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BIM-Based Programme & Project Management all'Italiana?

La non immediata obbligatorietà del Building Information Modeling (BIM) nel regime dei quadri contrattuali pubblicistici appare come un provvedimento davvero salutare per almeno due ordini di motivi:
1) nel Regno Unito, la richiesta, a oggi circoscritta, a partire dal 4 Aprile 2016, alle Amministrazioni Centrali Inglesi (lo scadenzario Scozzese, ad esempio, è leggermente diverso) concerne, in primo luogo, le Committenze e i loro Employer's Information Requirements, quali Driver della Catena di Fornitura, cosicché occorrerà che esse siano adeguate prima di poter effettivamente dirsi concluso lo sforzo;
2) negli Stati Uniti, le migliori e consolidate Committenze continuano a evolvere nei loro sforzi sistemici di Digitalizzazione dell'intero Ecosistema, senza avere ancora raggiunto una conclusività.

Risulterebbe ben strano, quindi, che proprio in Italia, a differenza di realtà più evolute, si possa rapidamente andare oltre un faticoso e lento percorso di crescita, laddove a breve saranno, in più, disponibili i Riferimenti della ISO, dello EU BIM Task Group e del NIBS.

Al contrario, si assiste a un florilegio di sedicenti esperti degli Strumenti (sorti improvvisamente più o meno dal nulla, preferibilmente con l'etichetta di BIM Manager: senza, in molti casi esserlo) e di auto proclamatisi esperti di Metodi che pretendono, partendo dagli apparati strumentali, di ripensare i Processi delle Organizzazioni.

Si tratta di un panorama sconsolante, ma affatto prevedibile, che, non a caso, ha un illustre precedente nella vicenda relativa alle norme della serie ISO 9000.

Occorre, quindi, assolutamente che l'Accademia prenda le distanze al più presto possibile da questi fenomeni, evitando accuratamente di fornire loro un inconsapevole avvallo.

È necessario, di conseguenza, che si ritorni a gestire direttamente, assieme alle Rappresentanze, sia una Strategia Industriale sia la Politica Formativa e Certificativa.

Serve, pertanto, che le Committenze, partendo dalla revisione del Prodotto Immobiliare e Infrastrutturale, introducano, nei propri Sistemi Gestionali, soluzioni digitalizzate solo dopo averne verificato con cautela l'efficacia, a seguito di una progettazione organizzativa che non scambi i mezzi coi fini e che non promuova Pilot Project autoreferenziali.

E che altrettanto facciano gli Operatori Economici. Se, infatti, si pone ascolto alla base professionale e imprenditoriale si intuisce come vi sia una forte preoccupazione per l'aumento dei costi da sostenere per disporre dei dispositivi strumentali (senza contare l'onerosità della Cyber Security): difficilmente recuperabili senza una pari riforma culturale e metodologica.
Così facendo, senza una azione prudente e consapevole, stiamo, in effetti, creando le premesse per la delegittimazione del tema, vera e propria porta di accesso alla Digitalizzazione del Settore, a causa di interessi particolaristici e cortomiranti.
Innumerevoli volte si è detto di come, nel Mondo e in Europa, gli assetti organizzativi e i quadri contrattuali presiedano il tema assai maggiormente di quanto non facciano gli apparati strumentali, ma, soprattutto, questi ultimi, nell'ambito della Digitalizzazione, trascendono enormemente la locuzione Building Information Modeling o l'acronimo BIM.

Si giunga, dunque, all'intima essenza della questione: sia nel Regno Unito sia negli Stati Uniti, l'efficienza dei Flussi Informativi è stata posta alla base dei Processi Decisionali. Questa è, in definitiva, la ragione per cui il cosiddetto BIM ha assunto il rilievo ben noto.
Questo assunto derivava da una tradizione culturale e operativa matura, tutta improntata al Programme & Project Management, peraltro, sfortunatamente, estranea e negletta alle Nostre latitudini, arrecando una grave pregiudiziale iniziale alla questione.
Sennonché, perdipiù, l'inaffidabilità dei Dati inficia i Sistemi Informativi e, conseguentemente, può peggiorare l'efficacia delle Decisioni, sotto l'illusione di un elevato grado di precisione: dell'errore.

Occorre, poi, osservare come ben difficilmente, sotto il profilo giuridico, l'Information Model possa essere posto direttamente ed esclusivamente a base della procedura competitiva e del contratto, mentre le figure professionali preposte alla Gestione delle Informazioni si assumono oneri assicurativi tutti da precisare.

Che cosa accade, però, ora, confondendo i Metodi cogli Strumenti? Che, in conseguenza al precedente presupposto, la Qualità e la Validazione del Dato emergono in tutta la loro criticità, così come le ricadute organizzative di decisioni puramente tecniche.

D'altra parte, quante volte, a causa della segmentazione del processo progettuale, i coefficienti maggiorativi di sicurezza nelle calcolazioni hanno condotto a subottimalità?

Quante volte, una funzione meglio esercitabile attraverso l'Information Model, senza adeguata progettazione organizzativa, ha condotto a generare tensioni interne alle unità aziendali tradizionalmente addette a quella funzione?

È del tutto evidente che si rischia di sprecare la grande occasione di:
1) reingegnerizzare Sistemi e Processi nei maggiori Player;
2) sistematizzare i Competitor di media e piccola dimensione.

Possiamo, dunque, accettare che un fenomeno epocale, la Digitalizzazione, che condiziona le Economie di tutti i Paesi, sia ricondotto a una banale vicenda mercantile e miracolistica?

Al di là, peraltro, del fatto che la versione classica della dottrina del Project Management (si pensi a Kerzner) sia stata parzialmente, in qualche maniera, rimessa in discussione (si veda Morris), la distinzione tra Project Execution Plan e BIM Execution Plan appare irrisolta tuttora nei Paesi Maturi: figuriamoci laddove il primo elemento sia pressoché sconosciuto.
L'impressione è che si stia creando l'ennesima sovrastruttura, assai meno innocua e molto più onerosa delle precedenti, come già accadde per la errata interpretazione dei Sistemi di Gestione per la Qualità.

Quando l'approccio superficiale avrà comportato oneri e delusioni avremo il rimpianto di aver perduto un cambio di paradigma.

Possiamo farne a meno? Cominciamo dalle esperienze migliori, da condividere, e da un disegno di sistema.
Accademia e Rappresentanze non hanno bisogno di intermediari, in nome di false praticità, da leggersi come semplificazioni indebite.