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Dalle previsioni sismiche ai cigni neri, la nuova cognizione del rischio

Quel che ci tranquillizza è la successione semplice, il ridurre a una dimensione, come direbbe un matematico, l'opprimente varietà della vita; infilare un filo, quel famoso filo del racconto, di cui è fatto il filo della vita, attraverso tutto ciò che è avvenuto nel tempo e nello spazio! […] Quasi tutti gli uomini sono dei narratori… a loro piace la serie ordinata dei fatti perché somiglia a una necessità, e grazie all'impressione che la vita abbia un corso si sentono in qualche modo protetti in mezzo al caos’.

La citazione è tratta da “L’uomo senza qualità”, il vasto romanzo incompiuto di Robert Musil, il cui protagonista, Ulrich, va alla ricerca di un senso personale da dare alla vita, ma l’ambiguità del reale e lo sgretolarsi dei fatti in una miriade di possibilità lo portano a considerarsi un “uomo senza qualità”, incapace di adattarsi al mondo esterno.

Il filosofo Roberto Casati, autore del saggio “Prima lezione di Filosofia”[1], nel paragrafo intitolato “Il dovere dell’immaginazione: abbiamo davvero pensato a tutto?”, descrive il senso della possibilità come un aspetto fondamentale del lavoro intellettuale creativo, non solo filosofico: ‘è condiviso da tutte le professioni intellettuali, dalla matematica, all’ingegneria, alla filosofia, all’improvvisazione jazz e, ovviamente, alla letteratura. Per come funziona la mente umana, essere creativi significa essere in grado di generare un ventaglio di possibilità in modo da poterne scegliere o da farne emergere una o più d’una come soluzione a un problema, in base a dei vincoli che ci s’impone e a degli obiettivi che ci si prefigge [...]. Ma c’è un secondo momento in cui il senso della possibilità insito nella creatività letteraria ci investe con tutta la sua energia. Siamo avidi lettori di trame: consumiamo storie, narrazioni di eventi non reali ma solo possibili: film, spettacoli teatrali, romanzi, fiabe sono un ingrediente essenziale della nostra vita mentale’.

Molti autori ritengono che questa richiesta di storie risolva un problema adattativo e serva a tenerci all’erta, facendo di noi persone preparate di fronte alle continue sollecitazioni della vita. Tuttavia, quando ci si trova ad affrontare casi e problemi reali, problemi e questioni che presentano un dilemma o propongono delle alternative, nonché questioni che di norma giacciono latenti sullo sfondo della vita, come quella del rischio sismico, ebbene in questi casi, piuttosto che affrontare il problema analizzando razionalmente le possibilità e le probabilità, si cade il più delle volte nella “fallacia narrativa”, come la definisce Nassim Nicholas Taleb, autore del bestseller “Il Cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita[2], a significare la fallacia del nostro modo di apprendere e la fragilità della nostra conoscenza, quando sono basati solo sulle osservazioni e sull’esperienza personale.

Il saggio di Taleb, che pone a tema gli eventi rari e dall’impatto estremo, deve il suo titolo alla scoperta del cigno nero australiano da parte degli esploratori europei, che dimostrò che una sola osservazione può confutare un’asserzione generale, ricavata da millenni di avvistamenti di milioni di cigni bianchi[3].

La fallacia narrativa è un chiaro sintomo della vulnerabilità all’eccesso di interpretazione e della predilezione per le storie coerenti rispetto alle verità grezze, che distorce notevolmente la nostra rappresentazione mentale del mondo, e diventa particolarmente grave quando c’è di mezzo l’evento raro.

Si spiega con l’eccessiva tendenza alla semplificazione di noi tutti, che ‘siamo avidi di regole perché abbiamo bisogno di ridurre le dimensioni delle questioni in modo da farcele entrare in testa o meglio, purtroppo, di comprimercele in testa. Più le informazioni sono casuali [...] più è difficile riassumerle. Di conseguenza, la stessa condizione che ci induce a semplificare ci spinge a pensare che il mondo sia meno casuale di quanto è effettivamente […] Le imprese artistiche e quelle scientifiche derivano dalla nostra necessità di ridurre le dimensioni e di imporre un certo ordine alle cose. Pensate al mondo che vi circonda, appesantito da un’infinità di dettagli. Se provate a descriverlo, sarete tentati di inserire un filo conduttore nelle vostre parole. I romanzi, le storie, i miti e i racconti hanno tutti la stessa funzione: ci salvaguardano dalla complessità del mondo e ci proteggono dalla sua casualità. I miti conferiscono ordine al disordine della percezione e a quello che viene percepito come il  “caos dell’esperienza umana”’[4].

I Cigni Neri (tra i quali vi sono anche i terremoti, come vedremo), sono invece eventi estremi che non rientrano in tali semplificazioni, e hanno tre caratteristiche peculiari che li rendono così ostici e sfuggenti alla percezione comune: la rarità, l’impatto enorme, e la prevedibilità retrospettiva, ossia a posteriori, ma non prospettiva. Un numero ristretto di Cigni Neri riesce a spiegare quasi tutto il nostro mondo: il successo delle idee e delle religioni, la dinamica degli eventi storici e la nostra vita personale. L’effetto dei Cigni Neri è andato aumentando a partire dalla rivoluzione industriale, perchè il mondo è diventato sempre più complicato, ‘mentre gli eventi comuni, quelli che studiamo e cerchiamo di prevedere leggendo i giornali, sono divenuti sempre più irrilevanti’[5].

Pensate, suggerisce Taleb, a quanto poco sarebbe servita la vostra conoscenza del mondo per prevedere ciò che stava per accadere alla vigilia del 1914 (senza imbrogliare utilizzando le spiegazioni del professore di storia delle superiori). E che dire dell’ascesa di Hitler e della guerra che ne seguì? E della rapida fine del blocco sovietico? E dell’affermazione del fondamentalismo islamico, della diffusione di Internet, o del crollo del mercato del 1987 e della sua ancor più imprevista ripresa? Epidemie, mode, nascita di generi e scuole artistiche, seguono tutte la dinamica del Cigno Nero, che vale per quasi tutto ciò che vi è di più importante intorno a noi.

I terremoti hanno tutte le caratteristiche del Cigno Nero: sono eventi rari, possono avere impatti enormi in un contesto territoriale impreparato, e sono in larga misura imprevedibili. Lo sono perché la complessità dei processi geologici che li scatenano è tale che, nonostante il miglioramento delle reti di monitoraggio e i risultati di decenni di ricerche geofisiche, le incertezze relative ai fenomeni sismici sono ancora piuttosto elevate, in termini predittivi. Per questo, allo stato attuale delle conoscenze non è possibile prevedere in termini puntuali i terremoti, e non è ipotizzabile che le ricerche in corso possano dare risultati utilizzabili a breve. Disponiamo di mappe di pericolosità che forniscono tutte le informazioni necessarie circa il rischio sismico e di tecnologie avanzate per realizzare strutture sismo-resistenti, ma la comunicazione  dell’incertezza rimane uno degli elementi maggiormente critici. E’ un problema che emerge particolarmente in situazioni di emergenza, quando le istituzioni sono di fronte a possibili scelte e la popolazione si aspetta di sapere come e quando potrà accadere qualcosa.

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[1]Prima lezione di filosofia” di Roberto Casati, Editori Laterza – Bari 2011.

[2]Il Cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita”, di Nassim Nicholas Taleb, il Saggiatore S.r.l. – Milano 2014.

[3] Taleb fa chiaramente riferimento anche al verso del poeta latino Giovenale: ‘Rara avis in terris, nigroque simillima cycno’  (‘Uccello raro sulla terra, quasi come un cigno nero’), spesso citato nelle antiche dispute filosofiche a indicare un fatto impossibile o molto improbabile.

[4] Il Cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita”, di Nassim Nicholas Taleb, il Saggiatore S.r.l. – Milano 2014.

[5] Ibidem.

 

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