CTU, compensi rivalutati del 61%: Sisto annuncia un “new deal” per i consulenti della giustizia
Rivoluzione in vista per i Consulenti Tecnici d’Ufficio (CTU): il viceministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha annunciato una rivalutazione dei compensi pari al 61%, insieme a un profondo ripensamento del ruolo del consulente tecnico all’interno del sistema giudiziario.
“Posso annunciare con orgoglio che rivalutiamo di circa il 61% i compensi dei CTU e stiliamo un new deal del rapporto tra consulente e professioni, indicando criteri specifici per materia, vacazioni e orari”, ha dichiarato il viceministro Francesco Paolo Sisto durante la trasmissione Largo Chigi su Urania Tv.
“Il consulente tecnico d’ufficio al servizio della giustizia diventa un professionista a tutti gli effetti e gli restituiamo quella dignità che è propria del professionista sul mercato ordinario. Credo che sia un grande segno di attenzione, il provvedimento è di prossimo conio”.
Apprezzamenti da Fondazione Inarcassa: “Serve equilibrio tra responsabilità e compensi”
Presente in trasmissione anche Andrea De Maio, presidente di Fondazione Inarcassa, che ha accolto con favore l’annuncio, sottolineando la necessità di un riequilibrio tra le responsabilità attribuite ai CTU e i relativi onorari.
“Solo così si può valorizzare la libera professione e contrastare il rischio di una fuga all’estero delle nuove generazioni, che porterebbero con sé competenze formate nelle nostre università”, ha commentato.
Le audizioni in Senato: formazione e tempi certi per i pagamenti
Il tema è centrale anche nei lavori parlamentari: l'8 maggio scorso, Fondazione Inarcassa è stata audita presso la Commissione Giustizia del Senato, nell’ambito della discussione del DDL 683 e connessi sulla riforma della disciplina dei CTU. In quell’occasione, De Maio ha evidenziato la necessità di interventi correttivi su due punti per rendere la riforma organica e completa.
Il primo riguarda la formazione. La proposta del disegno di legge (n. 683), che introduce un corso propedeutico all’iscrizione all’albo della durata di dodici mesi e almeno 200 ore formative, è stata definita da De Maio come “eccessivamente onerosa”. Secondo il presidente, la specializzazione del CTU si basa infatti su una formazione tecnica già acquisita attraverso il percorso accademico, l’esperienza professionale e l’obbligo di aggiornamento continuo previsto per legge. La formazione specifica per i CTU dovrebbe piuttosto concentrarsi su materie giuridico-procedurali, con un carico formativo più contenuto, come previsto dal DDL 1076, che la Fondazione Inarcassa sostiene, e che propone un percorso di 18 ore.
Il secondo punto critico riguarda la revisione dei compensi. Attualmente, i CTU sono retribuiti secondo tariffe ferme al 2002, con vacazioni successive alla prima valorizzate poco più di 4 euro/ora, una cifra ritenuta non adeguata né al valore del lavoro svolto dai liberi professionisti né alle responsabilità connesse. La Fondazione propone quindi un adeguamento basato sui parametri stabiliti dal decreto ministeriale attuativo dell’art. 3 della Legge n. 49/2023.
Sul DDL 1068, la Fondazione ha proposto di anticipare a 30 giorni — anziché 3 mesi — il termine entro cui il giudice deve liquidare il compenso al CTU incaricato.
>>> Approfondisci sulle dichiarazioni di Andrea De Maio (Fondazione Inarcassa)
CTU, rialzo del 61 %: atto dovuto ma non basta
Carla Cappiello (CNI): «Continuiamo a lavorare per una riforma strutturale che fermi la fuga dei professionisti»
"Accogliamo con favore l’annuncio del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto: la rivalutazione del 61 % dei compensi dei consulenti tecnici d’ufficio e l’introduzione di criteri differenziati per materia, per vacazione e per fascia oraria erano attesi da tempo. È un segnale che va nella direzione giusta: riconoscere il valore di professionisti che, ogni giorno, fanno da ponte tra sapere tecnico e decisione giudiziaria.
Allo stesso tempo non possiamo dimenticare un fatto semplice: quel 61 % non è un bonus, ma la fotografia di ventiquattro anni di inflazione che la legge imponeva già di recuperare. Lo stesso vale per l’eliminazione della differenza tra prima e seconda vacazione, su cui la Corte Costituzionale ha appena messo il sigillo. Stiamo parlando di atti dovuti. Bene che arrivino adesso, ma non bastano a dire che il “problema CTU” sia risolto.
Il viceministro ha aperto il coperchio su altre possibili novità—criteri specifici per la determinazione dei compensi, basati sulla materia oggetto della consulenza, sulle valutazioni dell'operato. Prima di poter esprimere qualsivoglia valutazione, però, dobbiamo leggere il testo. Serve capire quali criteri, quali prestazioni, quali verifiche.
Come Consigliera del Consiglio Nazionale degli Ingegneri con delega ai temi della ingegneria forense dialogo da mesi – grazie anche al prezioso contribuito del Gruppo di lavoro istituito presso il CNI – con il Ministero della Giustizia e con la sua Commissione di studio per la rideterminazione della misura degli onorari fissi, variabili e a tempo, degli ausiliari del magistrato nel processo penale, civile, amministrativo, contabile e tributario, istituita nel dicembre 2023. Il confronto è aperto, franco, costruttivo. Continueremo a portare dati, proposte e, quando serve, una buona dose di testardaggine. Non lo facciamo per difendere una categoria, ma per garantire ai cittadini perizie puntuali, indipendenti e di alta qualità. Senza un compenso equo i migliori professionisti si allontanano: lo dicono i numeri, con gli iscritti passati da 183.000 a poco più di 64.000 in due anni.
Chiediamo quindi che questo intervento sia solo il primo passo di una riforma organica: estensione piena dell’equo compenso, ridefinizione della responsabilità solidale, vero aggiornamento periodico automatico delle tariffe: è il minimo per rendere di nuovo attrattiva una funzione essenziale per tribunali e cittadini.
Siamo pronti a collaborare e a sostenere questo percorso con costanza, con pragmatismo e senso di responsabilità: la giustizia funziona quando le regole sono chiare e il lavoro tecnico è adeguatamente remunerato. Un eventuale stallo graverebbe sull’intero Paese."
Anche Massimo Crusi, presidente del CNAPPC (Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori), è intervenuto sul tema in altra audizione alla Commissione Giustizia in Senato.
“Registriamo - segnala Crusi - una grande riduzione del numero dei professionisti disponibili a svolgere questi incarichi, dall’altro, siamo in presenza di un mancato rinnovo generazionale. L’importanza e la delicatezza del lavoro che viene chiamato a svolgere un CTU deve indurci a porre molta attenzione al tema di una formazione tecnico-giuridica specifica omogenea su tutto il territorio nazionale. Ciò per garantire la qualità delle consulenze tecniche e per ridurre il rischio di errori procedurali che possano pregiudicare i processi”, ha affermato Crusi.
Anche Crusi ha anche posto l’accento su problemi strutturali come i lunghi tempi di liquidazione dei compensi, che disincentivano l’adesione degli esperti al ruolo di ausiliari del giudice.
“La certezza nei tempi di pagamento rappresenta un passo avanti fondamentale per tutelare i professionisti”, ha spiegato.
>>> Approfondisci sulle dichiarazioni di Massimo Cruisi (CNAPPC)
Compensi degli esperti stimatori nelle esecuzioni immobiliari
In merito ai compensi degli esperti stimatori nelle esecuzioni immobiliari, sia Fondazione Inarcassa che il CNAPPC esprimono una posizione condivisa: superare l’attuale meccanismo che lega il compenso all’esito della vendita.
La Fondazione sostiene in tal senso la proposta contenuta nel DDL 1065, che prevede l’abrogazione del terzo comma dell’art. 161 delle disposizioni di attuazione del Codice di procedura civile, ripristinando il principio secondo cui il compenso deve essere commisurato al valore di stima dell’immobile, e non al prezzo di vendita effettivo.
Anche il presidente del CNAPPC ha sottolineato la necessità di eliminare questo criterio, definendolo “una stortura normativa introdotta nel 2015” e auspicandone l’abrogazione nel più breve tempo possibile.
La riforma dei CTU entra dunque nel vivo, con un primo segnale forte arrivato dal Ministero: quello di un riconoscimento economico e professionale che punta a rilanciare una figura tecnica cruciale per l’efficienza del sistema giustizia.
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