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CarboNext: il nuovo combustibile dai rifiuti

Il CarboNext, è in grado di sostituire sia nelle cementerie che nelle centrali di energia a carbone, quantità importanti di materiali fossili non rinnovabili e nel contempo, di ridurre in modo proporzionale le emissioni di CO2 grazie al suo contenuto importante di biomassa.


I consumi di energia stanno calando in misura maggiore rispetto agli obiettivi indicati dalla direttiva europea sulla efficienza energetica e gli impegni sulle rinnovabili sono stati raggiunti con circa due anni di anticipo. In Italia gli indicatori scelti dalla UE per valutare al 2012 il conseguimento dei tre obiettivi (riduzione del 20% del gas serra, riduzione del 20% dei consumi primari e penetrazione del 20% delle energie rinnovabili) mostrano risultati da interpretare con attenzione per evitare facili entusiasmi.

In sostanza va tutto bene?

Non proprio direi.

La decrescita non è “felice”, si rischiano di contrabbandare gli effetti negativi della crisi economica con risultati dell’efficienza di politica energetica. Si consuma meno energia, perché si produce molto meno, e non è detto che si produca “meglio” dal punto di vista dell’ambiente. Le politiche energetico-ambientali possono essere realmente una opportunità per uscire dalla crisi solo se si sarà in grado di misurare l’efficacia attraverso costi e benefici.
Fuori dalla retorica della cosiddetta “green economy” sono necessarie misure che consentano non solo alle piccole e medie imprese, ma anche alla grande industria, di recuperare competitività attraverso investimenti nella qualità ambientale e nella efficienza energetica, sia dei processi produttivi che dei prodotti.
La vera sfida di una politica ambientale avanzata non è cessare o delocalizzare le produzioni considerate difficili, ma renderle sostenibili da un punto di vista ambientale.
In relazione a quanto sopra Buzzi Unicem ha investito molto nella ricerca al fine di ottenere un combustibile derivato da quei rifiuti che rimangono ancora a valle della raccolta differenziata e destinati alla discarica o all’incenerimento. Tale combustibile , denominato CarboNext, è in grado di sostituire sia nelle cementerie che nelle centrali di energia a carbone, quantità importanti di materiali fossili non rinnovabili e nel contempo, di ridurre in modo proporzionale le emissioni di CO2 grazie al suo contenuto importante di biomassa.
Oltre a rispondere a esigenze di economia aziendale, questa iniziativa promuove l’immagine di un ecosistema industriale con vantaggi per la collettività nel contesto di un corretto equilibrio tra ambiente e insediamenti produttivi. Il progetto CarboNext ha tutte le “carte in regola”, per far parte del novero di quelle nuove tecnologie, tendenti alla efficienza energetica, che, in un’ottica strategica di un lungo periodo, potranno facilitare lo sviluppo di filiere industriali a favore di un beneficio globale per il paese.
Buzzi Unicem ha lavorato intensamente a questo progetto per oltre quattro anni, presso STR uno dei Consorzi pubblici di trattamento rifiuti della Provincia di Cuneo (presenti quattro Consorzi), situato a Sommariva Bosco.
È da segnalare come la Provincia di Cuneo non molti anni fa, abbia ricevuto a Roma il premio come Provincia che meglio ha gestito nel passato decennio la gestione dei rifiuti urbani: tutto questo ha avuto origine grazie a un Protocollo di intesa firmato tra Provincia stessa e Buzzi Unicem per portare nella cementerai il CDR - combustibile da rifiuti trattato preliminarmente da altri due grandi Consorzi locali che ha permesso la riduzione drastica di utilizzo della discarica.
Le modalità di tale processo venivano svolte nel pieno rispetto delle migliori condizioni ambientali, controllate in modo strettissimo dagli Enti di Controlli Pubblici preposti, sia con analisi al camino, che con riscontri sanitari nella popolazione locale e con misure di deposizione sul territorio vicino alla cementeria.
Il CarboNext è un nuovo combustibile, che ha ottenuto la registrazione Reach ( Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemical), dalla apposita Commissione Europea, dopo un accuratissimo iter di controlli. Si compone per circa il 70÷75% di RSU (Rifiuti solidi urbani) bioessicati e per il 25÷30% circa di RSI (Rifiuti di origine industriale e commerciale): in buona parte si tratta di quote di raccolta differenziata non riutilizzabile né vendibile.
Quindi l’RSU 'tal quale' viene innanzitutto bio-stabilizzato ( bio-essicato) con processo aerobico, con forte riduzione dell’umidità e della flora batterica. Dopo questo processo viene addizionato con RSI al fine di ottenere un potere calorifico elevato e costante; segue una selezione delle parti clorurate a mezzo di un sistema a infrarossi NIR e infine, ha luogo una macinazione spinta con contemporanea sfibratura e omogeneizzazione che porta la miscela tra 0.2 e 6 mm di finezza. Quest’ultima, se da un lato è la fase più delicata poiché la finezza è tecnicamente difficile da raggiungere, dall’altro è essenziale per un uso esteso del combustibile. Il combustibile risultante è di ottima qualità e in grado di sostituire il polverino di carbone nelle cementerie e nelle centrali termoelettriche. Nelle cementerie il tasso di sostituzione può avvicinarsi al 100%, data la finezza e omogeneità del CarboNext.

La combustione sia per produrre clinker da cemento sia per energia termica, è caratterizzata da temperatura di fiamma superiori a i 1600÷1800°C, ed avviene quindi nel pieno rispetto dell’ambiente, anzi con netto miglioramento delle emissioni, rispetto a quelle della combustione a carbone, in termini, in particolare, di CO2, di NOx, di ceneri e senza particolari variazioni in merito ai metalli pesanti.
L’impianto che sta funzionando a ritmo serrato e che si è ormai attestato a quantità vicino alle 20.000 tonn/anno è passato da oltre due anni di proprietà della parte pubblica che lo gestisce direttamente, con l’obiettivo entro pochi anni di implementarlo per trattare tutto il materiale che il Consorzio stesso lavora a valle delle differenziata (oltre il 60%) per un valore di circa 35.000 tonn/annue.
Questo permetterà di annullare quasi completamente l’utilizzo della discarica, oramai quasi al limite della sua capienza.
I quantitativi di CarboNext che si potrebbero utilizzare sia sugli impianti di produzione cemento (sostituzione oltre 90%) sia sulle centrali di energia a carbone (anche limitandosi in questo caso a una sostituzione del 10%) sarebbero veramente elevati, a tal punto da consumare in valore assoluto quasi tutto il quantitativo di rifiuto urbano ancora attualmente immesso in discarica.
È altresì evidente che queste estese ipotesi non sono realistiche. Sono state riportate per mettere in relazione, in una visuale generale, le ingenti masse di CarboNext con le quote di consumo teoricamente possibili del carbone. Potrebbero, però, progressivamente, divenire possibili specie in certe zone d’Italia dotate di cementerie e centrali, e con forte scarsità di inceneritori, se si invitassero tali utenze a utilizzare il CarboNext, un po’ come è stato imposto con successo, qualche anno fa, con l’uso delle “farine animali” come combustibile in cementeria per aiutare a risolvere il problema della “mucca pazza”.

Conclusioni

A questo punto penso che il lettore si ponga la seguente domanda: “Perché questo processo, che si propone di generare energia, risparmiando molto carbone, eliminando le discariche dei rifiuti, processo che sembra così razionale, non procede rapidamente verso un vasto impiego? Cosa lo impedisce?"
Secondo la nostra esperienza le ragioni principali sono sostanzialmente le seguenti:
1) La resistenza a eliminare le discariche, che sono fonte di guadagno per le Società che ne appaltano i lavori, è ancora molto forte. Spesso le stesse società municipalizzate, anche per i contratti esistenti proiettati nel tempo, non riescono a superarla. Future e reali sanzioni UE sull’uso delle discariche e il blocco dei permessi di ampliamento potrebbero orientare tutte le parti in causa alla trasformazione del rifiuto urbano in energia.
2) La pubblica opinione (per lo più rappresentata da poche persone nonché, purtroppo, spesso male informate) è, in molti casi, fortemente contraria alla combustione dei rifiuti in cementeria e centrali poiché considera questi impianti come degli inceneritori.
Questa posizione è falsa e si basa su un errore di fondo: il non riconoscere che le cementerie e le centrali comunque esistono e comunque bruciano carbone. Fanno, infatti, parte del tessuto industriale del paese.

La proposta del CarboNext è quindi una sostituzione e non una combustione aggiunta, come invece accade con invio RSU agli inceneritori. Inoltre, come detto, si tratta di una combustione ottimale, ad altissima temperatura e lunghi tempi di permanenza dei gas con emissioni con valori nettamente più bassi per i due inquinanti base, ossido di azoto ( NOx) e anidride carbonica ( C02).