CONGRESSO CNI: pubblichiamo la relazione di apertura di Zambrano
CONGRESSO CNI: pubblichiamo la relazione di apertura di Zambrano
Pubblichiamo la relazione di apertura del presidente Zambrano al 59 congresso Nazionale degli Ingegneri di Caserta
Autorità, Presidenti, Delegati, Osservatori,
oggi ho l’onore di aprire i lavori del Congresso Nazionale degli Ingegneri, che è il 59°. I così numerosi Congressi organizzati attestano la straordinaria ed intensa attività degli ingegneri italiani che sin dall’anno 1951, a Genova, agli inizi della nostra storia repubblicana, hanno inteso riunirsi annualmente per affrontare, certamente, i problemi della categoria, ma anche e soprattutto quelli del Paese cui siamo orgogliosi di appartenere.
Il 1951 è un anno che sembra lontano; ma in fondo è vicino, vicinissimo. Pensate che il tema principale del 1° Congresso era “Norme e disposizioni particolari relative alla auspicata promulgazione di un Testo Unico sugli Ordini professionali in genere e su quello degli ingegneri in particolare”.
Ad oggi quel testo non c’è ancora. Ma ne parleremo dopo. Il secolo scorso e l’inizio di quello attuale si sono sviluppati sotto gli impulsi delle scienze e della tecnologie. Oggi ci sono più scienziati e tecnici al lavoro nel mondo di quanti hanno occupato tutta la precedente storia della scienza e della tecnologia.
Ai giorni nostri il legame sempre più stretto tra conoscenze scientifiche e conoscenze tecniche rende unica la categoria degli ingegneri: da coloro che nel Rinascimento erano al servizio dei principi italiani concependo e dirigendo imponenti opere pubbliche, fortificazioni e macchine da guerra, agli ingegneri inglesi della seconda metà del diciottesimo secolo che affrontarono il primo sistema industriale, agli ingegneri francesi affermatisi contemporaneamente attraverso la creazione di una formazione specifica nelle Grandes Ecoles.
Il Congresso di oggi si tiene nella splendida città di Caserta, che ospita eccezionali opere di architettura ed ingegneria come la famosissima Reggia. Ma voglio ricordare anche le bellezze paesaggistiche e culturali del litorale, di San Leucio, patrimonio dell’UNESCO, che ancora oggi, con la sua seta, impreziosisce lo Studio Ovale della Casa Bianca e le bandiere del Quirinale; senza dimenticare il borgo medievale di Caserta vecchia, dove ci si perde tra lo splendore delle mura della Torre del Castello e del Duomo di San Michele Arcangelo, tanto ambite da Longobardi e Borboni.
Una provincia purtroppo mortificata da un utilizzo improvvido del proprio territorio ma che saprà senz’altro rinascere e dare al Paese quel contributo sociale-economi-co e culturale che tutti le riconosciamo.
Ringrazio di cuore, a nome di tutta la categoria e del Consiglio Nazionale, il Presidente Severino per l’eccezionale lavoro che ha fatto insieme a tutti i suoi Consiglieri, agli impiegati dell’Ordine, e a tutti coloro che hanno lavorato per l’organizzazione del Congresso, sin qui impeccabile.
I risultati dell’attività del Consiglio possono essere positivi solo se c’è grande colla-borazione e soprattutto solidarietà tra i Consiglieri; questa è la precondizione per
avviare iniziative di largo respiro e per non essere stretti nella morsa di dover inse-guire risultati immediati giorno per giorno; di questo sono veramente grato a tutti.
Consentitemi quindi di chiamarli e salutarli uno per uno (Fabio Bonfà - Vice Presidente Vicario, Gianni Massa - Vice Presidente, Riccardo Pellegatta - Segretario, Michele Lapenna - Tesoriere, Giovanni Cardinale, Gaetano Fede, Andrea Gianasso, Massimo Mariani, Angelo Masi, Nicola Monda, Hansjorg Letzner, Ania Lopez, Raffa-ele Solustri, Angelo Valsecchi). Vorrei inoltre ringraziare il Presidente Ronsivalle ed il Centro Studi nonché il Presidente Vinci e la Scuola di Formazione per il continuo lavoro di supporto al Consiglio Nazionale.
Come molti di voi sapranno, la sede del prossimo Congresso è stata già decisa, è Venezia, altra località meravigliosa. Ringrazio per questo gravoso impegno l’amico Presidente Ivan Ceola.
Per il prossimo Congresso, il Consiglio ha intenzione di avviare un percorso di riforma, che lo porterà ad essere il Congresso di tutta l’ingegneria italiana, con il coinvolgimento diretto di tutte le sue componenti, chiamate a dare il proprio contributo anche alla fase organizzativa. È una sfida importante, nella direzione auspicata del rispetto e della valorizzazione di tutte le eccellenze degli ingegneri italiani.
Il Congresso che inizia oggi è la naturale evoluzione di quello dell’anno scorso nel quale affrontammo, con la presenza di politici e amministratori pubblici, rappresentanti di varie istituzioni ed esperti provenienti da tutto il mondo, argomenti impor-tanti ma soprattutto di straordinaria attualità.
Il tema del precedente Congresso, tenutosi a Brescia nel luglio dell’anno scorso, era pieno di attese e di prospettive: “Il Paese che vogliamo: lavoro, occupazione, opportunità”. Eravamo al centro di una crisi profonda che riguardava aspetti sociali ed economici ma anche i problemi dell’organizzazione del nostro Stato. Era un momento difficile, con un Governo, quello presieduto dall’On. Letta, che aveva appena iniziato il suo impegno.
Si erano, infatti, da poco svolte le elezioni di rinnovo del Parlamento, che ancora una volta avevano dato un risultato interlocutorio che non garantiva la governabilità del Paese.
Evidenziammo, in quell’occasione e anche nella successiva Assemblea Nazionale del 13 novembre 2013, come l’Italia avesse urgente bisogno di riforme importanti sui temi del lavoro, della riorganizzazione dell’apparato statale e degli enti locali, della semplificazione, delle vere liberalizzazioni; insomma auspicavamo un Paese che finalmente incentivasse il lavoro, favorisse l’innovazione, creasse più opportunità.
Ad oggi non possiamo che riconoscere come molte delle nostre aspettative siano state deluse. Ma noi abbiamo ancora fiducia e speranza; non demordiamo. Proprio per questo, il tema scelto per questo Congresso è: “Il Futuro Oggi – Crescita, Sostenibilità, Legalità”; vogliamo infatti che i cambiamenti che tutti auspichiamo vengano fatti con più impegno, con più efficienza, con più efficacia ma soprattutto con tempi rapidissimi. Noi, ma tutti i cittadini, non possiamo più tollerare ulteriori ritardi nelle riforme necessarie anche e soprattutto in un’ottica di efficienza e concorrenza con il resto dell’Europa e del mondo.
Per questo i temi delle nostre tavole rotonde riguarderanno questioni fondamentali sia su temi interni, coinvolgenti anche scelte politiche e dinamiche sociali, ma anche esterni al nostro Paese, essendo convinti oggi che sia fondamentale il confronto internazionale.
Ebbi a dirlo all’apertura del Congresso dell’anno scorso ma voglio qui ribadire la mia emozione per l’onore di rappresentare, dopo tanti anni di attività ordinistica, la categoria professionale degli ingegneri, rivendicandone ancora l’orgoglio di appartenervi; ancora di più oggi dopo quasi tre anni di lavoro come Presidente voglio evidenziare la soddisfazione per aver incontrato sempre colleghi disponibili a mettersi in gioco, a dare contributi, a collaborare con il Consiglio Nazionale e con le istituzioni pubbliche, tutti con la speranza di un futuro migliore, ma soprattutto sensibili ad un comune sentire di essere parte integrante, essenziale e responsabile della società.
Devo ringraziare soprattutto i Presidenti dei Consigli Provinciali per aver dimostrato ampia condivisione dell’attività del Consiglio, da sempre impostata su due obiettivi fondamentali, l’uno volto alla modernizzazione e riorganizzazione della categoria, l’altro a dare contributi concreti alla vita del Paese, soprattutto interagendo con le altre professioni, in particolare quelle tecniche.
Noi ingegneri crediamo ancora fortemente nel nostro Paese conoscendone bene le potenzialità, la qualità dei suoi abitanti, l’attrattività del suo territorio e delle sue risorse culturali uniche al mondo, ma, permettetemi, anche la qualità e competenza dei suoi professionisti, ancora di più oggi dopo la riforma.
Ma purtroppo conosciamo del Paese anche i difetti: individualismo, un sistema politico e amministrativo bloccato, un’amministrazione pubblica frenata da tanti enti spesso in conflitto tra loro, una burocrazia invadente ed autoreferenziale, un appa-rato produttivo debole, una giustizia lenta ed inefficiente.
Oggi la partecipazione di più di mille, tra delegati e osservatori, vuole soprattutto affrontare i problemi della nostra società. Perché l’abbiamo detto mille volte e ne siamo assolutamente convinti: noi ingegneri, ma anche in generale noi professionisti, possiamo risolvere i nostri tanti e gravi problemi di lavoro ed occupazione soltanto se risolveremo, insieme agli altri, i problemi del Paese.
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