Paola Marone, presidente di Federcostruzioni interviene sulle nuove restrizioni riguardanti l’utilizzo dei Bonus edilizi introdotte dall’articolo 28 del Decreto Legge Sostegni Ter pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
«Il provvedimento colpisce e danneggia tutti: il mondo imprenditoriale, fornitori e cittadini, inclusi gli enti che amministrano gli immobili di edilizia residenziale pubblica. Così si ferma una macchina in corsa».
Il 27 gennaio 2022 è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il Decreto legge numero 4 recante “Misure urgenti in materia di sostegno alle i mprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico” (cosiddetto “Sostegni ter”).
A sollevare forti polemiche è l’articolo 28 che introduce nuovi vincoli anti frode che riguardano anche il mondo dell’edilizia: in dettaglio non saranno più possibili ulteriori cessioni di credito oltre la prima.
Una chiusura alla circolazione dei crediti che rischia di mettere in crisi il mercato edilizio e non solo. Per la presidente di Federcostruzioni, Paola Marone, la misura avrà pesanti ripercussioni sul mercato e colpisce tutti, dal mondo imprenditoriale a quello professionale, fino agli stessi cittadini.
«Dal primo momento mi sono opposta a questa norma - ha dichiarato la presidente Marone - perché crea un problema enorme a un mercato che è già partito, basti pensare che, come riportato dai dati Enea, al 31 dicembre 2021 risultavano incentivati 95.718 interventi edilizi con il Superbonus 110%, per circa 16,2 miliardi di euro di investimenti».
«Questa norma apre scenari problematici perché il rischio è di trovarsi in carenza di liquidità data la difficoltà a cedere i crediti. Le imprese di costruzione hanno già pianificato gli interventi e programmato piani di lavoro, per non parlare dei cantieri già avviati. I contratti con fornitori, sub appaltatori e professionisti sono già stati stipulati e sottoscritti secondo la normativa precedente e dal 7 febbraio rischiano di diventare carta straccia. È chiaro che tutte le misure volte a contrastare il rischio di frode sono condivisibili ma questa colpisce tutti e non solo chi deve essere colpito. Il continuo cambiamento delle regole del gioco, soprattutto in corsa, è allucinante, tanti imprenditori sono in una situazione di enorme difficoltà».
Come evidenziato dalla presidente della federazione di Confindustria che riunisce le categorie produttive più importanti del mercato edile e delle infrastrutture, le ripercussioni vanno ben oltre la filiera edile.
«Gli scorsi mesi abbiamo assistito all’incremento di manodopera nel comparto edile, ora il rischio è la perdita di questi posti di lavoro, ciò significherà disoccupazione, cassa integrazione e maggiori spese per lo Stato - ha aggiunto Marone - oltretutto nessun professionista accetterà un credito che non può più andare a rinegoziare all’Istituto bancario ma che dovrà assorbire nel suo F24. Non solo, pensiamo alla confusione che si creerà nei confronti di quei tanti cittadini che avevano scelto di efficientare o mettere in sicurezza le proprie case, dando per scontato di potersi regolare in base a quanto previsto dal precedente quadro normativo. Allo stesso modo anche gli enti proprietari degli immobili di edilizia residenziale pubblica potrebbero avere grosse difficoltà».
«Questa stretta colpisce tutti e danneggia il tessuto imprenditoriale del Paese, se non si cambia in sede di conversione assicurando continuità e certezza al meccanismo della cessione, si finirà per bloccare il comparto edile, da sempre motore dell’economia» ha concluso.
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