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Classificazione sismica in Piemonte: cosa cambia con l'ultimo aggiornamento

Analisi dell'evoluzione della classificazione sismica nella Regione Piemonte fino all'ultimo aggiornamento dicembre 2019

Con atto del 30 dicembre 2019, la Giunta del Piemonte ha provveduto ad aggiornare la classificazione sismica del territorio regionale, a circa 10 anni dalla precedente classificazione.

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La storia della classificazione sismica in Piemonte

I fondamenti normativi da cui discende la classificazione sismica per il Piemonte, come per le altre regioni, sono fissati dalla Legge nazionale n. 64 del 1974, che stabiliva provvedimenti per le costruzioni e particolari prescrizioni per le zone sismiche definendo le regole generali a supporto delle azioni di controllo a carico della P.A. (denuncia, autorizzazioni, vigilanza, pareri), poi confluite nel Testo Unico sull’edilizia (D.P.R. 380/2001), attualmente in fase di revisione.
La L. 64 demandava a successivi Decreti Interministeriali la Normativa Tecnica di settore e la definizione degli elenchi delle zone sismiche, sentite le Regioni interessate. Sotto il profilo della Normativa Tecnica vennero emanati già nel 1975, e successivamente aggiornati con cadenza all’incirca decennale, i decreti contenenti le norme per le Costruzioni, ai quali si affiancarono le indicazioni per i Terreni e le opere geotecniche: i due aspetti vennero poi unificati a partire dal 2008; parallelamente vennero emanate specifiche disposizioni per la progettazione dei Ponti.

Piemonte, D.M. 4 febbraio 1982: 41 Comuni in 2 categoria sismica, il resto del territorio non classificato

Con riguardo alla classificazione sismica del Piemonte, con D.M. 4 febbraio 1982, vennero individuati in 2^ categoria sismica n. 41 Comuni, di cui 40 in Provincia di Torino e 1 in Provincia di Cuneo, mentre tutto il resto del territorio regionale risultava non classificato e, di conseguenza, escluso dall’obbligo di applicazione della Normativa Tecnica e delle procedure di controllo (fig. 1).Zonazione sismica del Piemonte nel 1982

La distribuzione geografica dei Comuni compresi negli elenchi risulta fortemente influenzata dal metodo di valutazione della pericolosità allora utilizzato, basato in modo particolare su elaborazioni a partire dai riscontri storico-documentali al momento disponibili sui grandi eventi sismici conosciuti: nel caso del Piemonte l’evento di riferimento utilizzato per la classificazione è quello del 1808 e la perimetrazione del 1982 mostra una riconoscibile coerenza con l’andamento delle isosiste dell’evento, come riportato dai cataloghi allora disponibili (si veda Atlas of Isoseismal Maps of Italian Earthquakes, PFG-CNR, Quad. 114, 1985).

Dal 1998 le Regioni responsabili dell'individuazione delle zone sismiche e dell'aggiornamento degli elenchi

Negli anni successivi, a seguito dei processi di decentramento ammnistrativo conseguenti al D.Lgs 112/1998, viene attribuita alle Regioni l'individuazione delle zone sismiche, la formazione e l'aggiornamento degli elenchi, mentre allo Stato compete la definizione dei criteri generali; il principio viene recepito in Piemonte con la L.R. 44/2000 ed è successivamente confermato a livello nazionale attraverso il Testo Unico per l’Edilizia, D.P.R. 380/2001, art. 83.

A seguito dell’evento sismico dell’ottobre 2002, in cui a San Giuliano di Puglia (Campobasso) il crollo di un complesso scolastico determinò 28 vittime, vennero emanate disposizioni con carattere d’urgenza attraverso Ordinanza P.C.M. n. 3274/2003, con la quale è stata aggiornata l’intera Normativa Tecnica di settore, venivano proposti elenchi delle zone sismiche e fissati i Criteri per l’individuazione di tali zone.
Il nuovo quadro di riferimento dei territori classificati derivava da elaborazioni a partire da studi del 1998 ad opera del Gruppo di Lavoro istituito della Commissione Nazionale di Prevenzione dei Grandi Rischi, assumendo in aggiunta principi cautelativi a favore di sicurezza secondo i quali non era ammessa una declassificazione rispetto alla situazione al momento vigente e non erano ammesse zone non classificate sismiche.

Piemonte, D.G.R. n. 61-11017/2003: 41 Comuni in zona sismica 2 e 168 Comuni in zona 3

Per il Piemonte il nuovo quadro di riferimento è stato recepito con la D.G.R. n. 61-11017 del 17 novembre 2003 e prevedeva il mantenimento in zona 2 dei 41 Comuni già classificati, e l’inserimento in zona 3 di 168 Comuni, distribuiti tra le Province di Cuneo, Torino, Alessandria e Verbano-Cusio-Ossola, mentre la restante parte del territorio regionale, comprendente 997 Comuni era ricompreso in zona 4 (fig. 2). 

microzonazione-piemonte-fig-2.JPGCon l'Ordinanaza P.C.M 3519/2006 nuova mappa nazionale di pericolosità sismica

Negli anni immediatamente successivi, uno studio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha reso disponibile la mappa nazionale di pericolosità sismica, (Gruppo di Lavoro MPS, 2004-MPS04), elaborata con criteri probabilistici dei valori di accelerazione orizzontale massima attesi su suolo rigido e pianeggiante, ag; tale studio veniva poi riconosciuto come riferimento a livello nazionale dalla ORD. P.C.M. 3519/2006, la quale, contestualmente, precisava i Criteri per l’individuazione delle zone sismiche e la formazione e l’aggiornamento dei relativi elenchi. 

microzonazione-piemonte-fig-3.JPGIn base a questi nuovi dati, i valori di accelerazione determinati sul territorio piemontese per il tempo di ritorno (Tr) convenzionale di 475 anni competono prevalentemente alle zone 4 (ag

 

Che cosa è la Classificazione Sismica del Territorio italiano

D.G.R. n. 11-13058 del 19 gennaio 2010: il  Piemonte aggiorna la sua zonazione sismica

Tenendo conto di questi nuovi elementi di valutazione, la Regione Piemonte ha provveduto all’aggiornamento della propria classificazione sismica attraverso la D.G.R. n. 11-13058 del 19 gennaio 2010, con la quale l’ex zona 2, non più compatibile con i nuovi valori di ag, viene trasformata in una zona 3 a regime speciale in cui, in base al principio cautelativo di non ridurre le condizioni di sicurezza, vengono mantenuti i livelli di controllo esistenti; dal punto di vista della distribuzione geografica, la nuova zona 3 a regime speciale viene ritoccata in corrispondenza delle estremità Nord e Sud del territorio regionale, per tener conto dei valori più elevati di ag. Parallelamente, la zona 3 in senso stretto viene ampliata in modo significativo lungo il bordo alpino e appenninico, fino a comprendere un totale di 365 Comuni; la restante parte del territorio, pari a 797 Comuni viene invece compresa nella zona 4.

Con le successive revisioni delle procedure in ambito di prevenzione del rischio sismico (D.G.R. 12 dicembre 2011, n. 4-3084, D.G.R. 21 maggio 2014, n. 65-7656), la zona 3 a regime speciale viene qualificata in modo sintetico come zona 3s (fig. 4).  

Zonazione del Piemonte nel 2010L’ultimo aggiornamento della classificazione sismica piemontese

Negli anni recenti è emersa l’esigenza di verificare l’adeguatezza della classificazione sismica vigente sul territorio piemontese, anche con lo scopo di contribuire a rendere sempre più efficaci i programmi di prevenzione del rischio sismico promossi a livello nazionale e contestualmente migliorare la coerenza tra la classificazione e le condizioni di pericolosità sismica.
In tale prospettiva, si è ritenuto opportuno procedere, innanzitutto, ad un aggiornamento delle conoscenze sulla pericolosità sismica regionale, tenuto conto che negli ultimi decenni sono stati registrati eventi sismici di magnitudo significativa sia sul territorio regionale sia nelle zone prossime e il progressivo incremento delle conoscenze ha consentito alla comunità scientifica di migliorare la completezza dei cataloghi sismici e l’affidabilità dei modelli di attenuazione del moto al suolo.

Nuovo studio della pericolosità sismica della Regione Piemonte

A tale scopo, nell’ambito del Programma di Cooperazione IT-FR Alcotra 2014-2020 - Progetto n. 1510 RISVAL, è stata indetta una gara con bando pubblico per un “Servizio di Ricerca e studio della pericolosità sismica della Regione Piemonte”, affidata poi all’Università degli Studi di Genova - Dipartimento di Scienze delle Terra, dell’Ambiente e della Vita (DISTAV).
Lo studio è stato condotto secondo i criteri previsti dalla ORD. P.C.M. 3519, a partire dalla griglia di punti prefissati a livello nazionale e spaziati mediamente 5-6 km; le elaborazioni forniscono, per ciascun nodo della griglia, i valori di accelerazione massima attesa ag con una prefissata probabilità di eccedenza per un determinato intervallo di tempo (periodo di ritorno).

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I risultati dello studio

I risultati dello studio, conclusosi nel 2018, confermano nell’insieme il quadro di riferimento  che deriva dalle elaborazioni condotte dall’INGV (MPS04), evidenziando, tuttavia, situazioni leggermente più penalizzanti (pericolosità più alta) lungo il margine occidentale (canavese e biellese) ed il confine meridionale corrispondente all’alta Bormida, e valori di pericolosità leggermente inferiori nel monregalese e nell’ossolano; nel dettaglio, i valori di accelerazione sismica attesi, determinati in base ai criteri nazionali e con Tr= 475 anni, risultano generalmente compresi tra ag 0.010 e ag 0.150 e, quindi, compatibili con la zona sismica 4, corrispondente a valori di ag fino 0.050,  e con la zona 3, corrispondente a valori di ag compresi tra 0.050 e 0.150 (fig. 5).

Nuova Zonazione Regione Piemonte

Per la classificazione si è operato in modo da differenziare il territorio in modo graduato in base al grado di pericolosità, utilizzare per la classificazione su base comunale metodi semplici e di facile controllo, apportando correttivi in base a criteri oggettivi di esposizione al rischio, applicare criteri cautelativi per consolidare le politiche di prevenzione già attivate ed evitare declassificazioni.

Nel dettaglio, si è scelto, in primo luogo, di riproporre la suddivisione della zona 3 in una sottozona 3s, corrispondente a valori di ag maggiori di 0.125, in modo da articolare in maniera più efficace le misure di controllo e gestione e mantenere le azioni di prevenzione già consolidate.

Per l’attribuzione dei Comuni alle diverse zone sono stati utilizzati i valori di ag corrispondenti a Tr=475 anni calcolati per i singoli nodi della griglia, assegnando al Comune la zona competente al valore di ag massimo riferibile al territorio comunale.
Tenuto conto, tuttavia, dell’elevata frammentazione amministrativa del territorio regionale e della distanza tra i nodi, nelle fasce di bordo si è riscontrato in molti casi che che l’assegnazione ad una precisa zona può essere definita solo con processi di affinamento dell’analisi attraverso i quali definire, in primo luogo, i limiti fra le diverse zone; a tale scopo sono state elaborate curve di interpolazione a partire dai valori di ag dei singoli nodi, utilizzando uno strumento open source in ambiente GIS (plugin “contour” di Qgis), di cui è stata preliminarmente testata l’applicabilità del metodo utilizzando lo studio di pericolosità del 2004 (fig. 6).

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Si ringrazia l'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino per la gentile collaborazione 

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