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La Summer School dell’Università degli Studi di Brescia sul Living Service Design: Nuovi Attori e Nuovi Prodotti

Angelo Luigi Camillo Ciribini, DICATAM, Università degli Studi di Brescia e ITC CNR

Connected sensors embedded in comparable existing assets collect usage data and incorporate it into designs for new projects. AI systems optimize building plans by factoring in dimensions such as usability, flexibility, cost and aesthetics, and balance them according to an owner’s preferences. AI systems consider the requirements of the robots and automated equipment that build the assets.
Early forms of intelligent design automation already exist. The Aditazz design platform incorporates client requirements along with physical constraints, building codes and workflows. An example of a client requirement could be that a nurse needs to be able to walk to a patient’s bedside in under a minute.

WEF
 
WeWork has the capabilities to build a space at half the time and 70% of the cost of a real estate company, due to its economies of scale. Each of WeWork’s newer competitors are trying to be unique in their own sense – Industrious is pitching itself to be a “premium” co-working space appealing to the older population, while WeWork’s “trendy” appeal is finding favor with millennials.
Further the company is using a large data set and technology to identify ideal office locations, create the optimal office design, determine the size of its conference rooms, thus providing infrastructure as per customer expectations. Microsoft, IBM, Google will all help people become more efficient and perhaps, gain time to do more work in a day. Changing habits of where and how people work will continue to evolve.
Forbes
ANGELO-CIRIBINI-03.jpgLo scrivente ha dedicato, di recente, diverse riflessioni alla Cultura Industriale nel Settore delle Costruzioni, alle sue declinazioni, ai suoi limiti e alle sue potenzialità, culminate in un Decalogo per la Cultura Industriale nel Settore delle Costruzioni dell'Era Digitale.
La Summer School che l’autore organizza nel Settembre 2018, assieme a Barbara Angi e a Barbara Badiani, intitolata Contemporary Identities. Interweaving spaces and relations in the design of living services, si propone, tra l’altro, di affrontare la dialettica che intercorre tra Cultura Architettonica e Cultura Industriale. Si tratta di un tema antico, come dimostra il celebre saggio di Giuseppe Ciribini del 1958, dato alle stampe per i tipi di Marzorati col titolo di Architettura e Industria, proprio negli anni in cui egli affrontava a Ulm, presso la Hochschule, il tema dell’Industrializzazione Edilizia sotto il profilo della Gestaltung.
Parimenti, nell’attualità, come si ribadirà, all’Università degli Studi di Brescia, presso il DICATAM e presso eLux Lab, si ragiona a proposito del Configuratore Computazionale, una Piattaforma abilitante per il Mercato Digitalizzato delle Costruzioni, entro un quadro più vasto che concerne il Cantiere Cognitivo e il Cespite Cognitivo, vale a dire il Built Asset as a Service.
La Summer School si propone di agire con la funzione di pre-testo e pro-vocazione rispetto a due elementi caratterizzanti la Trasformazione Digitale: l'identità dell'architetto e quella dell'edificio. Sappiamo, peraltro, molto bene quanto entrambi questi temi siano tutt'altro che inediti e, di conseguenza, come si rischi in merito una banalizzazione di argomenti arcaici, ma, al contempo, è indubitabile che i soggetti più interessanti oggi attivi sui mercati internazionali stiano assumendo identità articolate e che, pur presentando al proprio interno competenze articolate (dalla progettazione alla gestione), sia difficile trovare per essi una tassonomia adatta, come si può affermare per WeWork e per la sua recente alleanza stipulata con BIG. Non è, infatti, un caso che Forbes riconducesse di recente la società statunitense ai Collaborative Service e ne ricordasse il motto Space as a Service.
Si tratta di una questione essenziale, tenendo in conto che, comprensibilmente, le rappresentanze professionali tendano, al contrario, a ricondurre ad ambiti ben precisi le rispettive prerogative e a distinguerle da quelle delle rappresentanze di produttori, costruttori e gestori.
Quanto alla mutazione della natura del prodotto immobiliare, vale la pena di riportare, in tono, peraltro, critico e non apologetico (come si constaterà facilmente nel prosieguo della trattazione) un passaggio analitico relativo a uno scenario futuribile proposto da parte di World Economic Forum e Boston Consulting Group:
Built assets are constructed from a series of modules chosen from design libraries. Building material companies design these modules to be used in a variety of projects. These modules run the gamut of IU industry applications, from bathrooms and office cubicles to parts for bridges and tunnels. They are designed to be as standardized as possible to maximize efficiency in every phase of construction and operation. Advanced manufacturing and mass-customization ensure that even though modules are standardized, they still meet customers’ specific requirements. Software helps clients choose modules that come closest to their requirements and then fine-tune them for their specific needs. Individual modules are aggregated into a digital model of the complete asset. In addition to 3D design information, a digital model contains logistics information directing how modules will be transported from the prefabrication factory to the construction site. The model also includes information on an asset’s assembly process, cost and O&M requirements. Because of the risk of cyberattacks, stakeholders share digital models physically instead of through open networks. Keeping data in sync across multiple project partners and phases is not a major issue in an industry where construction processes are highly standardized and asset.
E' questo un passaggio molto significativo di che cosa debba essere (lo si vedrà in seguito) una Piattaforma Digitale per le Costruzioni che non si limiti a ospitare esperienze e strumenti, che non aspiri, invero, a dettare modi operativi in maniera deterministica e olistica, ma che sia frutto di un progetto industriale dotato di valenze strategiche e integrate.
Sulle conseguenze della evoluzione del Settore, in questa direzione, sulla didattica nelle Scuole di Architettura ha, recentemente, riflettuto, peraltro, pur ignorando quasi completamente la digitalizzazione, Matteo Robiglio sulle pagine di Rassegna.
Sul tema, a fronte della rappresentanza degli architetti, che invoca a gran forza il ripristino radicale dell'appalto di sola esecuzione, vale a dire la negazione completa dell'appalto integrato, più che «opporre» le stranote teorie della «collaborazione» proposte dal Building Information Modeling, vale, perciò, la pena di ragionare su alcuni innovativi soggetti che, ponendosi come gli erogatori dei Living Services, così come illustrati da Accenture, si occupano di concepire, di realizzare e di manutenere le opere.
Il punto, però, è che essi non agiscono semplicemente come ideatori dell'opera, ma, al contrario, appaiono veri e propri progettisti dei servizi, Service Designer, agendo sulle E-Motion, sulle sensazioni, sui comportamenti individuali nella dialettica dell'Occupantcon lo spazio a cui si rapporta. Non è, del resto, casuale che esperti di neuroscienze agiscano all'interno dei gruppi di lavoro delle organizzazioni multiformi a cui si alludeva inizialmente. Anche in questa occasione, tuttavia, è difficile sostenere che questo, in teoria, non sia da sempre una delle finalità principali del progetto architettonico. Forse, ora, sarà più facile attuarla e, allo stesso tempo, più agevole validarla: o falsificarla.
Il triplice piano su cui la School intende agire è, perciò, dato:
i) dal sistema combinatorio tra gli elementi di un sistema costruttivo (relativamente modulare);
ii) dal sistema combinatorio degli spazi che gli elementi tecnici e tecnologici configurano;
iii) dal sistema combinatorio dei comportamenti che gli spazi inducono o supportano.
Il che significa, anzitutto, che si ipotizzano due condizioni essenziali: il fatto che gli oggetti (le entità) che si manipolano sianogamified, agent-based, che sappiano inter-agire molto meglio di quanto non siano in grado di fare gli omologhi in una consueta modellazione informativa; la possibilità che la configurazione delle soluzioni progettuali avvenga in un ambiente immersivo, anch'esso inter-attivo.
Da questo punto di vista, ciò significa giocare le opzioni progettuali in un contesto simulativo in cui molteplici soggetti siano chiamati a muoversi, entro un paradigma ispirato allo User Centrism.
Troppo spesso si è, infatti, associato il Building Information Modeling al Whole Life Cycle, volendo sottolineare la rilevanza della Built Asset Performance Engineering.
In realtà, tutto questo, ha un poco oscurato la Occupancy che, al contrario, per la School diviene fondamentale, ma che, in verità, diviene fondamentali per tutte le strategie legata alla Energy Efficiency e alla Clean Energy.
Più che Beginning with the End in Mind si tratta di Commencing from the Living in Motion.
Certo, il ricorso a un sistema costruttivo Off Site, per di più in legno, prevsito per la School, sembra rimandare ai più attuali «luoghi comuni» del Design for Assembly and Manufacturing, di cui tra i migliori esponenti troviamo BCA e MoJ come committenti, Aditazz e Bryden Wood come progettisti, Katerra e Laing O’Rourke come produttori, MACE o Royal BAM come costruttori.
Se, poi, il sistema fosse più complesso, colla Mass Customization, supportata dalla Digital Fabrication e dall'Additive Manufacturing, avremmo ribadito un paradigma, rinforzato da Automation e Robotics in cantiere.
Ora, che abbattere i costi unitari, migliorare la qualità esecutiva e comprimere i tempi realizzativi sia una sorta di priorità assolutamente condivisa, è sicuramente incontestabile, ma occorre domandarsi se davvero la Rigenerazione Urbana, all'interno dei principî della Smart City si possa risolvere lì.
Potremmo facilmente affermare, per riscuotere un facile consenso, almeno nominale, nella School, di guardare a un Edificio 4.0, che realizzi finalmente la convergenza tra Manufacturing e Construction di cui parla Jaimie Johnston, agendo sulla nozione di «Piattaforma».
Nella realtà, però, la scelta dell'Off Site, piuttosto che non dell'On Site, del «secco» rispetto all'«umido», del «modulo» nei confronti dell'«unico», possono considerarsi relativamente contingenti, non volendo recitare il peana del grande ritorno della Prefabbricazione, che finalmente sanerebbe il divario di produttività tra Manifattura e Costruzione, che restituirebbe dignità industriale al Settore, che porterebbe al vertice il Product Life Cycle Management.
Se così fosse, nel corso della settimana della School potremmo celebrare la summa di un certo pensiero della «Modernizzazione» che, coniugando decarbonizzazione e digitalizzazione, celebrerebbe il trionfo del «nuovo pensiero industriale».
Da questo punto di vista, indubbiamente, il ritorno, almeno nella convegnistica e nella pubblicistica, della Prefabbricazione ha un che di clamoroso, se associato all’edilizia residenziale e ai sistemi costruttivi in legno e in acciaio (anche se le «case realizzate additivamente» restano in conglomerato cementizio), ma la tentazione, come osservato, di aderire indiscriminatamente al «modello manifatturiero» potrebbe nascondere non poche insidie e risultare fuorviante se si volessero davvero cogliere i tratti della discontinuità.
Certo, lo scenario prevede la possibilità di tradurre digitalmente attraverso una BIM Library un sistema costruttivo composto da elementi costruttivi parametrici, producibili singolarmente su base individuale e relazionabili grazie a combinatorie computazionali. Questo racconto redimerebbe la Prefabbricazione dalla modularità rigida, dalla serialità irrimediabile, dalla ripetizione alienante.
La concezione dell’opera avverrebbe per mezzo di un «catalogo» che, in realtà, è un sistema aperto, generativo, in maniera probabilistica, di un gran numero di opzioni, unendo la affidabilità e la precisione di un sistema produttivo rigorosamente manifatturiero alla creativa unicità e flessibilità delle soluzioni tipiche dell’Off Site, ben lontano dalla rigidità modulare e dall’alienazione seriale proprie della antica Industrializzazione Edilizia.
A ben vedere, questo progetto di riscatto, fondato sulla digitalizzazione, vede al centro la Building Performance Engineering considerata nel Whole Life Cycle del Built Asset, unendo la tradizione primazìa dei temi della Ingegneria Strutturale (con riferimento, per il Nostro Paese, alle criticità causate dalla sismicità del territorio, ma anche alla fragilità idraulica del medesimo) a quella più recente attribuibile ai temi fisici ambientali (energetici, acustici, luminosi, ecc.)).
La fascinazione che si deve al Design for Manufacturing and Assembly trova, nel Nostro Paese, un riferimento al fatto che il Digital Survey rafforzi la eventualità che gli elementi manufatti sartorialmente nelle «fabbriche 4.0» tengano in conto degli specifici vincoli proposti dall’esistente, rilevabili in modo concomitante alla produzione.
Questa ipotesi, su cui sembrano poter convergere, sia pure con modalità diverse, tutte le rappresentanze per affrontare la Rigenerazione Urbana, tuttavia, oltre a non cogliere appieno la questione inedita, che verte su un piano produttivistico (non etico) sull’Occupancy, di cui diremo, evoca alcune prospettive piuttosto trascurate, relative al Configuratore Computazionale, vale a dire alla Piattaforma Digitale su cui da tempo si ragiona all’Università degli Studi di Brescia.
In primo luogo, una visione prevalentemente rivolta agli elementi costruttivi e al sistema tecnologico, nell’ottica digitale implica una marcia di progressivo avvicinamento all’Automazione dei Percorsi Progettuali, di cui l’icona del bottone da premere è ormai classica, cammino che tende gradualmente al ridimensionamento dei Progettisti che non testimoni particolare inventiva.
Per gli iscritti all'American Institute of Architects l'Artificial Intelligence sta diventando strumento di lavoro progettuale e, allo stesso tempo, Google, e non WeWork stessa, appare come il principale competitore...
Secondariamente, la logica intrinseca all'Off Site è quella di accorciare la catena di fornitura, riducendo al minimo l'apporto dei Distributori e dei Costruttori, a favore dei Produttori.
Aderire incondizionatamente a questa formula potrebbe, infatti, per i Progettisti significare vedersi progressivamente marginalizzati, dato che, in definitiva, la definizione preventiva di regole di associazione tra entità e il successivo affinamento con lo sfruttamento statistico di serie storiche, consentirebbe un certo automatismo per la ottimizzazione delle scelte progettuali personalizzate.
Al contempo, il governo dei processi di manifattura in fabbrica e di assemblaggio in cantiere previa logistica regolata in tempo reale, instaurerebbe una relazione diretta tra il produttore, il cliente (committente o acquirente?) e il sito (comprendente i vincoli di carattere amministrativo del sito specifico).
È evidente che la via al recupero della produttività a cui si allude nel Futuro delle Costruzioni passa per una parziale sostituzione del lavoro intellettuale e di quello manuale con algoritmi e con dispositivi che sovrintendano ai processi progettuali e produttivi e tramite la soppressione di molti anelli nella catena del (dis-)valore che, tuttavia, sono massicciamente presidiati dagli operatori tradizionali.
A fronte di una polverizzazione assoluta del mercato, con tutte le gravi diseconomie che essa crea, come numero di transazioni e come dispersione della conoscenza, che cosa di meglio per alleviare le fatiche routinarie di professionisti e imprenditori che metterli sostanzialmente a riposo, conservandone solo le migliori espressioni, magari con il loro stesso plauso?
È curioso, perciò, assistere alla grande disponibilità nominale della filiera a sottoscrivere manifesti e decaloghi che, se attuati veramente, ne sancirebbero una parziale scomparsa o un notevole indebolimento.
Delle due, l'una: o il comparto, come d'abitudine riesce abilmente a disinnescare il cambiamento sostenendolo formalmente oppure veramente non ne ha misurato i portati e si appresta a subire la transizione, fiaccato dalla recessione.
Atteso che la transizione digitale riporti davvero in auge, almeno nell'edilizia residenziale, l'Off Site (gli edifici alti realizzati con strutture in legno o, addirittura, in acciaio sono, però, restate alla fase post-prototipale, essendo i committenti ritornati sui propri passi), il Configuratore che si trova nello sfondo della Summer School ha ben altre ambizioni.
Come si asseriva, la Rigenerazione Urbana, entro il paradigma della Smart City, non parla necessariamente il linguaggio dei Prefabbricatori digitalmente aggiornati e riveduti, bensì pone alcuni elementi risolutivi:
i) la creazione di valore per la filiera digitalizzata delle Costruzioni richiede, in ottica Lean, una profonda rimessa in discussione di molte (rendite di) posizioni, non escludendo la marginalizzazione di alcune tipologie di operatori, o, perlomeno, una loro drastica riconfigurazione;
ii) il core business del Settore potrebbe subire uno straordinario slittamento, passando dal «prodotto» al «servizio», dal «materiale» all’«immateriale», comportando una rideterminazione delle identità degli attori tradizionali;
iii) Occupancy, User Centrism, Service Provision, Social Outcome, sono le locuzioni utili a indicare che il cespite oggetto della Rigenerazione Urbana all’interno dell’orizzonte della Smart City sia una entità evolutiva, connessa, cognitiva, è un veicolo per supportare e per abilitare i Living Services, i nuovi servizi ad alto valore aggiunto che non potranno certo essere erogati dai soli operatori convenzionali.
Ecco, allora, che il futuro Comparatore Computazionale che si muove nel background, sia pure distante, della Summer School, ambisce a mettere in relazione elementi costruttivi digitali interattivi, entità funzionali spaziali digitalizzate reattive, flussi simulati proattivi, a proporre computazionalmente soluzioni progettuali formali e tecnologiche, da essere immediatamente valicabili immersivamente da utenti e da gestori prospettici e potenziali.
Sono, in effetti, i Living Services immaginati da Accenture a occupare il centro dell’eco-sistema digitale: health services, transportation, insurance, utilities and security companies, for example, evolve to match our increasingly liquid demands and expectations in a world where almost everything is digitized.
I servizi alla persona, in questo contesto, divengono l’analogo della configurazione unica, irripetibile, del sistema costruttivo, ma richiedono a quest’ultimo di piegarsi alle proprie ragioni poiché essi sono mutevoli, sono dinamici: quali morfologie, quali forme gli spazi e i componenti possono assumere? Possono opporsi a queste istanze, in quanto «fissi e immutabili», come nella migliore tradizione del pensiero architettonico? Possono simulare una de-formazione, sia pure statica? Serve un inedito linguaggio architettonico e urbano?
Una lettura dei Report relativi alla Level 2 Convergence del Centre for Digital Built Britain dovrebbe far capire alla Filiera delle Costruzioni Italiana che è forse tempo di immaginare una seria Strategia Industriale basata su alleanze tra attori eterogenei, storici e recenti, per la Rigenerazione Urbana, supportata da Configurator, Platform, Marketplace evoluti digitalmente, solo dopo, o contestualmente all’aver posto mano alla riconfigurazione profonda del Settore.
Il messaggio ultimo che si vorrebbe dare è che non si può pensare di rilanciare il comparto semplicemente ottimizzando colla Prefabbricazione i processi ideativi, produttivi e gestionali tradizionali, occorre inventare nuovi servizi a elevato valore aggiunto.
Si inizino a discutere criticamente gli scenari su Infrastructure & Urban Development proposti da World Economic Forum e Boston Consulting Group nel rapporto dal titolo Shaping the Future of Construction. Future Scenarios and Implications for the Industry. 
 

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