazione.

In apparenza, la tematica del «valore dell'aria», del fatto, cioè, che si tratti di ri-respirare, o di condividere, con altri occupanti di uno spazio confinato la stessa qualità dell'aria, ha avuto un certo risalto, nell'ottica emergenziale determinata dalla pandemìa, ma pare poco pertinente all'argomento trattato in questa sede.

Al contrario, il fatto che un soggetto positivo, infettante, presentante, almeno all'inizio, una asintomaticità, anche in funzione della propria carica virale possa emettere dosi significative di quanta virali, come sperimentalmente validato, abilita modelli probabilistici di valutazione del rischio che, iconicamente, già rendono visibile il legame che intercorre tra l'acquisizione, regolamentata, di dati sensibili della persona con caratteristiche e con prestazioni fisico-ambientali di un cespite immobiliare.

Come si ricordava, è proprio la possibilità che una intelligenza, alimentata da dati, più o meno strutturati, possa idealmente profilare l'utente, nelle sue azioni immateriali sulle piattaforme tecnologiche e nei suoi comportamenti effettivi nell'ambiente costruito a essere l'elemento decisivo: la sfida si gioca sulla natura di tale intelligenza.