Edge AI e smart city: la rivoluzione dell’intelligenza decentralizzata
L'Edge AI sposta l’intelligenza artificiale dal cloud ai dispositivi di campo: meno latenza, più resilienza, nuove opportunità. L’articolo di Andreas Hassellöf su Entrepreneur Middle East evidenzia come questa tecnologia stia rivoluzionando le smart city e offrendo uno spazio fertile all’imprenditoria innovativa, soprattutto nei contesti urbani del Medio Oriente come Dubai e NEOM.
Edge AI e smart city: come cambia la progettazione urbana secondo Andreas Hassellöf
Nel mondo iperconnesso dell’urbanizzazione contemporanea, parlare di Edge AI non è più un esercizio teorico. Significa affrontare una concreta rivoluzione tecnologica che trasforma gli oggetti connessi in nodi intelligenti, capaci di analizzare, decidere e agire in tempo reale, senza dover passare per il cloud.
Un concetto che non solo riorganizza le architetture informatiche, ma cambia profondamente il modo in cui progettiamo edifici, infrastrutture e spazi pubblici.
Nel nostro approfondimento precedente ("Che cos’è l’Edge AI"), abbiamo chiarito come funzioni questa tecnologia: il dato viene elaborato là dove nasce – sul sensore, sul dispositivo, sul nodo locale – e non trasmesso integralmente a un server remoto.
Questo consente di ridurre la latenza, aumentare la resilienza operativa e alleggerire il carico di rete, oltre a migliorare la tutela della privacy. È un cambio di paradigma rilevante per settori come la sicurezza urbana, la logistica, l’energia, la sanità, ma anche per chi progetta edifici intelligenti e città reattive.
Su questo scenario si innesta l’articolo “AI at the Edge: The Future of Smart Cities and How Entrepreneurs Can Get Involved”, pubblicato da Andreas Hassellöf su Entrepreneur Middle East il 23 giugno 2025. Hassellöf, imprenditore e progettista di ambienti intelligenti, parte da un assunto forte: la smart city non è più un’idea futuristica, ma una realtà concreta. E lo è soprattutto nel contesto mediorientale, dove progetti come NEOM in Arabia Saudita o la strategia Dubai Smart City stanno trasformando interi territori in laboratori di innovazione urbana.
Il cuore dell’analisi di Hassellöf è l’emergere dell’Edge AI come tecnologia abilitante per un’urbanistica realmente “centrata sull’uomo”.
Il suo punto di vista è chiaro: quando l’intelligenza si avvicina fisicamente alla sorgente del dato – semafori, robot di consegna, impianti HVAC, telecamere – gli spazi non si limitano più a raccogliere informazioni. Iniziano ad agire, in modo autonomo e contestuale.
È il passaggio dalla “città intelligente” alla “città reattiva”, in grado di adattarsi in tempo reale ai comportamenti e ai bisogni delle persone.
Il contributo più interessante dell’articolo non è solo descrittivo, ma propositivo. Hassellöf identifica nella regione mediorientale non solo un luogo dove la tecnologia si sperimenta, ma un ecosistema favorevole all’imprenditoria, grazie a strategie governative come la National AI Strategy 2031 degli Emirati Arabi Uniti, e ad hub di innovazione come Hub71 ad Abu Dhabi, Area 2071 a Dubai e i numerosi programmi di accelerazione presenti in NEOM.
National AI Strategy 2031 – La strategia emiratina per diventare leader globali nell’IA
Lanciata nel 2017 e aggiornata negli anni successivi, la National Artificial Intelligence Strategy 2031 degli Emirati Arabi Uniti è il piano nazionale con cui il Paese intende posizionarsi tra i principali hub mondiali dell’intelligenza artificiale entro il 2031.
La strategia prevede investimenti mirati in settori chiave – sanità, trasporti, istruzione, energia, ambiente e infrastrutture urbane – con l’obiettivo di integrare sistemi basati su AI in tutti i servizi pubblici e nei modelli di business privati.
Tra i punti centrali:
> – la creazione del ruolo di Ministro per l’Intelligenza Artificiale (primo al mondo);
> – il supporto diretto a startup, università e centri di ricerca;
> – la promozione dell’Edge AI per migliorare la resilienza urbana e la sostenibilità.
Il piano si integra con iniziative come Smart Dubai, UAE Centennial 2071 e i numerosi programmi di accelerazione dell’innovazione (Hub71, Area 2071), rafforzando un ecosistema favorevole all’adozione di tecnologie avanzate.
La strategia riflette una visione sistemica e anticipatrice: non solo usare l’IA come leva di sviluppo economico, ma costruire una governance nazionale dell’intelligenza artificiale capace di gestirne le implicazioni etiche, legali e sociali.
Per chi sviluppa tecnologie Edge, le opportunità toccano vari settori: mobilità urbana, gestione idrica ed energetica, commercio al dettaglio, sicurezza pubblica e sanità connessa.
Ma il valore dell’articolo di Hassellöf non è tanto nell’identificazione di questi ambiti – già noti a chi segue il tema – quanto nell’approccio. L’invito agli imprenditori è a focalizzarsi su problemi locali, costruire soluzioni modulari e interoperabili, e garantire trasparenza e protezione dei dati sin dalla fase di progetto.
In altre parole, l’Edge AI non va adottata perché “di tendenza”, ma perché può risolvere in modo efficiente problemi concreti. La tecnologia, da sola, non basta: è necessaria una visione sistemica, capace di integrare standard aperti, sostenibilità economica e sociale, e un profondo rispetto per i dati personali e per le implicazioni etiche dell’automazione.
Ed è proprio su questi ultimi punti – l’affidabilità tecnica e le responsabilità etiche – che va mantenuta alta l’attenzione.
L’Edge AI moltiplica i dispositivi autonomi e decentralizzati: questo significa, sì, maggiore velocità e scalabilità, ma anche più punti d’attacco, maggiore difficoltà nel controllo delle versioni, e un rischio elevato di bias algoritmici difficili da tracciare. Le scelte fatte a livello di modello o dataset possono generare effetti sistemici quando replicate su migliaia di nodi.
La conclusione di Hassellöf è chiara: le città del futuro non saranno solo connesse, ma dotate di intelligenza distribuita. Questa intelligenza, però, dovrà restare a misura d’uomo. Tocca a progettisti, ingegneri e policy maker garantire che l’innovazione non diventi opacità, che l’automazione non riduca la responsabilità, che l’efficienza non oscuri i diritti.
Se il cloud ha cambiato il modo in cui archiviare e calcolare, l’Edge cambierà il modo in cui agiamo nello spazio urbano. E il ruolo degli imprenditori – conclude Hassellöf – sarà decisivo per trasformare questa capacità in valore condiviso.

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