Alluvioni nel Polesine del 1951 e del 1966: alcune brevi note per non dimenticare
Un'analisi storica delle alluvioni del Polesine del 1951 e 1966, per ricordare due eventi estremi che hanno segnato la storia idraulica italiana. Il contributo offre spunti tecnici su cause, effetti e misure adottate, con riflessioni utili alla progettazione della sicurezza idraulica attuale.
Nel novembre 2016 si commemorano due tristi ricorrenze che hanno colpito il Polesine: il 65° e il 50°anniversario delle alluvioni del 1951 e 1966 (rispettivamente). Il nostro pensiero corre a quei giorni che hanno segnato questa terra, la provincia di Rovigo, stretta tra due fiumi così determinanti per la vita e lo sviluppo di un territorio idraulicamente vulnerabile e da sempre periferia di emigrazione.
L’Ordine Ingegneri della provincia di Rovigo il 27 maggio di quest’anno ha organizzato un Seminario commemorativo, presso il Museo della Bonifica di Ca’ Vendramin di Taglio di Po (RO). Al seminario medesimo hanno dato adesione importanti personalità e figure professionali.
L’evento del 1951 ebbe un tragico bilancio di vittime, in numero di poco inferiore a cento, e fu la conseguenza di piogge eccezionali che interessarono l’intero bacino idrografico del Po e del perdurante di una concomitante situazione di alta marea. Il fatto causò una situazione idraulica eccezionale in tutto il Basso Po, con portata massima stimata dell’ordine di 12.000 m3/s, superiore a tutte le precedenti, ed una altezza idrometrica a Pontelagoscuro stimata pari a +4,80m (massima storica precedente pari a +3,72m), causando l’allagamento di circa 100.000 ettari di territorio (170-180.000 ha la superficie dell’intera provincia i Rovigo).
Come risulta dalla relazione dell’ing. Mario Sbrana allora Capo del Genio Civile di Rovigo (nel seguito riportata), verso le ore 20 del 14 novembre del 1951 il Po ruppe in sinistra idraulica in tre diverse località del comune di Occhiobello (Bosco, Malcantone e Vallice-Paviole), aprendo tre varchi della larghezza complessiva di circa 700m, riversando nella campagna un volume complessivo di circa 8 miliardi di metri cubi, interessando una durata complessiva di circa 40 giorni.
Si sottolineano a tal proposito gli effetti disastrosi e le tragiche conseguenze derivanti dal ritardo con cui avvenne il taglio delle arginature della Fossa di Polesella, che purtroppo rappresentò, per una durata di 12 giorni, una barriera nei confronti del naturale deflusso delle acque verso il mare.






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