Un rapporto del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri analizza l’accesso alle professioni di ingegnere e architetto.
Un rapporto del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri analizza l’accesso alle professioni di ingegnere e architetto.
Nel 2015, rispetto all’anno precedente, si è abbassata la quota di laureati in ingegneria che ha conseguito l’abilitazione professionale sostenendo l’esame di Stato. Si è attestata infatti al 35,5% a fronte del 38,2% rilevato nel 2014 e del 41,3% del 2013.
Nel complesso gli abilitati nel 2015 sono stati 9.421, uno dei valori più bassi registrati negli ultimi anni.
E’ quanto emerge da un rapporto diffuso dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri.
Questo trend al ribasso può essere interpretato come l’orientamento, soprattutto dei giovani ingegneri, a scegliere la possibilità di esercitare la libera professione, negli ultimi anni poco premiata dal mercato, solo se fortemente motivati.
La parte preponderante degli abilitati continua a provenire dalle classi di laurea in Ingegneria Civile e Ambientale. Diminuisce, nel 2015, il numero di abilitati nel Meridione e nel Centro Italia, mentre aumenta nelle regioni del Nord.
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La libera professione – ha commentato Luigi Ronsivalle, Presidente del Centro Studi CNI – è diventata molto meno attrattiva di un tempo. Basti pensare che la redditività di uno studio professionale oggi non supera il 30/35. Va aggiunto che i compensi medi per le prestazioni di ingegneri e architetti si sono ridotti drasticamente negli ultimi anni per una molteplicità di fattori che vanno dall’abolizione della tariffa minima, che ha comportato una corsa a ribassi impensabili, all’enorme concorrenza: numerose figure professionali - ingegneri, architetti, geometri, periti - spesso si contendono lavori di modesta entità applicando sconti talvolta insostenibili. Infine va considerato che l’attività del professionista tecnico è gravata oggi da responsabilità e incombenze notevolmente superiori rispetto al passato. Pertanto non ci si può meravigliare del fatto che negli ultimi dodici anni il numero di nuove abilitazioni e iscrizioni all’Albo si sia dimezzato. In questo scenario gli Ordini devono diventare più attrattivi ampliando la loro gamma di servizi. Da parte loro i professionisti dovrebbero rivolgere l’attenzione a nuovi ruoli, campi e attività di consulenza, propri dell’ingegnere che possono aprire prospettive di lavoro in ambiti nei quali la concorrenza di altre figure professionali è meno forte (PMI, BIM, Risk Management, ecc. )”.
La tendenza illustrata dal documento del Centro Studi CNI risulta inequivocabile tra i laureati di primo livello, pochi dei quali prendono in considerazione l’ipotesi di conseguire l’abilitazione professionale: ogni 100 laureati triennali, si registrano appena 2,9 abilitati. Inoltre, i complessivi 9.421 abilitati (ingegneri e ingegneri iuniores) del 2015 costituiscono il numero più basso registrato negli ultimi 18 anni, praticamente la metà dei valori rilevati tra gli anni 2003 e 2006, quando il numero di abilitati ha anche superato la soglia dei 20mila laureati.
La ricerca elaborata dal Centro Studi CNI è consultabile al seguente
link.