A che punto è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
A ICC 2022 INGENIO ha intervistato Gilberto Turati, professore ordinario di Scienza delle Finanze presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, il quale ha fatto il punto sul PNRR, esprimendo la propria opinione sull'importanza che può avere nelle riforme che servono per "far accelerare" il Paese e se esso sia negoziabile o meno. Ecco l'intervista completa.
PNRR rinegoziabile sono se si dimostrerà di essere in grado di portare a casa le riforme
In occasione delle ICC organizzate da aicap e CTE è intervenuto il prof. Gilberto Turati, ordinario di Scienza delle Finanze presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, per fare il punto sul PNRR. Lo abbiamo intervistato, ecco quello che ci ha riferito.
Andrea Dari:
Professore nella sua relazione ha evidenziato come il PNRR non sia semplicemente un investimento, quindi un'entrata per il nostro paese, in parte a fondo perduto, e in parte a prestito, ma c'è qualcosa di più...
Gilberto Turati:
È così! Nel senso che il PNRR è soprattutto, e c'è scritto proprio così negli obiettivi della Commissione, è un piano di riforme del paese.
Riforme di diverso tipo, riforme trasversali che riguardano, per esempio, la giustizia: uno dei grandi problemi che ha sempre avuto il Paese sono i tempi lunghi della giustizia. Ecco il PNRR serve anche per andare in questa direzione e cercare di ridurre, tramite nuove riforme, i tempi per la giustizia civile la giustizia penale la giustizia tributaria.
Poi ci sono riforme abilitanti. Per esempio la riforma del codice degli appalti che servono per sveltire le procedure e rendere più abile il paese a mettere a terra gli investimenti che poi costituiscono la seconda parte. Investimenti che hanno come obiettivo quello di accrescere il potenziale, cioè la capacità del paese non di crescere solo da un anno all'altro ma nel lungo periodo.
Andrea Dari:
In questo momento quando si parla di PNRR però si parla anche del problema di mettere a terra questi investimenti, perché vediamo che molte stazioni appaltanti fanno fatica a spendere quanto è stato previsto. Lei ci ha proiettato dei dati, li può ricordare?
Gilberto Turati:
I dati li ha ricordati l'ultima nota di aggiornamento al documento di Economia e Finanza. Si parlava di una previsione, di spendere circa 30 miliardi. In realtà per quest'anno riusciremo a spendere sulla base di nuovi aggiornamenti circa la metà, e questo è un problema atavico del nostro Paese, riuscire davvero a mettere a terra gli investimenti.
Le riforme abilitanti dovrebbero venire prima, proprio per questa ragione, proprio per facilitare la capacità dei singoli enti, dall'amministrazione centrale a soprattutto all'amministrazione dei locali, di mettere la terra dei progetti.
Andrea Dari:
Ingenio, come portale tecnico, ha maturato l’impressione che alcuni ritardi in fase progettuale, e soprattutto poi in fase realizzativa per il futuro, siano dovuti al fatto che i risultati previsti per le opere, in particolare i tempi di realizzazione, siano sono stati troppo ottimistici. Ci sarà secondo lei la possibilità e ci sono gli strumenti per poter rinegoziare almeno i tempi se non le quantità economiche di questo PNRR.
Gilberto Turati:
Dal punto di vista ufficiale la posizione della Commissione è quella che è il PNRR non sia negoziabile.
Certo poi ci sono, per esempio, le strozzature dell’offerta. Se non c’è quella capacità produttiva che ci consentirebbe di mettere a terra le opere inevitabilmente avremo un argomento che va a supporto di tutti quelli che si stanno aggiungendo come la crisi energetica, l’esplosione dell’inflazione…
Tutte queste vicende forse ci consentiranno di andare a rinegoziare il PNRR. Certo, una delle precondizioni per poter rinegoziare sarà quella di riuscire a fare davvero le riforme.
Quella è la prima parte sulla quale, se siamo in grado di mostrare che siamo stati bravi, allora poi ci sarà spazio per una possibile rinegoziazione.
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