Rigenerazione Urbana
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Renzo Piano: rammendo e rigenerazione urbana per il nuovo rinascimento

Intervento di RENZO PIANO, al convegno organizzato dalla Fondazione Italcementi dal titolo Rigenerare le citta? e il territorio, a partire dalle periferie urbane

Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. E? fragile il paesaggio e sono fragili le citta?, in particolare le periferie. Ma sono proprio le periferie la citta? del futuro, quella dove si concentra l’energia umana e quella che lasceremo in eredita? ai nostri figli. C’e? bisogno di una gigantesca opera di rammendo e ci vogliono delle idee” 

LA CITTA' CHE SARA'

Sono sempre stato convinto che il grande tema per i prossimi decenni sono le periferie: sono stati centri storici negli anni ’60; subito dopo la guerra i centri storici venivano considerati come qualcosa da dimenticare, poi finalmente e? stato chiarito che invece erano essenziali.

E quella e? stata una battaglia vinta in qualche maniera negli anni ’60, ’70, ’80 e? diventato chiaro; oggi negli anni 2010, 2020, 2030, 2040, 2050, tutti questi anni, la grande scommessa sara? quella delle periferie.

Le periferie sono la citta? che sara?, o che non sara?, e? ma se non sara? saranno guai grossi, perche? e? li? che e? la forza, l’energia delle citta?. Mediamente l’80, 90% delle persone vivono in periferia, in tutte le citta?, e non c’e? niente di male, se non che la parola “periferia" e? sempre associata all’aggettivo “degradato”, lontana, abbandonata, triste. E non e? immaginabile perche? e? li? dove le citta? hanno il loro futuro, ed e? la grande scommessa. La prima cosa ovviamente da fare e? non crearne di nuove, per la semplice ragione che sono insostenibili.

Si parla tanto di sostenibilita?, beh quella e? la prima insostenibilita?: non si possono fare altre periferie. Allargare le citta? a macchia d’olio, per esplosione, significa fare sostanzialmente dei quartieri che poi devono essere serviti da strade, da servizi, da impianti, dalla raccolta dei rifiuti, dalle fogne, da mille cose per cui la citta? diventa insostenibile, diventa dispersa, perde anche di forza. Questo e? un aspetto che e? al tempo stesso, come dire, tecnica, cioe? economica, ma poi anche umano, perche? evidentemente a questo punto queste periferie continuano a essere periferie, periferiche per l’appunto, monofunzionali.

Questa e? la ragione per cui - e non l’ho certo deciso io - l’economia stessa della terra, di tutti i paesi, ha deciso che non si possono continuare a fare nuove periferie. Anzi, quel che e? successo, in molte citta?, Londra credo che sia stata la prima a dotarsi della cosiddetta “green belt”, cioe? la “cintura verde”; comincio? ben prima di Ken Livingstone, poi continuo? con Ken Livingstone, ma oggi e? acquisita. Londra si e? dotata di una cintura, di una linea verde tutta attorno alla citta?, oltre alla quale non si deve costruire, oltre alla quale la campagna resta campagna. Cosa vuol dire questo? Perche? qualcuno lo interpreta come un'impossibilita? di crescere? Questo e? un errore.

Costruire sul costruito
Basta capire che si deve crescere per implosione, non per esplosione, non facendo ancora altre periferie, ma completando il tessuto che gia? esiste, costruendo sul costruito, andando a occupare tutti quegli spazi che normalmente vengono definiti in inglese “brown field”, definiamoli spazi compromessi, spazi cementificati. Ecco, questa famosa cementificazione, abbiamo cementificato tanto. Bisogna smettere di farlo esternamente, ma possiamo trasformare tranquillamente molto cemento all'interno delle citta? in quartieri, in qualcosa di diverso, possiamo urbanizzarli. Questi luoghi sono come dei buchi neri all'interno delle citta?, sono le aree industriali dismesse, quelle ferroviarie dismesse, talvolta quelle militari, ce ne sono tante; nella mia carriera ne ho incontrati di tutti i colori, comprese quelle politiche, perche? nel bel mezzo di Berlino c’era tutta l’area dismessa del muro di Berlino. E stranamente quello era proprio mittel, cioe? il centro, il cuore di Berlino. Ma quello e? l’unico caso che io ricordi di un fatto cosi? grave, cioe? un vuoto creato dalla guerra fredda. Per il resto i vuoti che sono rimasti intrappolati nelle citta? sono sostanzialmente di origine ferroviaria, industriale, militare talvolta.

E pero? ce ne sono tantissimi, e c’e? anche la possibilita? di intensificare gli spazi costruiti; se prima una citta? come Londra, ma non solo, c’e? la possibilita? molto spesso di intensificare costruendo un po’ piu? alto, questo non vuol dire per forza facendo dei grattacieli, ma aumentando la densita?. Sarebbe anche sciocco pensare che questo sia un errore; no, perche? una citta? in realta? e? bella, e? vivibile solo se ha una certa intensita?, se e? intensa, se ci si trova, se c'e? una certa intensita?.

Una citta? troppo diluita, l'esempio naturalmente classico a cui si pensa subito e? Los Angeles, ma Los Angeles e? un caso lontano, troppo lontano dalla cultura europea per farne un caso. Los Angeles ha il suo fascino, la sua bellezza a modo suo, ma e? una citta?-territorio, una citta?-paese, e? grande come lo spazio contenuto tra Genova, Milano e Torino. Los Angeles insomma e? una citta?-territorio. Ma se no, quasi sempre le citta? hanno la possibilita? di crescere all’interno, per l’appunto per implosione. E questo non e? nient’altro che quello che e? sempre successo nella storia delle nostre citta?. Si e? sempre costruito sul costruito. Naturalmente, e? evidente, e? piu? facile costruire su un terreno vergine, in periferia, cioe? e? molto facile, basta pulire, si fanno le fondazioni, si sale e basta. Ci vuole piu? abilita?, ci vuole piu? sottigliezza a costruire sul costruito.

La sfida del rammendo
E? un’opera di rammendo. Abbiamo usato questa parola rubandola ad altre attivita?, pero? e? un’opera che implica una grande attenzione, e anche una capacita? diagnostica, ad esempio. Bisogna essere in grado di usare degli strumenti diagnostici. Insomma catapulta l’attivita? di costruire in un mondo nuovo, un po’ piu? organizzato e un po’ piu? scientifico, ancora piu? preciso. Devo dire che e? un modo di crescere per i costruttori. Io sono figlio di un costruttore, sono cresciuto in quest’atmosfera, ho sempre amato costruire, pero? e? chiaro che e? una vera sfida per i costruttori, questa. Costruire sul costruito, costruire completando nelle aree dismesse significa confrontarsi con dei temi piu? complessi, di contesto; talvolta di contesto idro-geologico, di contesto minerario, bonifiche; ci sono dei temi nuovi, insomma, che hanno a che fare con il campo diagnostico ad esempio. D'altronde in medicina nessuno si sognerebbe di intervenire senza prima diagnosticamente conoscere esattamente di cosa si sta parlando. E? chiaro che e? molto piu? facile se si tratta di un terreno vergine alla periferia: basta fare un buco per sapere qual e? la composizione del terreno. In citta? e? molto piu? complesso, ci sono delle preesistenze, ci sono delle fogne, ci sono dei cavi elettrici, insomma e? tutto un po’ piu? complicato. Il fatto che sia piu? complicato non fa altro che diventare una scommessa per i costruttori migliori, ne sono convinto. Non e? meno interessante, e? piu? interessante, pero? richiede una certa maturazione, richiede un’abilita?. Inoltre in ambiente urbano, anche sul piano dell’organizzazione del cantiere, - che e? una cosa che io prediligo, perche? io resto molto legato al cantiere, pur facendo un mestiere che e? quello dell’architetto - ma bisogna sapere come organizzarlo. In ambiente urbano non si possono far andare camion carichi di terreno sporco avanti e indietro tutto il giorno, bisogna inventare dei sistemi. A Londra, per lo Shard di Londra, ad esempio, abbiamo usato la tecnica top-down, cioe? abbiamo scavato con dei minatori, quindi lentamente la parte sotto, cioe? man mano che si saliva con le strutture, si scendeva con le fondazioni. E questo ha consentito di rallentare il ritmo dei camion e, pero? al tempo stesso, senza rallentare la costruzione dell’edificio. In altri cantieri, come a Berlino, abbiamo usato il Landwehrkanal, che e? un canale che passava li? vicino, per portar via, trasferire i detriti e portare i materiali. Talvolta sono le linee ferroviarie che si usano; nelle aree ferroviarie dismesse c’e? sempre qualche binario che lo consente. Insomma, l’abilita? dei costruttori diventa piu? sottile, deve diventare piu? sottile, ma resta quello che e?, resta un inventore.

Il miracolo dell’urbanita?
Si riesce quasi sempre a passare da una zona cementificata a una zona decementificata, cioe? si passa da brown field a un green field. Perche? i green field, intanto: perche? si recupera quasi sempre nei centri urbani del verde, magari sono frange di verde, ma e? molto importante. Ma soprattutto green field perche? si portano a abitare delle persone; si trasforma, si urbanizzano dei luoghi che erano dei buchi neri, cioe? diventano citta?. E? questo il vero destino delle citta?: rinforzarle, ridar loro vigore. E soprattutto trasformare le periferie in luoghi dove la vita si svolge 24 ore al giorno. E questo cosa significa? Significa che non possono essere dormitori, non possono essere luoghi dove si va soltanto a dormire, o a lavorare. Bisogna riuscire a ottenere quel miracolo che fa si? che le citta? sono luoghi urbani, di urbanita?; e la parola "urbano", tutti lo sanno, non e? solo un aggettivo che certifica l'appartenenza alla citta?, ma anche un modo di essere. Una persona urbana e? una persona civilizzata, e non a caso "citta?” e “civilta?” hanno la stessa radice, si assomigliano persino, in italiano. Quindi idea di i trasformare delle zone monofunzionali in zone plurifunzionali, dove c’e? non soltanto residenza o fare acquisti come sono certi supermercati, ma ci sono anche altre attivita?, quelle di lavoro, quelle creative, quelle culturali, quelle dei servizi. Uno dei sistemi piu? importanti per fertilizzare le periferie e? proprio quello di portarci delle attivita? pubbliche, che siano ospedali, siano tribunali; a Parigi, nella banlieue parigina, stiamo costruendo il grande tribunale di Parigi a nord e la nuova normale Universita? di Parigi a sud. Cioe?, e? cosi? che bisogna fare, bisogna portare dei luoghi dove la gente si incontri, dove la gente condivida dei valori, nelle periferie. Sono le scuole, sono le universita?, sono le biblioteche, sono anche le sale per concerto, se e? possibile, anche i musei. Io non voglio dare un’importanza eccessiva ai musei, ma insomma, tutto cio? che aiuta a fare, a creare dei luoghi di incontro, dei luoghi di condivisione e? molto importante perche? e? questo che fertilizza, che feconda le periferie, e che le trasforma da luoghi monofunzionali e un po' abbandonati, urbanamente parlando, in luoghi di vita complessa.

Cercasi bellezza
E poi c’e? un’altra cosa di cui voglio parlare ad ogni costo, perche?, mentre dei centri storici nelle battaglie avvenute ormai negli anni ’60, ’70, ’80 del secolo scorso si parlava; i centri storici sono belli, sono direi fotogenici. Le periferie non sono fotogeniche; si dice che sono brutte, e non e? vero. Le periferie talvolta godono di una bellezza per la quale non sono state costruite. Sono state fatte male, sono state fatte senza affetto, quasi con disprezzo talvolta. E, nonostante cio?, c’e? una bellezza che riesce a spuntar fuori; e non e? solo la bellezza umana degli sguardi dei ragazzini, e questo e? molto romantico, e? proprio una bellezza dovuta al fatto che ci sono degli orizzonti, che c’e? una bella luce; la natura spesso aiuta. Almeno questo, perche? e? chiaro che, mentre in citta? gli spazi verdi sono pochi, nella periferia possono essere molti di piu?, il verde puo? aiutare. E quindi c'e? questa interessante avventura alla quale assisteremo nei prossimi 50 anni - se riusciamo a smettere di fare nuove periferie – di trasformare quelle che ci sono in luoghi felici, luoghi belli e in luoghi urbani, in citta?. E dare ai centri urbani delle funzioni che non sono solo quelle dello shopping centre: perche? a questo punto sono diventati spesso, stanno purtroppo diventando sempre di piu? dei luoghi di consumo, molto chic, molto snob, ma dei luoghi di consumo. E questa e? la via della scommessa e, altro piccolo dettaglio, se evitiamo di ampliare ancora ulteriormente le periferie, questo significa che la campagna al di la? della linea verde non troppo immaginaria ci deve essere davvero sui piani regolatori; la campagna continua a essere campagna, se no questo luogo di confine tra la citta?, la periferia, la campagna diventa qualcosa di impossibile, perche? non e? piu? citta?, ma non e? ancora campagna. Non e? piu? niente, ha perso tutti i valori. E per questo poi e? degradata. E? degradata fisicamente, moralmente, perche? non e? piu? niente. Bisogna avere il coraggio di stabilire che fino ad un certo punto la citta? e? citta?, ci sono i servizi, poi la campagna torna a essere campagna, e specialmente in un paese come il nostro, dove, se non si fa cosi?, consumiamo il territorio a un ritmo assolutamente folle. Ecco, quindi vorrei sfatare la teoria per cui questo ragionamento impedisca alle citta? di crescere. No, gli consente di crescere, ma secondo una crescita sostenibile.

Materiali da reinventare
Io ho sempre avuto una grande passione per rivisitare i materiali di costruzione, e? cosi? che si fa; io ho tanti amici musicisti, amici musicisti che studiano il suono, ma addirittura il rumore, cioe?, si deve sempre andare all’origine delle cose. All’origine dell’architettura ci sono i materiali e, all’origine dei materiali di costruzione, ci sono quelli di sempre: ci sono il legno, la pietra, e poi ce n’e? uno che e? il cemento naturalmente. Il cemento e? un’invenzione straordinaria, che ormai ha anche una certa eta?, ma anche quello vive di reinvenzioni. Il legno vive di reinvenzioni. Il legno lamellare, incollati, legni, i legni ricostruiti, la pietra. Si puo? tagliare la pietra con delle macchine digitali che la conformano esattamente come deve essere per fare degli archi straordinari, o per fare dei pezzi, dei pezzi, che una volta si sarebbero potuti soltanto fare con mille scalpellini che lavorassero con perfezione. Cioe?, tutti questi materiali, il vetro, basta pensare al vetro, l’evoluzione del vetro. Il cemento anche, il cemento, la resistenza del cemento, il cemento ad alta resistenza, il ferrocemento. Io sto costruendo in Grecia, ad Atene, per la Fondazione Niarchos, un grande captatore solare sopra la biblioteca, la loro biblioteca di Atene, che e? 10.000 m2, che e? un grande foglio di ferrocemento e, anche quello, e? da reinventare. E mi piace questo esplorare i materiali, naturalmente anche nuovi (fibre di carbonio), esplorare il loro potenziale espressivo, cioe? ogni materiale porta con se? una promessa di forma, una promessa espressiva, diciamo cosi?; per un architetto, il cui interesse sia quello di costruire dei ripari per il genere umano, e? fatale occuparsi dei materiali, esattamente quello che farebbe Robinson Crusoe che si ritrovasse su un’isola deserta: guarderebbe attorno, cercherebbe i materiali, poi con quei materiali penserebbe; ecco, per fortuna non siamo su un’isola deserta; pero? ci sono tanti materiali che non aspettano nient’altro che essere reinventati, riusati, e approfonditi; e? proprio questa specie di scommessa umana dell’andare a fondo delle cose, senza dimenticare che sono materiali che hanno una memoria, hanno una loro memoria, pero? hanno un potenziale enorme di invenzione.

FONTI: Fondazione Italcementi

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