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Vulnerabilità sismica: il rischio richiede decisioni…e gli ingegneri prendono decisioni

Intervista all’ing. Giovanni Cardinale, Consigliere del Consiglio Nazionale degli Ingegneri con Delega al settore Normativa e Lavoro sul tema della Vulnerabilità sismica

1– Parliamo di vulnerabilità, un tema trasversale che va dalla consapevolezza del cittadino al ruolo della politica. Nel mezzo ci sono gli ingegneri con la loro profonda conoscenza degli aspetti tecnici. In quale maniera possiamo “allargarci” e fare in modo che questa conoscenza non rimanga fine a se stessa?

I concetti di vulnerabilità e di rischio sono oggi al centro dell'attenzione della società.
L'immagine degli ingegneri che stanno "nel mezzo" non mi convince molto ma certo è necessario contribuire in modo incisivo a sviluppare una maggiore consapevolezza del valore di una professione e di una cultura cui si richiedono risposte "ex ante"; "il rischio richiede decisioni" diceva il sociologo Ulrich Beck, gli ingegneri prendono decisioni, le prendono in solitudine esercitando al meglio il principio di responsabilità; questo è il messaggio su cui trovare una sintesi armonica con il sentire della società.
 
2 - L’Italia e il patrimonio edilizio. Abbiamo norme tecniche nate per edifici nuovi le cui richieste di sicurezza mal si adattano al grande patrimonio edilizio esistente del nostro paese; dal momento che gli ingegneri sono i primi a “subire” questi aspetti, cosa sta facendo il CNI in merito? Qual sono i suoi interlocutori? Come può il CNI contribuire a migliorare l’inerzia del nostro Stato nello scrivere norme efficaci?
Il problema delle norme tecniche attinge nel caso degli edifici esistenti all'espressione della sua massima criticità; pensare di "adeguare" un edificio esistente, conferendogli una prestazione sismo-resistente identica a quella di un nuovo edificio, può costituire, in molti casi, un esercizio puramente numerico ed in tutti i casi un impegno economico non giustificato.
Lo sforzo del CNI è indirizzato verso una vera rivoluzione del "come fare norme" ed anche di "chi fa norme".
La situazione attuale non è più coerente con una realtà caratterizzata da un diverso valore della variabile tempo e da una forte innovazione tecnologica.
Lo scenario che ci proponiamo è quello di un forte sviluppo della normazione volontaria accanto a poche chiare e semplici norme cogenti stabilite dallo stato.
In questo contesto i termini qualità del progetto e responsabilità assumono un loro connotato più forte.
 
3 - Revisione normativa. Lei è membro del gruppo di lavoro istituito preso il CSLLPP per la scrittura della Circolare esplicativa alle nuove NTC. Come sappiamo, tutta la partita riguardante gli edifici esistenti (caratterizzazione dei materiali, prove in opera, ecc…) si giocherà proprio nella Circolare; può dirci qualcosa in merito? Gli ingegneri avranno la possibilità di far sentire la propria voce? E quali aspetti saranno da loro evidenziati?
La Circolare, nella legislazione vigente, non è documento dello stesso rango della norma principale (oggi NTC 2008); dalla revisione della circolare pertanto non potranno aspettarsi le novità che non abbiamo avuto nel testo della norma licenziato a Novembre dal CSLLPP.
Al CNI è stato affidato il coordinamento dei capitoli 9 e 10; non sono i capitoli più "importanti" ma certo sono quelli dove più forte è il contenuto professionale.
Anche sugli altri non mancheremo di far prevenire il nostro contributo soprattutto nel migliorare le parti relative al capitolo 8, tanto nei livelli di conoscenza quanto nella parte descrittiva dei processi di vulnerabilità sismica.
 
4 - Ancora sulla vulnerabilità. Il tema degli edifici esistenti diventa assolutamente importante se trasferito sui centri storici ed i loro aggregati, nei quali molto spesso è impossibile intervenire in maniera efficace per via della moltitudine di proprietà e della difficoltà di raggiungere un adeguato livello di conoscenza. Purtroppo però, come già appurato da diversi anni, il futuro dell’edilizia e la possibilità per gli ingegneri di essere parte attiva è proprio nella riqualificazione dell’esistente.
Come conciliare questi aspetti?
Anche su questo tema il CNI aveva offerto una proposta innovativa finalizzata a coniugare il miglioramento reale di complessi edilizi caratterizzati da pluri-proprietà, con la difficoltà di avere sin dall'inizio la necessaria disponibilità economica commisurata al traguardo finale.
La nostra idea era quella di redigere un progetto quadro, di livello preliminare/definitivo del miglioramento generale, attuandolo poi, nelle fase esecutiva , solo per quelle porzioni possibili in termini di volontà della singola proprietà.
Il progetto parziale, con le caratteristiche di riparazione locale o miglioramento, doveva garantire di essere armonico con il progetto preliminare/definitivo generale.
In questo modo si ottenevano più risultati :
- una conoscenza generale del fabbricato
- una generale previsione tecnico-economica relativa all'intero complesso
- un raccordo tra i vari interventi che possono interessare l 'immobile anche in un arco temporale molto grande.
La proposta non fu accolta per una serie di osservazioni di tipo procedurale; la Circolare, proprio per le sue caratteristiche di testo non cogente, potrebbe essere la sede opportuna per contenere questo indirizzo.

 

 

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