L’uso delle paratie in micropali, le cosiddette “berlinesi”, sta evolvendo per merito di nuovi materiali e macchinari, consentendo così la realizzazione di scavi profondi anche in ambienti urbani ristretti o a contatto con strutture edilizie o infrastrutture, di grande interesse e valore economico.
Le paratie dette “berlinesi” possono essere a carattere “definitivo”, quando con il solo rivestimento interno diventano un’opera di sostegno permanente, ma anche provvisionali, utili solo per lo scavo, nel caso che il contrasto definitivo alle spinte del terreno sia poi affidato al completamento delle strutture ipogee.
Allo stesso modo i tiranti che vengono posti in opera, per stabilizzare le paratie, potranno essere “definitivi” se realizzati in un suolo di cui la proprietà non ne chiede la successiva rimozione, o provvisionali se non possono permanere per la durata della vita della struttura poiché ubicate in un sottosuolo pubblico o di una privata proprietà che non intende cederne i diritti.
La progettazione delle paratie consiste quindi nel bilanciare in un modo adeguato la spinta del terreno e il suo stato di deformazione attraverso diversi fattori quali: l’inerzia della paratia, la sua lunghezza di infissione nel substrato oltre il piano di scavo, tipologia e tensione nei tiranti o puntoni.
L’applicazione combinata di queste forze consente di realizzare in divenire una struttura che soddisfa le nostre esigenze nella particolare situazione in cui si applica.
La struttura di sostegno di cui parliamo presenta alcune caratteristiche costruttive che la rendono perfetta per questi tipi di operazioni:
Le parti componenti della paratia sono generalmente le seguenti:
IMMAGINE 1: Parti componenti la paratia “berlinese”: 1. Micropali; 2. Cordolo testa-palo, 3. 1° ordine di tiranti; 4. 2° ordine di tiranti; 5. Seconda fase di scavo; 6. Infissione oltre il piano di scavo; 7. Lunghezza tirante aderente; 8. Guaina bentonitica; 9. Getto di controparete; 10. Platea di fondazione.
Spesso questo tipo di scavi fa si che si intercettino orizzonti acquiferi, oppure semplici vene d’acqua o perdite del sistema idrico/fognario nei dintorni del nostro sito; occorre quindi realizzare contro pareti in grado sopportare le spinte idrauliche e mantenere all’esterno degli edifici i liquidi.
Generalmente viene realizzata una nuova parete in c.a. previa posa di manto impermeabile di tipo bentonitico, da confinare tra getto e pali oppure, una controparte di maggior spessore in calcestruzzo additivato con sostanze impermeabili e che stanno riscontrando grande affidabilità.
A questo punto vorrei mostrare alcune realizzazioni eseguite con successo, ognuna delle quali aveva importanti problematiche ed ha richiesto una soluzione originale.
Scavo per la realizzazione delle fondazioni e i piani interrati di un edificio residenziale in un’area ridotta interclusa tra un edificio alto esistente, un importante manufatto idraulico e la presenza di un rilevato ferroviario; il cantiere si caratterizzava per l’impossibilità di eseguire su alcuni dei suoi fronti i classici tiranti precompressi.
Lo scavo sviluppato in aderenza di altri edifici o pesanti manufatti infrastrutturali interferisce con il bulbo delle pressioni sviluppato nel terreno da fondazioni dirette di tipo isolato; solitamente i tiranti precompressi servono a contenere le spinte laterali del bulbo che viene inciso. In questo caso si è dovuto ricorrere alla costruzione di puntoni a cavalletto che fungessero allo stesso scopo.
IMMAGINE 2: Testa precompressa del puntone usato in sostituzione dei tiranti.
IMMAGINE 3: Vista dei puntoni precaricati posti in opera.
Il secondo esempio di scavo confinato che porto alla vostra attenzione, riguarda un profondo sbancamento eseguito in un’area centrale in adiacenza con una trafficata strada comunale, che doveva essere mantenuta in piena efficienza e in condizioni di piena sicurezza, in questo caso la presenza di sorgenti nel substrato marnoso fratturato ha comportato scelte tecnologiche per sopportare le spinte dell’acqua e mantenere asciutto il costruendo edificio.
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