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Sperimentazioni BIM nei progetti di infrastrutture

Articolo pubblicato: 16/09/2015

Parlare di BIM nel mondo della progettazione infrastrutturale è un tema che fino a qualche anno fa rischiava di essere privo di argomentazioni possibili.Il mondo della progettazione infrastrutturale è stato infatti tra gli ultimi in ordine di tempo che si sono avvicinati ai concetti dell’interoperabilità attraverso il formato IFC. 

La gestione di progetti a scala territoriale in modalità BIM non è infatti di facile risoluzione. Mentre per un manufatto strutturale o per un edificio architettonico il discorso può essere gestito più facilmente grazie alle sue dimensioni più contenute, nel mondo della progettazione infrastrutturale si parla di progetti che si snodano per diversi chilometri, georeferenziati, comprendenti anche il rilievo tridimensionale del terreno.

In progetti di queste dimensioni ed entità è necessario inoltre che i progetti vengano gestiti in cloud per garantire a tutti gli attori coinvolti nel progetto di potervi accedere in modo efficiente e protetto.

In ambito internazionale l’Open Geospatial Consorzium (OGC)[1] si sta prodigando da anni per sviluppare le possibilità di interagire con le altre discipline della progettazione. I risultati sono molto promettenti e le ultime proposte progettuali di grandi infrastrutture a livello mondiale ne sono testimoni.

Tra le ultime iniziative citiamo la collaborazione tra OGC e BuildingSMART per lo sviluppo di un formato di file che permetta l’interoperabilità dei dati tra le varie discipline progettuali. L’iniziativa ha portato alla definizione di un formato InfraGML, evoluzione del formato LandXML, e alla creazione in ambito BuildingSMART del “P6 IFC-Alignment project”[2] che a partire da luglio 2015 è stato accettato come IFC standard. (Figura 1)

 
 
 
Figura 1 - IFC Alignment Project sul sito buildingSMART
 
A conferma di questi sviluppi verso l’interoperabilità, la Metropolitana di Londra si sta preparando a richiedere a partire dall’aprile 2016 che i progetti vengano realizzati almeno a Level 2 BIM.[3]
“La direzione strategica è verso un futuro digitale abilitato, l'unica domanda è a quale livello possiamo svilupparlo. Tutto quello che stiamo facendo è guidato dal valore e dal beneficio in modo da non raccogliere dati che non necessitiamo”.[4]
La Metropolitana di Londra ha intrapreso una "fase di esplorazione", dove LU ha lavorato a progetti di sperimentazione, compresi gli aggiornamenti di Victoria Station e di Bank Station, per provare e testare diverse applicazioni BIM e implementazioni.
Le sperimentazioni suddette sono state sviluppate sotto il controllo del Rail & Underground Panel[5].
Downes è convinto che il BIM contribuirà a rendere più efficiente la gestione della metropolitana: "Anche se la previsione di risparmio non raggiungerà il 20% annunciato dal Governo, ogni punto percentuale risparmiato sarà un successo”.
Quanto richiesto dalla Metropolitana di Londra è la punta di un iceberg che ci permette di illustrare il punto della situazione sull’interoperabilità BIM in ambito infrastrutturale.
 
[1] http://www.opengeospatial.org/
[2] http://www.buildingsmart-tech.org/infrastructure/projects/alignment
[3] http://www.bimplus.co.uk/news/london-undergro2und-de3mand-level-2-bi1m-april/
[4] John Downes, head of engineering governance and services.
[5] https://tfl.gov.uk/corporate/publications-and-reports/rail-and-underground-panel
 

ALL'INTERNO DELL'ARTICOLO INTEGRALE L'ESEMPIO LONDINESE

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