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Estintori antincendio: quali tipologie esistono e come sceglierli

Chi si occupa di prevenzione incendi sa bene che il tempo di intervento per l’estinzione di un incendio è fondamentale. A questo scopo è necessario intervenire quanto prima e il mezzo più efficace e comunemente utilizzato per effettuare il primo intervento è rappresentato dagli estintori. Occorre quindi che l'estintore sia sempre presente e collocato in posizione opportuna, che sia controllato periodicamente e impiegato correttamente.

I sistemi di spegnimento: gli estintori

Era il 10 febbraio 1863 quando Alanson Crane, un operaio della Virginia, brevettò il primo presidio antincendio per edifici. Gli diede il nome di “fire estringuer”, che noi ora traduciamo in “estintore”. Alcune fonti riportano che fosse però un sistema di tubazioni che permetteva di erogare acqua a ogni piano dell’edificio mediante un semplice rubinetto; di fatto, diremmo oggi, essere più simile a un moderno impianto idranti o naspi.

È passata parecchia acqua sotto i ponti, come si suol dire, da quando gli incendi venivano spenti mediante il semplice utilizzo di secchi d’acqua. Ora possiamo annoverare un’ampia gamma di moderni sistemi di spegnimento che vengono comunemente inseriti all’interno dei nostri progetti.

È importante però ricordare che i principi fisici e chimici che vengono applicati per la lotta contro l’incendio sono sempre gli stessi; conoscerli per poterli applicare correttamente è lo scopo della presente trattazione.

È bene precisare, innanzitutto, che per il datore di lavoro costituisce obbligo di legge, ai sensi dell’art. 18 del D.Lgs. 81/2008, “adottare le misure necessarie ai fini della prevenzione incendi e dell’evacuazione dei luoghi di lavoro”, in misura della valutazione del rischio incendio effettuato per la sua attività, in relazione alla natura della stessa, alle dimensioni dell’azienda o dell’unità produttiva e al numero delle persone presenti.

Al fine dell’adempimento di cui sopra, il D.Lgs. 81/2008 con l’art. 43 specifica che il datore di lavoro deve garantire “la presenza di mezzi di estinzione idonei alla classe di incendio e al livello di rischio presenti sul luogo di lavoro, tenendo anche conto delle particolari condizioni in cui possono essere usati”.

L’analisi del rischio incendio si conferma quindi uno strumento fondamentale per il datore di lavoro, che deve determinare la scelta del corretto tipo di estintore, sia in termini di praticità di utilizzo sia di agente estinguente in esso contenuto.


Le tipologie di estintori

Conosciamo meglio le tipologie di estintori più comunemente utilizzati. La classificazione degli estintori passa attraverso la loro modalità di utilizzo. Possiamo avere estintori portatili ed estintori carrellati.

I primi sono concepiti per essere utilizzati a mano e pertanto hanno un peso inferiore o uguale a 20 kg; gli estintori carrellati, invece, hanno un peso totale superiore a 20 kg e pertanto sono attrezzati con un sistema di trasporto su ruote per cui è richiesta la manovrabilità di almeno due operatori addestrati.

Fig. 1 – Estintore portatile in cantiere
Fig. 1 – Estintore portatile in cantiere

Ben più complessa è la classificazione degli estintori per tipologia estinguente che in essi è contenuto.

Dapprima però è necessario riportare la classificazione dei fuochi (da norma UNI EN 2:2005) in base alla natura del combustibile, poiché finalizzato alla selezione del corretto agente estinguente:

  • i fuochi di classe A per incendi generati dalla combustione di materiali solidi, tipicamente di origine organica;
  • i fuochi di classe B per incendi generati dalla combustione di materiali liquidi o solidi liquefacibili;
  • i fuochi di classe C per incendi generati da combustibili gassosi;
  • i fuochi di classe D per incendi generati da metalli combustibili;
  • i fuochi di classe F per incendi generati da oli combustibili di natura animale o vegetale, come quelli utilizzati in cucina.
Fig. 2 - La classificazione dei fuochi
Fig. 2 - La classificazione dei fuochi


Come è noto, per spegnere un incendio bisogna interrompere la reazione di combustione, agendo su uno dei tre fattori indispensabili alla sua esistenza: combustibile, comburente, temperatura.

Sulla base di questo principio è possibile adottare uno dei metodi di spegnimento comunemente noti:

  • lo spegnimento per separazione che prevede l’allontanamento del combustibile non ancora interessato dalla combustione da quello già combusto. Per ottenere questa separazione si possono impiegare barriere non infiammabili o forti getti d’acqua oppure rimuovere con mezzi meccanici, quando possibile, il combustibile non ancora incendiato;
  • lo spegnimento per soffocamento agisce invece sul comburente, adottando interventi di allontanamento del comburente dal combustibile. Tale azione può essere esercitata mediante l’applicazione di mezzi incombustibili (coperte antifiamma) oppure sostituendo l’atmosfera presente, che contiene ossigeno, con gas inerti e privi di ossigeno;
  • lo spegnimento per raffreddamento consiste nella riduzione della temperatura del focolaio al di sotto del valore di accensione. Il raffreddamento si esercita applicando sull'incendio sostanze che riscaldandosi o trasformandosi assorbono grandi quantità di energia che viene di fatto sottratta alla reazione combustiva, portando gradualmente allo spegnimento del fuoco;
  • lo spegnimento per inibizione chimica, che interviene sulla reazione di combustione con speciali sostanze (tipicamente gas) per arrestare il processo di combustione. Questo è permesso grazie ai composti alogenati che inibiscono la capacità di combinazione tra gli elementi del combustibile con l’ossigeno.

Abbiamo finora definito le tipologie di incendio in relazione alla natura del combustibile e i principi fisico-chimici che determinano le azioni di spegnimento dello stesso.


La scelta del tipo di estintore in relazione all’agente estinguente

Passiamo ora a individuare la scelta del tipo di estintore in relazione all’agente estinguente in esso contenuto:

  • gli estintori ad acqua agiscono per raffreddamento. L’acqua occupa il 90% del volume dell’estintore, poichè il restante volume è occupato da additivi. L’estintore è in pressione e il sistema di erogazione è costituito da una lancia con una doccetta che permette la fuoriuscita dell'acqua con un getto nebulizzato che produce un maggior scambio termico e un maggiore assorbimento di calore;
  • gli estintori a polvere agiscono principalmente per soffocamento della fiamma, ma anche per inibizione chimica, mediante un’azione endogena che permette di abbattere la temperatura di combustione. Gli estintori a polvere possono essere applicati su fuochi di tipo A, B, C e D e contengono solitamente polveri polivalenti, quali solfato e fosfato d'ammonio, solfato di bario, oppure bicarbonato di sodio;
  • gli estintori a idrocarburi alogenati sono simili a quello a polvere e contengono come agente estinguente gli idrocarburi alogenati, comunemente detti “Halons”, adatti allo spegnimento di fuochi di classe A, B, C e su apparecchi sotto tensione elettrica;
  • gli estintori a schiuma sono impiegati per lo spegnimento dei fuochi di classe A e B. Agiscono per soffocamento dovuto all'effetto filmante (uno strato di schiuma-film che si espande sul fuoco). In questa categoria individuiamo due tipologie di estintori a schiuma:
  • estintore a schiuma meccanica: contiene liquidi schiumogeni miscelati in acqua. Sono costituiti da una lancia di scarica realizzata con fori che consentono di aspirare l'aria necessaria per l'espansione della schiuma, che per effetto Venturi dovuto ai fori d'aspirazione si miscela al liquido per la formazione della schiuma;
  • estintore idrico a schiuma chimica: sfrutta la reazione di due sostanze, solfato di alluminio e bicarbonato di sodio, che, mescolate all’azionamento dell’estintore, producono una reazione chimica con sviluppo di anidride carbonica, necessaria alla fuoriuscita del prodotto.
  • gli estintori ad anidride carbonica sono costituiti da una bombola d'acciaio che contiene CO2 (anidride carbonica) compresso e liquefatto. Il gruppo valvolare è con attacco conico e si distingue dagli altri estintori anche per la colorazione dell'ogiva (grigio chiaro), che è il colore prescritto nel manuale delle sostanze pericolose. È adatto per spegnimento di fuochi di classe B e C. Essendo un gas inerte e dielettrico di tipo isolante, ne viene prescritta l'installazione in prossimità dei quadri elettrici. La distanza utile del getto è però molto limitata: circa 2 o 3 m.

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Si ringrazia l'Ordine degli Ingegneri di Torino per la gentile collaborazione

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