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Heatwave: il Bahrain ripensa il clima urbano e vince il Leone d’Oro alla Biennale Architettura 2025

Il Padiglione del Bahrain alla Biennale Architettura 2025 esplora soluzioni passive per il raffrescamento degli spazi pubblici nei climi estremi. Heatwave è un esperimento architettonico che reinterpreta il rapporto tra clima, materia e spazio collettivo.

Un padiglione contro il calore estremo

Il Padiglione Nazionale del Regno del Bahrain alla 19. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia ha conquistato il Leone d’Oro con Heatwave, un progetto sperimentale che affronta il tema del surriscaldamento globale attraverso l’architettura. Il padiglione presenta un sistema innovativo di raffrescamento passivo per spazi pubblici, capace di adattarsi ai contesti locali e ridurre le emissioni di carbonio, senza ricorrere a condizionamento meccanico.

 

PADIGLIONE DEL REGNO DEL BAHRAIN
Heatwawe

Commissario: Shaikh Khalifa bin Ahmed bin Abdullah Al Khalifa, President Bahrain Authority for Culture and Antiquities; Curatore: Andrea Faraguna; Espositori: Andrea Faraguna, Wafa Al Ghatam, Eman Ali, Alexander Puzrin, Mario Monotti
Sede: Arsenale

 

L’architettura come mediatore climatico

Heatwave ridefinisce il ruolo dell’architettura come strumento di mediazione tra clima, materiali e esperienza umana. Il padiglione è concepito come un ambiente immersivo in cui temperatura, luce, ombra e flussi d’aria interagiscono dinamicamente, generando un microclima confortevole anche in condizioni ambientali estreme.

 

Padiglione Regno del Bahrain, Heatwawe - Courtesy La Biennale di Venezia (© Andrea Avezzù)

 

Al cuore del progetto c’è l’idea di “thermal commons”: spazi pubblici termicamente resilienti, pensati come risorse collettive che promuovono benessere, equità e accessibilità. La strategia non mira a combattere l’ambiente, ma a collaborare con esso, valorizzando le forze naturali attraverso l’architettura.

  

Un sistema geotermico per raffrescare l’aria

Nel Golfo Persico, dove le temperature estive superano i 45°C, il raffrescamento tradizionale comporta costi energetici elevati. Il Bahrain propone un’alternativa radicale: l’aria calda esterna viene fatta passare attraverso una rete di tubi sotterranei, sfruttando la stabilità termica del suolo (27–35°C) per raffreddarla prima che entri nello spazio abitato. Il ciclo si completa con un camino solare che espelle l’aria calda verso l’alto, creando ventilazione naturale continua.

 

Architettura modulare, sostenibile e intelligente

Il padiglione è formato da un pavimento e un soffitto a sbalzo di identiche dimensioni, sostenuti da una singola colonna centrale. Questa struttura modulare e ripetibile, ideata dall’ingegnere Mario Monotti, è pensata per essere adattata e ricollocata in vari contesti. Il sistema di raffrescamento sviluppato da Alexander Puzrin si basa su principi geotecnici e sfrutta la ventilazione naturale per creare un ambiente termicamente controllato.

 

Padiglione Regno del Bahrain, Heatwawe - Courtesy La Biennale di Venezia (© Andrea Avezzù)

 

Il progetto esplora l’uso di materiali naturali e compositi come fibre intrecciate di palma e bambù, carbone attivo, ceramiche porose e superfici riflettenti. Ogni materiale è selezionato per la sua capacità di regolare temperatura, umidità e ventilazione. Questi elementi formano sistemi leggeri, traspiranti e riutilizzabili, ispirati alla tradizione edilizia del Bahrain con pietra calcarea e corallo.

L’installazione si basa su uno studio di fattibilità che prende in esame quattro tipologie di spazio pubblico in Bahrain: cortili scolastici, incroci urbani, parcheggi di mercati e cantieri su isole artificiali. Ogni scenario esplora l’adattabilità del sistema alle esigenze sociali, climatiche e spaziali del contesto.

 

Padiglione Regno del Bahrain, Heatwawe - Courtesy La Biennale di Venezia (© Andrea Avezzù)

  

Diritti climatici e condizioni di lavoro

Il progetto affronta anche il tema della giustizia climatica nei cantieri del Golfo, dove molti lavoratori migranti affrontano condizioni estreme. Heatwave propone moduli ombreggiati e termicamente controllati che migliorano il comfort degli operai e si integrano alle politiche nazionali come il divieto di lavoro nelle ore più calde.

 

Il paesaggio costruito e la riflessione ecologica

Il padiglione ricrea un paesaggio artificiale con sacchi di terra (geobags), usati sia in Bahrain che a Venezia per la trasformazione delle coste. Questi elementi evocano il legame tra interventi umani, gestione del territorio e crisi climatica, offrendo un commento visivo sull’impatto ambientale delle infrastrutture.

 

(© Ingenio)

 

Un futuro adattivo per l’architettura

Dopo la Biennale, il padiglione potrebbe essere trasferito sull’isola di San Giorgio a Venezia, dove il sistema verrebbe adattato al contesto locale utilizzando l’acqua dei canali per il raffrescamento. Questo esempio dimostra la flessibilità del progetto e la necessità, per l’architettura contemporanea, di superare il paradigma della permanenza in favore di quello dell’adattabilità.

 

Un esperimento in divenire

Heatwave non è una soluzione definitiva, ma una piattaforma aperta per la ricerca architettonica e ambientale. Rivendicando il diritto a spazi pubblici climaticamente resilienti, il Padiglione del Bahrain propone un nuovo modo di abitare, in armonia con il pianeta e le sue trasformazioni.

 

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