Ingegneria biomedica «CERTing? Una qualifica in più, soprattutto per chi lavora con la PA»
Perché ottenere la certificazione di ingegnere specializzato in tecnologie biomediche? Risponde Marco Martellucci, Ingegnere certificato CERTing
Marco Martellucci, Ingegnere iscritto all’Ordine di Rieti, da qualche settimana ha ottenuto la certificazione di Ingegnere esperto in Biomedica. Un riconoscimento che, secondo il professionista, può contribuire concretamente a qualificarsi sul mercato del lavoro, «specialmente per chi lavora con la Pubblica amministrazione».
Progettare in ambito biomedico: “La qualifica CERTing sia requisito per chi lavora con la PA”
Ing. Martellucci, che lavoro svolge attualmente?
«Sono un libero professionista che si occupa di Radioprotezione, ossia sicurezza in ambito nucleare e radiologico, presso enti pubblici e privati sia sanitari, sia di ricerca e industriali».
A inizio marzo ha ottenuto la certificazione CERTing, livello Advanced, di Ingegnere specializzato in tecnologie Biomediche. Quali motivi l’hanno spinta a richiederla?
«Da un lato la volontà di avere un’ulteriore certificazione che attesti qualità e competenze, dall'altro ritengo che la stessa sarà utilissima in futuro specialmente nel momento in cui il Consiglio Nazionale degli Ingegneri istituirà l'elenco degli Ingegneri biomedici e clinici di cui si parla ormai da tempo».
Che cosa significa essere un ingegnere specializzato in tecnologie biomediche?
«Le tecnologie biomediche comprendono una moltitudine di attività in ambito sanitario: la progettazione, la direzione lavori, l'attività di installazione di apparecchiature elettromedicali, il loro collaudo e i controlli a garanzia della qualità delle stesse, inclusa la valutazione di appropriatezza tecnologica non solo delle attrezzature, ma anche di processi all'interno delle strutture sanitarie e delle aziende produttrici di macchinari. In particolare io mi occupo della progettazione e sicurezza di apparecchiature di Risonanza Magnetica Nucleare e la progettazione, gestione, sicurezza di materiale radioattivo (come quello che si usa nelle Medicine Nucleari) o macchinari che producono radioattività (come quelli impiegati nella Radiologia o Radioterapia). Pensate a esempio che la Risonanza Magnetica Nucleare con tecnologia a superconduttore, è in realtà un enorme dispositivo in pressione di cui va costantemente verificata la tenuta e rispetto al quale va accuratamente dimensionato l'impianto di aspirazione in caso di «quench», ossia la fuoriuscita improvvisa del liquido di raffreddamento che passa allo stato gassoso e che potrebbe comportare gravi danni al paziente. D'altra parte nel campo delle Radiazioni Ionizzanti ogni volta che si utilizzano raggi x o materiale radioattivo si devono progettare barriere, schermi o procedure idonei a garantire la sicurezza degli operatori, del pubblico e dei pazienti. Insomma, in poche parole si tratta dell'ingegneria applicata alla sicurezza di ambienti ad alta specializzazione. Ambienti in cui è oltretutto presente il paziente, un individuo fragile che richiede attenzione e cura».
Come si è svolto il colloquio? Che impressione ha avuto?
«Innanzitutto mi lasci dire che il colloquio è stato tenuto da due colleghi davvero molto preparati in materia di tecnologie biomediche. Si è svolto sostanzialmente in due fasi: la prima in cui ho presentato il mio percorso sia accademico che professionale, mentre nella seconda fase mi sono state rivolte delle specifiche domande sugli argomenti di mia pertinenza da parte di ciascuno dei membri della commissione esaminatrice. Nel complesso l'intera intervista credo sia durata poco più di un'ora, ma era evidente che la commissione aveva già analizzato la documentazione presentata (CV e attestazioni) vista la precisione delle domande che mi sono state poste».
Quali vantaggi e opportunità ha ottenuto in seguito alla certificazione?
«A oggi svolgo la mia attività per più realtà nella Pubblica amministrazione e, seppure non abbia ancora avuto una ricaduta diretta visto il recentissimo conseguimento della certificazione, penso che in futuro sarà molto utile. D'altra parte auspico che il CNI possa svolgere un’importante opera di divulgazione presso le aziende sanitarie, quelle ospedaliere e più in generale tutte le pubbliche amministrazioni, in materia di certificazione. Sarebbe davvero auspicabile che la PA venisse a conoscenza di questo valido strumento che attesta le competenze dei professionisti e lo considerasse come un primo filtro per selezionare i migliori candidati nei propri bandi e avvisi».
Pensa di rinnovare la certificazione in futuro?
«Certamente e in quanto ex consigliere del mio Ordine penso che ne diffonderò l'adesione al maggior numero di colleghi possibile».
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