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Pavimentazioni, manutenzione e durabilità: meglio prevenire che curare!

Perchè la manutenzione dovrebbe essere di tipo “preventivo” e non "reattivo"

Se un privato prevede di posare una particolare pavimentazione nella propria abitazione o sul luogo di lavoro, tra le prime delucidazioni richieste al progettista e/o al rivenditore riscontriamo notizie sulla durabilità della stessa “non è che tra un anno o due è già da sostituire? Si graffia facilmente?”  e sul tipo di manutenzione da effettuarsi “con che tipologia di detergente devo lavarla? Devo prevedere dei trattamenti periodici?”.

Questa attenzione alla manutenzione ci appare scontata e dettata dal buonsenso, pare ovvio che per conservare nel tempo l’estetica e la funzionalità delle pavimentazioni, sia interne che esterne, sia fondamentale provvedere ad una manutenzione costante impiegando nel modo corretto i prodotti adeguati ad ogni tipologia: cotto, marmo, legno, gres, pavimentazioni continue…

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Perdita di lucentezza di un pavimento in marmo dovuta al traffico pedonale e successivo intervento di manutenzione

L’attenzione alla manutenzione non è invece così scontata quando si passa dall’ambito privato a quello pubblico, ecco infatti che riscontriamo strade e marciapiedi non lievemente ma completamente ammalorati e abbandonati a sé stessi e alle intemperie, ne ho già parlato nell’articolo Dall’emergenza buche alle Smart Road  nel quale ho evidenziato come, in Italia, la manutenzione stradale anziché essere programmata insegua le emergenze mettendo toppe a destra e a manca con risultati che è praticamente inutile commentare ulteriormente.

Manutenzione "preventiva" e "reattiva" 

In effetti forse è proprio il concetto di manutenzione che non è recepito nella maniera corretta dalla pubblica amministrazione in quanto il tipo di manutenzione adottato per le infrastrutture in genere e, di conseguenza, anche per le pavimentazioni stradali, almeno finora, è stato di tipo “reattivo”.
Si interviene cioè nel momento in cui si constata un fenomeno di degrado effettuando una riparazione, spendendo di più e, allo stesso tempo, diminuendo la durabilità, quindi la vita utile, della pavimentazione e/o dell’infrastruttura.

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La manutenzione dovrebbe invece essere di tipo “preventivo” che significa programmare nel tempo gli interventi di manutenzione necessari (ad esempio gli eventuali trattamenti consigliati per il particolare tipo di pavimentazione) e monitorare la pavimentazione stessa verificandone le condizioni d’uso ed intervenendo ai primissimi sintomi di degrado.

Per fare un esempio, mantenendoci sulle pavimentazioni in asfalto, occorrerebbe intervenire non appena compaiono delle crepe superficiali in quanto queste fessure, col passare del tempo e sotto l’azione degli agenti atmosferici, si approfondiranno e si allargheranno e quello che avrebbe potuto essere un semplice intervento di sigillatura, veloce e conveniente, diventerà un lavoro più costoso ed esteso.

Una maggiore sensibilità verso i temi di durabilità dell'opera

In generale in Italia è maggiormente diffuso il concetto di manutenzione reattiva rispetto a quella preventiva ma, complice forse anche il tragico evento del crollo del ponte “Morandi” a Genova, sta aumentando percettibilmente la sensibilità nei confronti di temi quali la durabilità dell’opera e quindi l’idea della manutenzione programmata.

Del concetto di Durabilità delle opere in Calcestruzzo Armato e di conseguenza dell’importanza della manutenzione si è, ad esempio, ampiamente discusso al GIC - Giornate Italiane del Calcestruzzo/Italian Concrete Days appena concluso a Piacenza.

Anche l’ANAS lancia un forte segnale sul tema dell’importanza della  manutenzione passando da una manutenzione straordinaria ad una manutenzione programmata tenendo conto delle reali condizioni delle infrastrutture così come rilevate, dell’importanza delle direttrici e dell’analisi del rischio. 

Nessun materiale ha il dono dell’immortalità, occorre quindi prendersi cura delle opere per preservarle e il vecchio motto latino “Praestat cautela quam medela” ovvero “meglio prevenire che curare” rappresenta veramente un ottimo riferimento per una filosofia della manutenzione che coinvolga tutte le fasi, dalla progettazione alla realizzazione e alla presa in cura dell’opera, per aumentare la vita dell’opera stessa diminuendo al contempo i costi degli interventi.