Data Pubblicazione:

Che cosa è la "Material neutrality"

Che cosa è la Material Neutrality ? perchè è importante avere un approccio olistico alla sostenibilità? ecvco il parere dell'ing. Marco Borroni, presidente di ERMCO, l'Associazione Europea dei produttori di Calcestruzzo Preconfezionato.

Che cosa è la Material Neutrality? perchè è importante avere un approccio olistico alla sostenibilità? ecco il parere dell'ing. Marco Borroni, presidente di ERMCO, l'Associazione Europea dei produttori di Calcestruzzo Preconfezionato.


Material neutrality

Stefania Alessandrini

Oggi si parla di “competizione tra materiali”: ci puoi spiegare in cosa consiste e come scegliere il materiale adatto all’opera?

Marco Borroni

Il termine “scelta di materiali” è molto spesso usato erroneamente. Quando si progetta un’opera, dobbiamo pensare alla scelta di “soluzioni costruttive” volte a garantire le finalità previste, utilizzando al meglio i materiali più adatti per ciascuna fase di tale opera. E spesso saranno combinazioni di più materiali, vista la varietà di prestazioni che oggi sono richieste per ciascuna costruzione.

Le “scelte ideologiche”, fatte a priori e senza la valutazione di ogni singolo caso, sono concettualmente errate e possono portare a gravi danni ed effetti controproducenti nei risultati della costruzione, oltre a distorsioni sul mercato. E purtroppo ne abbiamo esempi anche in altri settori.

 

marco-borroni-ermco-700.jpg

 

Stefania Alessandrini

Come può un progettista fare la scelta giusta? 

Marco Borroni

In effetti non è un compito semplice: per fare le scelte corrette sono necessarie competenze specifiche e una conoscenza solida della varietà delle prestazioni dei materiali. E spesso le informazioni disponibili e le fonti da cui provengono non facilitano questa scelta. 

Per questo è essenziale servirsi dei sistemi di valutazione delle prestazioni, affidabili, autorevoli e riconosciuti, a garanzia della qualità dei dati da usare nel progetto.

Devo purtroppo constatare che, in particolare in Italia, non sempre gli schemi di attestazione hanno avuto il giusto impatto, sia per la facilità di concessione dei riconoscimenti, sia per lo scarso spazio che hanno trovato nella normativa e nelle prassi dei committenti. L’impressione, ovviamente provocatoria, è che a volte questi schemi siano interpretati quasi come un ostacolo alla “guerra del prezzo”, invece di un criterio utile di valorizzazione dell’opera. 

 

Stefania Alessandrini

A tuo avviso, è sufficiente valutare “solo” il materiale?

Marco Borroni

Ovviamente no, la valutazione di sostenibilità di un’opera inizia dai materiali, dalle fasi di costruzione e si estende a tutta la vita utile dell’opera stessa, comprendendo i consumi, le manutenzioni, fino alle fasi finali di smantellamento, riuso, demolizione e riciclo dei materiali. 

Ad esempio, se stimiamo gli impatti ambientali per un edificio residenziale limitandosi alla sola CO2, essi risultano maggiori per la vita utile rispetto alla fase di costruzione, materiali inclusi. Da qui l’importanza di individuare soluzioni costruttive e materiali in funzione dei futuri impatti in esercizio, più che nella fase iniziale di costruzione.

 

La valutazione EPD riporta 25 indicatori

Stefania Alessandrini

Oggi si parla molto di CO2 ma la sostenibilità si basa anche su altri pilastri, giusto?

Marco Borroni

Giova sempre ricordare che la sostenibilità si basa su tre pilastri egualmente importanti: ambientale, sociale ed economico.

Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, ricordiamo che la CO2 emessa è solo uno dei parametri considerati: una valutazione EPD (dichiarazione ambientale di prodotto, metodo di calcolo regolamentato da norma europea) riporta ben 25 indicatori, tutti di ugual importanza e impatto.

L’aspetto sociale include tra i parametri la sicurezza delle costruzioni, la durata nel tempo e la resilienza nei confronti di eventi esterni, nonché la protezione degli occupanti, ad esempio in caso di incendio, inondazioni o terremoti.

Infine l’aspetto economico, e mi permetto un’altra piccola provocazione: la sostenibilità non deve favorire alcuni a svantaggio di altri e non mi riferisco solo a individui, ma alle nazioni che tendono a “scaricare” sul resto del mondo il costo delle loro scelte: laddove viene enunciato un utilizzo ecologico del materiale non sempre trova corrispondenza nel luogo o nella modalità di produzione.

 

La leva fiscale può portare a soluzioni tecnicamente non corrette

Stefania Alessandrini 

In generale non sembra una scelta semplice: chi, secondo te, è preposto alla decisione finale?

Marco Borroni

Il processo edilizio è lungo e complesso e tanti sono gli attori in gioco.  

Innanzitutto è necessario chiarire fin dall’inizio gli obiettivi prestazionali, esattamente come per le regole di valutazione e di verifica. In questo contesto, diventa fondamentale il supporto di normative volte a indicare i processi di calcolo e di verifica delle prestazioni per tutti i materiali e per le soluzioni costruttive, sulla base delle evidenze scientifiche condivise. 

L’eventuale leva fiscale per favorire la sostenibilità va utilizzata con grande attenzione, valutando le prestazioni finali e complessive di un’opera, senza introdurre distorsioni di mercato per scelte aprioristiche e non contestualizzate per ogni singolo progetto.

Sempre a livello normativo, le prestazioni dei materiali vanno valutate in base all’intera catena di produzione, dall’estrazione/coltivazione della materia prima fino alla fornitura in cantiere: in particolare vanno considerate le disparità normative in senso ambientale e sociale esistenti nelle varie parti del mondo. È importante ricordare che gli schemi di certificazione della sostenibilità della filiera, quali il CSC (Concrete Sustainability Council) per cemento e calcestruzzo sono essenziali in tal senso.

Infine il ruolo del progettista, divenuto essenziale nelle scelte tecniche motivate e documentate:   la progressiva estensione del BIM (Building Information Modeling) aiuterà senz’altro a garantire maggior informazione, trasparenza e controllo nella realizzazione di ogni opera.

 

Stefania Alessandrini 

Un’ultima domanda: come possiamo essere sicuri che il risultato corrisponda alle attese? Come sarà possibile garantire che le promesse saranno mantenute?

Marco Borroni

La giusta attenzione alla sostenibilità delle opere sta alzando il livello delle richieste di tutta la filiera edilizia, e la realizzazione diventa cruciale, con domanda di prestazioni più complesse da garantire anche a fronte di investimenti più onerosi: non possiamo certo permetterci sprechi dovuti alla scarsa attenzione al controllo.

Il ruolo di sorveglianza sarà strategico ed è richiesto un grande salto di qualità rispetto alla situazione attuale, spesso deficitaria. 

A supporto di chi è deputato al controllo, ma anche per il committente, l’adozione di un sistema serio e autorevole di certificazione può evitare problematiche in corso d’opera, anticipando le attività di verifica prima che la situazione diventi irreparabile, anche dal punto di vista dell’investimento economico. 

Si tratta in sostanza di progredire sulla strada dell’industrializzazione dell’edilizia, in cui il progetto e le scelte preliminari raggiungono una maggior fase di dettaglio, per rendere più semplice e verificabile la fase di realizzazione.