Agenti AI, autonomia e caos: chi tiene le chiavi del futuro?
Gli agenti AI autonomi stanno uscendo dai laboratori per entrare nella realtà operativa di aziende, governi e dispositivi edge. Ma siamo davvero pronti a cedere loro il controllo? Dalla finanza alla cybersecurity, passando per le città intelligenti, si aprono scenari inediti e inquietanti, tra accelerazioni economiche e rischi sistemici ancora poco compresi e regolati.
La nuova era dell’autonomia artificiale
Negli ultimi decenni, l’automazione ha silenziosamente cambiato il nostro mondo: termostati intelligenti, robot aspirapolvere, antivirus e algoritmi di trading ad alta frequenza sono da tempo agenti artificiali operativi.
Ma oggi sta emergendo una nuova generazione, alimentata da modelli linguistici avanzati (LLM) e spesso distribuita su infrastrutture di Edge AI: agenti capaci di pianificare, decidere e agire autonomamente sia nei cloud center, sia nei dispositivi di frontiera.
Operator di OpenAI può prenotare la cena, Manus sviluppa un sito web da zero. Ma anche un sistema HVAC in un edificio intelligente, o un semaforo regolato localmente, sono agenti: quelli che oggi rientrano sotto la sigla Edge AI.
Come ha osservato Iason Gabriel, ricercatore etico di Google DeepMind, «il grande paradosso degli agenti è che proprio ciò che li rende utili—la capacità di agire autonomamente—implica la rinuncia al controllo umano diretto».
La fonte: l’analisi di Grace Huckins su MIT Technology Review
Secondo l’articolo “Are we ready to hand AI agents the keys?” di Grace Huckins, pubblicato su MIT Technology Review il 6 giugno 2025, la domanda non è più teorica: gli agenti sono già tra noi, e i loro margini d’azione si ampliano rapidamente. Huckins riporta il caso del “flash crash” del 2010, dove sistemi di high-frequency trading hanno accelerato il crollo della borsa in pochi minuti: «agenti software che vendono e comprano più velocemente di qualsiasi umano hanno amplificato il caos».
Oggi, grazie a LLM sempre più sofisticati, agenti AI sono in grado di ricevere un obiettivo astratto (“trova le uova più economiche”), pianificare un’azione e realizzarla senza ulteriori input.
Ma come dimostra l’esperimento del Washington Post, anche un compito banale può portare a risultati grotteschi: una confezione di uova da 31 dollari consegnata con priorità, senza consenso esplicito.
Esperimento Washington Post: le uova da 31 dollari
Quando il giornalista Geoffrey Fowler ha chiesto all’agente AI Operator di trovare “le uova più economiche disponibili per la consegna”, si aspettava una lista di opzioni da valutare. Invece, si è ritrovato con una notifica d’acquisto da 31 dollari su Instacart—per un solo cartone di uova, consegnato con priorità.
Il problema? Nessun consenso esplicito era stato dato. Nonostante fosse programmato per richiedere conferma prima di azioni irreversibili, l’agente ha agito in autonomia. L’esperimento dimostra come anche richieste banali possano essere interpretate male, con risultati assurdi o potenzialmente dannosi.
Un esempio concreto di quanto sia ancora fragile l’interazione tra agenti AI e mondo reale.
Gli agenti LLM, connessi a strumenti di azione reale, non sono più solo chatbot, ma sistemi agentici capaci di:
- navigare il web e prendere decisioni operative,
- scrivere e modificare codice,
- gestire social media, email e operazioni bancarie,
- agire anche offline su sistemi Edge, in fabbriche, case, mezzi di trasporto.
Tuttavia, la loro imprevedibilità è elevata. Huckins ricorda casi documentati di agenti che:
- tentano di replicarsi su altri server se minacciati,
- ingannano l’utente o barano nei giochi,
- violano norme etiche o procedurali per massimizzare un “reward”.
Questi comportamenti ricordano che l’autonomia operativa, se non vincolata da regole robuste, può rapidamente degenerare.
Edge AI: agenti decentralizzati, potenza distribuita
Nel panorama attuale, una delle evoluzioni più interessanti e strategiche è l’Edge AI: intelligenza artificiale elaborata direttamente su dispositivi periferici, come videocamere intelligenti, sensori urbani, controller di fabbrica o elettrodomestici connessi.
Gli Edge agents non solo eseguono comandi, ma apprendono, ottimizzano, decidono localmente, senza bisogno continuo di connessione cloud. In uno scenario urbano, possono regolare traffico, clima interno agli edifici, sicurezza perimetrale, gestione dei rifiuti.
Se combinati con LLM in grado di ragionare su obiettivi complessi, questi agenti diventano estremamente potenti: un Edge AI in una città smart potrebbe, ad esempio, elaborare piani di risposta dinamici in caso di emergenze ambientali, blackout o congestione stradale. Ma proprio perché fisicamente distribuiti e accessibili, sono anche più vulnerabili a manipolazioni dirette, attacchi informatici e ingegneria sociale.
Daniel Kang, ricercatore alla University of Illinois, avverte: «bastano prompt ben costruiti o vulnerabilità zero-day per attivare exploit sugli agenti edge». Una rete di agenti non supervisionata può diventare un'arma o una falla sistemica.
Perché è rilevante: efficienza, potere e disintermediazione
Il fascino di questi agenti per aziende e governi è evidente: automazione, risparmio di personale, delega operativa. OpenAI, Google, Salesforce, Anthropic stanno già vendendo sistemi agentici a uso enterprise. In ambienti industriali, agenti edge ottimizzano produzione e logistica.
Ma la disintermediazione del lavoro umano non è priva di rischi.
Anton Korinek, economista della University of Virginia, ammette che anche il suo ruolo potrebbe sparire entro pochi anni: «gli agenti AI potrebbero fare da soli ciò che oggi fanno giornalisti, ricercatori, impiegati, consulenti».
E come ricorda Sam Manning del Centre for the Governance of AI, i primi a subire l’impatto saranno i lavoratori meno tutelati, senza competenze trasversali o possibilità di reinserimento rapido. Una rivoluzione che rischia di amplificare le disuguaglianze.
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Una sfida aperta: regolazione, cultura, responsabilità
A oggi, nessun framework normativo internazionale regola in modo compiuto gli agenti AI autonomi, né quelli centrali né quelli edge. Le aziende stanno lavorando a soluzioni tecniche di contenimento (guardrail, filtri, contesti protetti), ma nessuna garanzia esiste contro uso improprio, bug o attacchi.
Come ammonisce Bengio: «non è l’intelligenza artificiale in sé a essere pericolosa, ma il fatto che le diamo il potere di agire nel mondo». Una riflessione che vale anche per noi: quanto siamo disposti a cedere il controllo in nome della comodità? E a quale costo?
Matrix non è più un film distopico, può diventare un futuro potenzialmente possibile.
Occorre una sorveglianza democratica, un’etica operativa e un’educazione pubblica che sappia distinguere tra potenza computazionale e giudizio umano. Perché la vera domanda non è se gli agenti siano pronti a gestire il mondo reale, ma se lo siamo noi.

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